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«Concorso straordinario, la mia compagna e io esclusi per colpa del Covid»

La storia di due docenti che non hanno potuto sostenere perché in quarantena: «Io sono finito in ospedale, lei in isolamento e così, come migliaia di altri precari, abbiamo mancato la nostra grande occasione»

05/12/2020
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Corriere della sera

Simone Colombero e Cecilia Buonsanto

Siamo due insegnanti precari, ormai da sei anni. Viviamo a Torino e abbiamo una bimba di due anni. Insegniamo matematica e scienze alla secondaria di primo grado (le «medie»): io in una scuola della cintura, la mia compagna in centro. È un lavoro che ci appassiona moltissimo e che ci dà grandi soddisfazioni. Nel corso di questi anni abbiamo svolto moltissimi corsi di aggiornamento oltre a partecipare a workshop e progetti territoriali e nazionali di grande respiro, per esempio con i progetti Riconnessioni e Stem-lab, preparandoci ad affrontare in classe con i ragazzi non solo gli argomenti curricolari ma cercando di fornire loro le competenze necessarie per affrontare il processo formativo che dura tutta la vita. Il tutto ovviamente avendo sempre al centro la persona, i ragazzi, il loro mondo e le loro necessità, le loro difficoltà. Sono stati anni ricchissimi di soddisfazioni.

Finalmente quest’anno il Ministero ha bandito un concorso che prometteva la nostra stabilizzazione, dedicato a quei docenti che avevano almeno tre anni alle spalle e che permetteva di ottenere il ruolo oppure, raggiunto un certo punteggio, almeno l’abilitazione all’insegnamento. Infatti, nonostante il nostro percorso di studi (abbiamo entrambi un dottorato di ricerca), la formazione di carattere psicopedagogica, educativa e didattica che abbiamo svolto e soprattutto nonostante l’esperienza maturata sul campo, ancora nessuno certifica la nostra abilitazione ad insegnare. Le date del concorso? Dal 22 ottobre al 16 novembre, in modo da spalmare le diverse materie di insegnamento in giornate diverse. Le sedi, sparse anche quelle sul territorio delle diverse regioni.

Noi siamo stati assegnati ad un’aula di un ITI di Biella, il 4 novembre. Quest’anno quindi, dopo aver affrontato le difficoltà della didattica a distanza e il lockdown di marzo, abbiamo iniziato con una marcia in più, spaventati per il possibile contagio ma fiduciosi nel futuro, nella possibilità di entrare di ruolo. Certo, il rientro a scuola è stato difficile, avvenuto in grande ritardo per via delle nuove graduatorie che hanno impegnato e stanno ancora impegnando i provveditori e i presidi e poi per via delle misure anti-covid che in classe sono stringenti e hanno obbligato a svolgere la didattica in modo molto diverso, aumentando distanza e distacco. Tuttavia è stato possibile iniziare a svolgere belle attività con in ragazzi e rimodulare tutto con l’uso di tecnologie e con creatività. Nel frattempo io e la mia compagna siamo andati avanti nella vita di tutti i giorni, bimba al nido, corri da una parte, corri dall’altra, abbiamo escluso qualunque altra attività per limitare i contagi. Palestra, calcetto, piscina, uscite con gli amici sono stati aboliti e abbiamo continuato la nostra preparazione per il concorso. Tra libri, appunti e corsi on-line la spesa per la nostra famiglia si è aggirata intorno ai 750€, non poco per due stipendi da insegnanti. Lo studio è stato svolto come tutti, a tutte le ore lasciate libere dal lavoro e dalla cura per la bimba, alternandoci. Attorno a noi, nelle nostre scuole, a partire da fine settembre, cioè due settimane dopo l’inizio delle lezioni, molti alunni iniziavano ad ammalarsi e molte classi entravano in quarantena. Abbiamo sempre sperato che non toccasse a noi, non ora, non quando eravamo ad un passo dalla fine del nostro precariato.

Ma poi è arrivato il 16 ottobre, giorno in cui ho iniziato ad avvertire i primi sintomi, tosse secca, febbre e dolori vari di tipo influenzale. Ho subito avvisato la mia dottoressa e mi sono isolato in casa e così la mia famiglia. Nei giorni successivi anche l’olfatto è scomparso e mentre aspettavo che l’ASL mi contattasse i miei sintomi sono peggiorati, fino a che 10 giorni dopo sono andato al pronto soccorso. Lì mi hanno fatto il tampone e ricoverato per alcuni giorni somministrandomi cortisone e eparina. Sono risultato positivo e così pure mia figlia (per fortuna asintomatica) mentre la mia compagna è negativa. Lei quindi, come contatto stretto, è entrata in quarantena fino alla certificazione della nostra guarigione. Quando sono tornato a casa, dopo quattro giorni di ospedale, i miei sintomi erano migliorati, ma la situazione in casa era molto delicata.

Il nostro concorso è andato perso perché tutti e tre siamo ad oggi ancora in quarantena. Il giorno del nostro scritto era il 4 novembre, proprio l’ultimo giorno prima della sospensione di tutti i concorsi, bloccati per via del peggioramento dell’andamento epidemiologico. Io sono grato al ministero che dimostra di avere a cuore la sorte di noi precari e sta cercando di stabilizzare chi in questi anni si è impegnato per mantenere e sostenere la formazione dei nostri ragazzi. I docenti precari in Italia sono quasi 200.000 (duecentomila). Questo concorso, ne avrebbe stabilizzati 32.000. Eravamo in 70.000 iscritti. Le stime parlano di un 10% di candidati che non hanno potuto partecipare al concorso perché esclusi forzatamente a causa di quarantene o di isolamenti o, come me, perché malati di COVID.

Considerando che la maggior parte delle prove sono già state svolte, diverse migliaia di docenti potrebbero aver perso la loro occasione di stabilità. Per quanto riguarda noi, entrambi precari, con una bimba di due anni speravamo di stabilizzare il nostro nucleo famigliare e di creare un’occasione di crescita per noi, comprare casa, progettare un futuro in modo più sereno, entrare a far parte in modo più attivo nella comunità, sia dal punto di vista economico che sociale. Non siamo interessati alle elemosine, non siamo eroi, non siamo poverini. Vogliamo vivere la nostra vita con dignità, con i nostri mezzi e il nostro lavoro. Vogliamo fare il concorso. Per questo chiediamo al ministero che, attento alle nostre problematiche e in considerazione delle ricadute che può avere essere esclusi in questo modo, perfezioni ulteriormente il sistema di reclutamento che è stato finalmente avviato, permettendoci di ottenere abilitazione e ruolo e riconoscendo i nostri sforzi e il lavoro svolto in questi anni.


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