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Corriere: Assenteismo, la Corte dei Conti indaga sul professor M.

Il caso segnalato sul «Corriere». L'inchiesta aperta per «danno da disservizio» nei confronti di studenti e genitori

05/12/2006
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Corriere della sera

MILANO — Il professore che si assenta troppo spesso dalle lezioni non danneggia solo economicamente l'amministrazione scolastica costretta a sostituirlo pagando supplenti sempre diversi. Pregiudica soprattutto la qualità del servizio pubblico reso dalla scuola e, di conseguenza, danneggia gli studenti e i loro genitori che ricevono una prestazione culturale ed educativa scadente. È sulla base di questo ragionamento che la Procura della Corte dei Conti della Lombardia ha aperto un'inchiesta per danno «da disservizio» nei confronti di un insegnante di Milano che da anni «marina» la scuola servendosi dei pretesti più fantasiosi.
Il caso era stato segnalato da Pietro Ichino sul Corriere della Sera a metà ottobre. Da quell'articolo è partita l'inchiesta (che tecnicamente si chiama vertenza) della Procura contabile lombarda. Sulla scrivania di un magistrato c'è ora un corposo fascicolo che contiene l'intera storia amministrativa della vicenda, le denunce di genitori e studenti e le testimonianze dei colleghi insegnati.
Il professorM. insegna materie giuridiche in un istituto tecnico milanese, ma i suoi interessi sono altrove.
Sembra, infatti, che lavori da libero professionista in Calabria, cosa peraltro consentita su autorizzazione della scuola. Il punto è, come sottolineava Ichino, che da anni viene a scuola solo quando gli pare e anche quando ci viene non insegna nulla.
Lo certificano le relazioni di due ispezioni ministeriali acquisite come prova dalla Procura. La prima, nel 2005, segnalava che il professor M. ha fatto un «numero elevatissimo di assenze» collocate in modo strategico «soprattutto in determinati periodi dell'anno», come durante gli scrutini, prima o dopo le festività, ma mai nel periodo in cui le lezioni erano sospese per le vacanze. La conseguenza di quell'accertamento fu che il professor M. fu sospeso per 15 giorni dall'insegnamento. Una misura disciplinare abbastanza grave che non sembra aver scalfito il comportamento del docente il quale piuttosto ha dimostrato quanto quest'arma sia spuntata se chi viene colpito se ne infischia della sanzione morale che essa rappresenta di fronte a colleghi e studenti.
La successiva ispezione, quest'anno, accerta anche che il professor M. si è assentato per un periodo pari al 40% delle ore di lezione, cadendo malato fatalmente quando era a casa sua al Sud. Oltre all'assenteismo, le proteste dei genitori e degli alunni si estendevano anche alla qualità dell'insegnamento. Il professore, oltretutto, viene accusato di non conoscere a sufficienza la materia che insegna.
A testimoniare la scarsa efficacia delle misure disciplinari è la lettera di un'ispettrice del ministero della Pubblica Istruzione spedita al Corriere
dopo l'articolo di Pietro Ichino. L'ispettrice, dopo aver sostenuto che quello del professor M. «non è un episodio isolato», segnalava di essersi trovata nella sua lunga carriera di fronte a molti casi analoghi, ma anche che «ogni volta che concludevo l'indagine ispettiva con la richiesta di provvedimenti il più possibile coerenti», scriveva di «non ricordare una sola occasione nella quale siano stati assunti, da parte dei soggetti competenti, quelli proposti». Anzi, spesso la conseguenza era una nuova indagine che finiva per annacquare i risultati della prima.
Ora il professor M. (Ichino ha chiesto che sia licenziato anche per far risparmiare all'erario i 42mila euro l'anno del suo stipendio) se la dovrà vedere con la Procura presso la Corte dei Conti della Lombardia che dovrà determinare l'esatto importo del danno subito dallo Stato.

gguastella@corriere.it


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