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Corriere - Dopo le tensioni il premier chiede l'applauso per Letizia

INTERNI Dopo le tensioni il premier chiede l'applauso per Letizia ROMA - "Questa volta è andata liscia", commenta un ministro lasciando Palazzo Chigi. Anzi è finita co...

02/02/2002
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Corriere della sera

INTERNI
Dopo le tensioni il premier chiede l'applauso per Letizia

ROMA - "Questa volta è andata liscia", commenta un ministro lasciando Palazzo Chigi. Anzi è finita con il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi che "chiamava" l'applauso per Letizia Moratti. Naturalmente tutti hanno battuto le mani: compresi i centristi Rocco Buttiglione e Carlo Giovanardi, che più di tutti gli altri, due settimane fa, avevano contribuito a rinviare il varo della riforma. Lo stesso Berlusconi ha ammesso che "c'erano delle remore" e che alla fine "sono state recepite", perché Letizia Moratti "con l'intuito e la saggezza della buona madre di famiglia" è riuscita a trovare una soluzione, "che soddisfa in pieno tutti i partiti". In realtà il compito più difficile era convincere il ministro dell'Economia Giulio Tremonti a ritirare le obiezioni sulla copertura finanziaria dell'intera operazione. Nelle scorse settimane Tremonti aveva più volte fatto notare che lo schema preparato dalla Moratti era accompagnato da una relazione tecnica insufficiente: le voci di spesa non erano quantificate, in particolare non erano indicate le risorse con cui sostenere gli ambiziosi piani di aggiornamento per i docenti. Tremonti, quindi, aveva fatto questa proposta-ragionamento: non mandiamo in Parlamento un disegno di legge praticamente "al buio", cioè senza avere idea delle spese da sostenere nei prossimi anni; chiediamo, invece, una delega a Camera e Senato, con cui gestire i tempi di attuazione delle norme, in ragione delle disponibilità finanziarie. Proposta accolta. Ieri la Moratti si è presentata in Consiglio con un provvedimento "chiavi in mano", sotto forma di legge delega, in verità molto dettagliata, e con le correzioni sulle "primine" avanzate dai centristi. In cambio, però, il ministro della Pubblica Istruzione ha chiesto una sorta di impegno pubblico e formale al presidente del Consiglio. Risultato: è stato lo stesso Berlusconi a confermare, anche in conferenza stampa, che per la scuola sono stanziati circa 19 mila miliardi di lire (oltre 9 miliardi 800 milioni di euro) per il periodo 2003-2007. Il punto, però, è che quei fondi non sono destinati alle nuove esigenze suscitate dalla riforma. Si vedrà: ora la Moratti ha tempo 90 giorni per preparare un piano finanziario articolato. Poi toccherà a Tremonti indicare, anno per anno, le disponibilità di bilancio da cui partire. Per il momento sono state definite solo poche cifre, per "coprire" gli extra collegati alle "primine" (bambini a scuola a 5 anni) 12 milioni di euro per il 2002, 45 milioni per il 2003, 66 per il 2004.
Superato l'esame del Consiglio dei ministri, il provvedimento passa ora alla Camera e al Senato, dove verrà accolta da qualche malumore. Il capogruppo dei deputati del Ccd-Cdu, Luca Volontè, pur apprezzando "il testo della riforma", considera "la decisione del governo di utilizzare lo strumento della delega come un torto fatto al Parlamento". Secondo Volontè "ora si impone il duplice dovere di dare una spiegazione corretta della riforma e di ricercare un più vasto consenso tra i parlamentari e nel Paese. Per questo sarebbe stato meglio non ricorrere alla delega".


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