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Corriere delle Alpi-La scuola pubblica, la scuola di tutti

La scuola pubblica, la scuola di tutti Il 16 settembre comincia in Veneto un nuovo anno scolastico e sarà un anno importante per il futuro della scuola pubblica. Fra i vari problemi da richiamar...

13/09/2002
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Corriere delle Alpi

La scuola pubblica, la scuola di tutti

Il 16 settembre comincia in Veneto un nuovo anno scolastico e sarà un anno importante per il futuro della scuola pubblica. Fra i vari problemi da richiamare all'attenzione dell'opinione pubblica ce ne sono alcuni di notevole importanza.
Buono scuola. Il 6 ottobre tutti i cittadini del Veneto saranno chiamati alle urne per esprimersi con un referendum sull'istituzione del "buono scuola". Il Consiglio Regionale del Veneto ha approvato la legge n.1 del 19 gennaio 2001 che prevede la corresponsione di buoni scuola alle famiglie residenti nel Veneto. In realtà, nel 2001 sono stati assegnati 15.114 buoni scuola a studenti della scuola privata (pari al 98%) e solo 247 a studenti della scuola pubblica (pari all'1.6%). La delibera della regione Veneto fissava a lire 300.000 la spesa minima rimborsabile ed esclusivamente per tasse, rette, contributi da' iscrizione e di funzionamento. Dato che quasi nessuna scuola pubblica supera quel limite, la Regione ha erogato 17 miliardi e mezzo a chi ha scelto la scuola privata e ha riservato solo 180 milioni a chi ha scelto la scuola pubblica. Nei fatti il buono scuola è un finanziamento alla scuola privata e contrasta con l'art. 33 della Costituzione: "... Enti privati hanno diritto a istituire scuole e istituti di educazione senza oneri per lo Stato". Occorre quindi andare a votare SI all'abrogazione di questa legge ingiusta.
Contratto. Il contratto dei lavoratori della scuola è scaduto il 31 dicembre 2001; ad oggi non si è aperta la trattativa per il rinnovo. Berlusconi e Moratti si sono impegnati a investire nella scuola pubblica, compreso il contratto, dai 14.000 ai 19.000 miliardi di lire in cinque anni. Per ora non si è visto nulla, solo tagli agli organici (36.000 posti in meno tra i docenti e nessuna immissione in ruolo, 18.000 tra il personale ATA).
Finanziaria 2003. Si profilano ulteriori tagli e una forte riduzione della spesa per la scuola, fra le più basse in Europa in rapporto al PIL. Desta preoccupazione l'elenco di 2000 scuole che, secondo il Ministero, hanno un rapporto professori/studenti inferiore a 9.5; in provincia di Belluno 15 scuole su 49 sono sotto questo parametro che non tiene conto della realtà territoriale e della complessità di alcuni istituti tecnici e professionali. Gli sprechi vanno combattuti, ma qui si vuole tagliare il diritto allo studio di chi vive in zone di montagna.
Riforma. Il primo atto del Governo è stato quello di bloccare la "riforma Berlinguer" che, pur con alcune contraddizioni, prevedeva un cambiamento complessivo del nostro sistema scolastico. Il Governo ha chiesto la legge delega per una "nuova" riforma, impedendo così una discussione approfondita tra tutte le componenti del mondo delle scuola. Attualmente la legge delega è bloccata nella discussione parlamentare e il Ministro Moratti, non trovando di meglio, si è inventato, a fine luglio, la sperimentazione in 100 scuole materne ed elementari. All'inizio del nuovo anno scolastico non si sa con certezza quali scuole avvieranno la sperimentazione e, soprattutto, con quali risorse. Il Ministro ha annunciato che i direttori didattici hanno aderito alla sperimentazione; in realtà, per legge, a decidere sulla attuazione della sperimentazione è il collegio dei docenti delle singole scuole. Il direttore didattico non può fare altro che esprimere una disponibilità di massima. Nel merito della proposta gli insegnanti sono contrari all'idea di tornare al maestro unico perché il team di tre insegnanti su due classi e il lavoro di gruppo hanno elevato la qualità della formazione. Una modifica di questo tipo diventa solo un modo per risparmiare tagliando risorse economiche e professionali.
Sciopero. La scuola pubblica nel nostro Paese è un patrimonio di tutti i cittadini, perciò le politiche di privatizzazione e dequalificazione sono inaccettabili. La scuola che vogliamo è di qualità, riformata, pubblica, per tutti. Per questo a ottobre occorre che anche dal personale delle scuole venga una risposta di grande adesione allo sciopero generale che la CGIL proclamerà nel direttivo nazionale del 21 settembre..
Francesco Corigliano segretario provinciale della Cgil scuola


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