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Che fare nel fortino?-di Vittorio Delmoro

Che fare nel fortino? Vittorio Delmoro (insegnante sc. elem. Mondavio '#8211; PS) Raffaele Josa ci ha invitati tutti quanti a tornare alla didattica. Noi ci abbiamo provato, per un anno: non ...

21/04/2003
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Che fare nel fortino?

Vittorio Delmoro (insegnante sc. elem. Mondavio '#8211; PS)

Raffaele Josa ci ha invitati tutti quanti a tornare alla didattica.

Noi ci abbiamo provato, per un anno: non ci siamo riusciti.

I fatti: il Provveditore (quando comandava) ci ha tolto un insegnante, riducendo il nostro organico da dieci a nove; in effetti l'ha tolto all'organico dell'Istituto, ma il nostro capo ha pensato bene di infliggere anche a noi l'onere. Pertanto per un intero anno abbiamo avuto mezzo insegnante in meno. Abbiamo tentato di fronteggiare l'emergenza con tutte le possibilità offerte dall'autonomia e dai rapporti extrascolastici : qualche ora recuperata da un paio di professori di scuola media (orario a disposizione), qualche ora da un insegnante esterno pagato dal comune, qualche ora dalle nostre contemporaneità, ' Alla fine ci pareva di avere riottenuto tutto l'orario (40 ore settimanali). Pia illusione!

I professori di scuola media, oltre ad essere molto cagionevoli di salute, si stancarono presto; l'insegnante comunale si sdoppiò, le supplenze dovettero essere coperte dalle residue contemporaneità. Risultato: in certi momenti contammo anche 21 insegnanti complessivi (dei nove di partenza).

I nostri alunni, abituati fino ad allora alle facce di 4 insegnanti (uno prevalente, due di completamento e la specialista di inglese), si trovarono di fronte ad un vorticoso ricambio: sostegno, insegnante part-time, professore di scuola media, insegnante del comune, supplente temporaneo, '

Sembravano diventati tutti cavalli pazzi, senza regole, senza una strada, senza un riferimento.

I nostri incontri settimanali di programmazione erano ridotti ad ingegneria organizzativa, per collocare ogni persona al posto giusto, a coprire i buchi, a turare le falle.

Per fortuna le cose più interessanti e piacevoli per i nostri alunni erano garantite dall'intervento di due specialisti esterni (altre facce, altri metodi) che li conducevano attraverso i territori del teatro; noi interni eravamo presi da faccende più concrete.

Le nostre ore di contemporaneità sono state quasi interamente destinate a tappare i buchi; io per esempio non ho potuto realizzare (per la prima volta in vent'anni) neppure un audiovisivo, neppure un cartone animato.

È stato un anno da dimenticare e solo per un taglio di mezzo insegnante!

Quel che è peggio è però la decisione con cui siamo usciti da quell'incubo : mai più così!

Vale a dire che il prossimo taglio (se ci sarà, ma combatteremo) verrà pagato con meno orario, cioè diminuirà il tempo scuola, sarà tagliato un pezzo (una classe, ') di tempo pieno.

Alla didattica, dunque, non si riesce proprio a tornare, quando ti tagliano le risorse indispensabili.

Per questo ogni riduzione d'organico non giustificata da riduzione delle classi va combattuta con ogni mezzo, persino i blocchi stradali, gli scioperi bianchi, l'assalto ai palazzi.

Con tutto il resto invece si può convivere, anzi si possono costruire le zone liberate e i fortini di resistenza.

Prendiamo il taglio dei fondi (per l'autonomia, per il funzionamento, per l'aggiornamento, '); da anni ormai coinvolgiamo l'ente locale e i genitori a collaborare per fornire alla scuola i soldi che le permettano di confermare (aumentare) l'offerta formativa; non ci spaventa questo ricorso ad un privato che vive la scuola come propria e noi insegnanti come una risorsa.

Prendiamo le brutture della controriforma morattiana; credete forse che non riusciremo ad adattare le velleità del Portfolio in un documento di vero spessore documentale, scevro dalla burocratizzazione delle scartoffie? Pensate che non saremo capaci di adottare Piani Personalizzati di Studio in una maniera molto più simile alla attuale individualizzazione, che ai desiderata del pedagogista di corte? Ci spaventeranno forse i pargoli cinquenni inopinatamente forzati ai banchi elementari? Non avremo la forza di rispondere compatti al dirigente in cerca di tutor, NO GRAZIE? Non sapremo rispondere ai famosi ispettori INVALSI che da noi non alberga la cultura della selezione?

Ma certo che fra noi esistono le competenze e la determinazione a fare tutto questo! Basta farlo!

La controriforma è impregnata di efficientismo e di risparmio dei tempi (e dei costi)? Noi ci lasciamo andare alla distensione, senza ansie programmatorie, senza valutazioni pressanti; abbiamo cinque anni di tempo, meglio prendersela calma.

La controriforma indirizza alla personalizzazione dei percorsi? Noi diamo invece spazio alla comunità, alla contaminazione, all'intreccio di percorsi differenziati, ma con un fine generale; percorsi in cui diversi siamo tutti, ma anche uguali nei diritti e nelle opportunità.

La controriforma vuole dividerci nei ruoli e nelle mansioni? Noi ci unifichiamo nei ruoli educativi e nelle mansioni apprenditive; il team è il nucleo minimo (tre, quattro, cinque insegnanti), il collegio di plesso è l'assemblea decisionale della scuola, l'interclasse ne è la gestione; nessuno occupa un ruolo preminente, né separato.

La controriforma mira a disgregare il tessuto scolastico, offrendo alle famiglie la possibilità di esternalizzare alcuni apprendimenti? Noi cercheremo di convincere le famiglie (coi fatti, visto che non temiamo la concorrenza) che il miglior apprendimento sta all'interno della comunità scolastica; se poi qualcuno vorrà uscirne, libero di farlo.

Noi nel nostro piccolo siamo determinati, speriamo di non essere i soli


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