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Corriere-Bocciata la grammatica di Stato

Per i giuristi ascoltati al Senato è incostituzionale imporre regole linguistiche alla società Bocciata la grammatica di Stato "Un intervento sul modo di parlare della società civile sar...

28/02/2003
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Corriere della sera

Per i giuristi ascoltati al Senato è incostituzionale imporre regole linguistiche alla società

Bocciata la grammatica di Stato

"Un intervento sul modo di parlare della società civile sarebbe aberrante e inapplicabile: i modelli culturali e scientifici non s'impongono dall'alto. Lo dice l'articolo 33 della Costituzione". Michele Ainis, ordinario di Diritto pubblico a Teramo, sentito ieri al Senato, boccia l'"italiano di Stato", la lingua "ufficiale" che si potrebbe configurare con l'istituzione del Consiglio superiore della lingua italiana, ora in commissione a Palazzo Madama. Dopo le audizioni di due settimane fa dei linguisti (fautori del Consiglio che nasce per tutelare l'italiano e contrastare lo strapotere dell'inglese, ma contrari a grammatiche e dizionari "ufficiali") ieri è stata la volta dei giuristi. Secondo Ainis, imporre dall'alto un modello di lingua, per quanto "buona", "semplice ed efficace" (così il disegno di legge) o eliminare, ad esempio, "ke" e "x" (al posto di "che" e "per") dai messaggini dei cellulari, oltre ad essere praticamente impossibile, sarebbe contrario alla Costituzione: "Lo Stato non può dire proprio nulla su come i cittadini parlano o scrivono. Chi non si adegua, poi, come viene "punito"?". E prosegue: "Siano le istituzioni piuttosto a porgersi con parole più semplici e dirette. Gioverebbe enormemente al rapporto coi cittadini. E, poi, il Consiglio della lingua dovrebbe essere un organismo puramente tecnico, consultivo, non politico come previsto dall'attuale testo (dovrebbe essere infatti presieduto dal Presidente del Consiglio dei ministri e composto, fra gli altri, dai titolari di Istruzione e Cultura, ndr )".
Stessa linea per Rodolfo Pagano, coordinatore della scuola di scienza e tecnica della legislazione all'Isle (Istituto studi legislativi), che si occupa della formazione dei politici all'"arte di preparare le leggi": "Suggerisco che il Consiglio superiore della lingua italiana sia piuttosto un organo di consulenza che elabori orientamenti e proposte per il Governo ma anche per il Parlamento".
Il nuovo ente potrebbe, ad esempio, intervenire sulla lingua delle Pubbliche amministrazioni. Anche se un esperto in questo campo, Alfredo Fioritto, che per i burocrati ha scritto un manuale di stile (edito dal Mulino), non ne è convinto: "Non mi sembra che, così com'è concepito, il Consiglio possa essere utile. La semplificazione del linguaggio delle amministrazioni si ottiene attraverso la formazione con strumenti più snelli, i manuali, ma anche con premi come il "Chiaro!" istituito dalla Funzione pubblica proprio per favorire un linguaggio amministrativo più accessibile".
Damiano Fedeli


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