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Città di Salerno-La rabbia di Starnone tra silenzi di sinistra e rozzezze morattiane

La rabbia di Starnone tra silenzi di sinistra e rozzezze morattiane L'autore napoletano radiografa l'istruzione e i movimenti giovanili di Fabiola Paterniti "La scuola proposta da questo Gov...

17/01/2003
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La Città di Salerno

La rabbia di Starnone tra silenzi di sinistra e rozzezze morattiane
L'autore napoletano radiografa l'istruzione e i movimenti giovanili

di Fabiola Paterniti

"La scuola proposta da questo Governo non si pone affatto il problema di migliorare la qualità dell'istruzione". Domenico Starnone (foto), scrittore, sceneggiatore ed ex insegnante di lettere, censura così la riforma Moratti e non risparmia critiche al "silenzio di aree cospicue del centrosinistra". Ha insegnato per trent'anni nelle scuole pubbliche e da questa lunga esperienza ne ha tratto la trama di tre dei suoi libri:''Ex cattedra'' (1987), ''Fuori registro'' (1992), ''Solo se interrogato'' (1995). Sono storie di studenti e professori vissute tra i banchi di scuola, vicende che potrebbero anche non avere riferimenti spazio temporali. Perchè, a tanti anni di distanza dalla loro pubblicazione, riescono a rappresentare ancora le classi e i ragazzi d'oggi. Si tratta di quelle cronache scolastiche, piene d'ironia ed amarezza, che non invecchiano mai. Insomma il vincitore del Premio Strega 2001 per il romanzo ''Via Gemito'', ancor prima di diventare scrittore, si è confrontato con il sistema scolastico, con i suoi errori e con i suoi protagonisti. E la sua penna ha messo in evidenza le problematiche del mondo della scuola anche sulle pagine di diversi quotidiani nazionali. Lei ha insegnato per trent'anni lettere, dunque, conosce bene il funzionamento e i programmi delle scuole pubbliche. Cosa pensa della riforma Moratti? La scuola pubblica è a un bivio. O imbocca la strada dell'istruzione qualitativamente alta per tutti o viene risospinta verso la sua secolare funzione di setaccio classista. In mezzo c'è solo la paludosa scuola attuale, che, fatte salve le isole felici dovute all'operato di singoli insegnanti volenterosi, scontenta tutti i gruppi sociali, quelli in cima alla piramide e quelli in fondo. La Moratti ha imboccato la seconda strada, tra l'altro con qualche rozzezza. La sua scuola non si pone affatto il problema di migliorare la qualità dell'istruzione, nemmeno per i figli dei cittadini di serie A. Il suo obiettivo primario è l'avviamento precoce al lavoro dei figli dei cittadini di serie B. La finanziaria per il 2003 ha tagliato i fondi alla ricerca e alla scuola pubblica, ma ha concesso agevolazioni alle scuole private. Crede che sia stata una scelta giusta? E' soprattutto una scelta significativa. Il centrodestra onora i suoi debiti elettorali ricorrendo al danaro pubblico. Col silenzio di aree cospicue del centrosinistra, va detto, che avevano già sperimentato in proprio baratti elettorali con la chiesa e le scuole cattoliche. Quale futuro si prospetta per la scuola pubblica? Se non si migliora in fretta la condizione culturale ed economica degli insegnanti e se non si porta il servizio a livelli medio alti per tutti, l'istruzione si trasformerà presto in affare, in merce costosa, e di conseguenza la scuola pubblica diventerà area di intrattenimento per i figli degli extracomunitari e dei bianchi poveri. Il problema è che una vera riforma della scuola richiede moltissimo danaro e un radicale mutamento nella gerarchia delle priorità politiche e della finanza pubblica. C'è all'orizzonte un governo capace di operare così coraggiosamente? Crede che queste scelte politiche possano condizionare la nostra società? Abbandonare l'ipotesi di assicurare a tutti i cittadini un buon livello di istruzione significa innanzitutto scegliere la strada dell'impoverimento complessivo del paese. Ma significa anche rinunciare alla possibilità di una vera democrazia. Il grado di istruzione dei cittadini è proporzionale al grado di robustezza della democrazia. Una comunità diffusamente acculturata sa cosa vuole dai suoi rappresentanti politici, sa selezionarli, controllarli, cambiarli. Più basso è il grado di istruzione, più facile è oggi trasformare i cittadini in fans. Negli ultimi vent'anni il mondo della scuola è cambiato? E i giovani? Certo che il mondo della scuola è cambiato, ma non tanto da renderlo irriconoscibile a un insegnante che vi avesse lavorato, mettiamo, all'inizio del secolo scorso. I suoi spazi, la scansione del tempo, molti suoi riti, le stesse modalità dell'insegnamento hanno subito poche modificazioni. è la brutalità della selezione di classe che si è andata attenuando. Ed è il rapporto tra insegnanti e studenti che è molto cambiato, tra l'altro in meglio. Invece niente o quasi niente si è fatto per risolvere i problemi dell'istruzione di massa come già si profilavano ai primi del 900, per trasformare la quantità in qualità. Quanto ai ragazzi sentono la scuola come noiosa, estranea, inefficace. Il problema è che la società adulta ha rovesciato su di loro un1ondata di mutamenti tecnologici che gli stessi adulti non sanno governare. Occorrerebbe una scuola capace di conoscere a fondo gli effetti di quell'ondata, e metterli a frutto o, se necessario, neutralizzarli. Ma le percezioni, le rappresentazioni, i comportamenti sono cambiati così in fretta che gli adulti sono più disorientati dei giovani. Sappiamo solo dire, come fanno gli anziani a ogni cambio di generazione: i giovani non sanno più esprimersi, non sanno più ragionare, sembrano lobotomizzati. Le nuove generazioni, generalmente, vengono considerate disimpegnate e superficiali, ma il movimento no global sembra smentire questo luogo comune. Cosa ne pensa? Abbiamo la tendenza a parlare per grandi categorie: i giovani, gli insegnanti, le donne eccetera. Naturalmente ci sono giovani e giovani, come sempre. Ci sono giovani impegnati, colti, attivi, allenati a pensare veramente; e giovani più passivi, più aderenti ai costumi dominanti, spesso aggrappati al salvagente delle frasi fatte, le stesse dei loro genitori. Ogni generazione del resto ha la sua punta d'iceberg ed è quella che in prospettiva le dà un'identità. I ragazzi no global oggi sono la parte migliore della nostra gioventù. Pensa che uno scrittore possa o debba intervenire nelle scelte dell'attuale classe politica? Sì, ma naturalmente nei limiti della condizione dello scrittore oggi. La sua figura ha perso prestigio. Nell'era della spettacolarizzazione assoluta lo scrittore è stato ampiamente surclassato dalla star. La voce di un cantante di successo o di un divo del cinema o della tv ha più peso di quella di un romanziere. Non c'è da lamentarsene, l'essenziale è conoscere il proprio raggio d'azione.


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