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Cattedre a 18 ore. Fermiamo i Dadaisti del MIUR

Cattedre a 18 ore. Fermiamo i "Dadaisti" del MIUR di RSU ITC Saffra, Orbassano (TO) SI STA CONSUMANDO UN MISF...

09/04/2003
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Cattedre a 18 ore. Fermiamo i "Dadaisti" del MIUR

di RSU ITC Saffra, Orbassano (TO)

SI STA CONSUMANDO UN MISFATTO CONTRO LA SCUOLA PUBBLICA: FERMIAMO I "DADAISTI" DEL MINISTERO DELL'ISTRUZIONE, FINCHÈ SIAMO IN TEMPO

Lettera aperta ai genitori, agli studenti, all'opinione pubblica

In questi giorni stanno arrivando alle scuole i prospetti degli organici formulati, scuola per scuola, dal MIUR, il Ministero dell'Istruzione, sullambase della Legge Finanziaria che prevede l'obbligo di "ricondurre a 18 ore di insegnamento" le cattedre delle scuole medie e superiori, eliminando le "ore a disposizione".
È bene che si sappia che tale meccanismo - in apparenza semplice misura tesa a produrre l'ennesimo risparmio sulla scuola pubblica - in realtà comporterà la sostanziale implosione della scuola superiore.
Portare a 18 le ore di insegnamento per tutti i docenti in realtà significa destrutturare gran parte delle cattedre "ordinarie" - così come sono state costituite negli anni in relazione ai diversi indirizzi scolastici - e trasformarle in cattedre "interne", facendo venir meno uno dei cardini del sistema, la continuità didattica dei docenti sui vari corsi.

Ogni indirizzo di scuola superiore, com'è noto, prevede per legge l'impartimento di un numero definito di ore per ogni singola disciplina. Ad esempio, in un istituto tecnico commerciale, la cattedra di lettere (i cui docenti si sono specializzati, hanno conseguito abilitazioni e superato concorsi pubblici in italiano e storia) nel biennio è costituita da 14 ore di insegnamento (5 ore di italiano e 2 due di storia in una classe prima, altrettante in una classe seconda) nello stesso corso, con 4 ore "disposizione" per la sostituzione dei colleghi assenti per malattia (fino a 15 giorni non si può chiamare un supplente) o perché accompagnatori di classi in viaggi di istruzione, visite didattiche, gare sportive, ecc.; nel triennio la cattedra è costituita da 15 ore di insegnamento (3 ore di italiano e 2 di storia in una terza, una quarta e una quinta dello stesso corso), più 3 ore "a disposizione".

Ogni scuola ha sempre cercato, per comprensibili motivi, di costituire cattedre ordinarie su corsi completi. Giustamente, i genitori si sono sempre lamentati della girandola di insegnanti (nell'anno o nel corso degli anni), perché avere docenti stabili sui corsi fornisce maggiori garanzie di successo didattico degli studenti.

Le cattedre di alcune discipline, quelle i cui i numeri lo consentono, sono già costituite da 18 ore "piene"; in altri casi, invece, per le classi di corsi non completi si costituiscono cattedre "interne", cioè scombinate, instabili. Tutti quelli che lavorano nella scuola sanno che tali cattedre hanno sempre rappresentato un problema aggiuntivo ai mali ordinari della scuola (problemi nella definizione dell'orario, di continuità didattica, di composizione dei consigli di classe). Si tratta delle cattedre spesso (ma sempre meno, ultimamente, per via dei tagli) assegnate in supplenza ai precari dall'amministrazione scolastica.

Ebbene, il metodo utilizzato dal sistema informativo del MIUR per ricondurre tutte le cattedre a 18 ore di insegnamento amplifica a dismisura i "problemi"; ricorda molto da vicino quello burlone e provocatorio delle avanguardie letterarie dadaiste che, stufe delle regole ordinarie, componevano testi poetici sorteggiando le parole: "Prendete un giornale.

Prendete un paio di forbici. Scegliete nel giornale un articolo che abbia la lunghezza che voi desiderate dare alla vostra poesia. Ritagliate l'articolo e mettete tutte le parole in un sacchetto. Agitate dolcemente ..." (Tristan Tzara, "Manifesto sull'amore debole e l'amore amaro", 1920). Si tratta del sistema folle (ma non privo di metodo) evidentemente utilizzato dal MIUR, che deve aver immesso in un calcolatore i dati, scuola per scuola, con la richiesta di avere, non importa come, tutte le cattedre a 18 ore. L'esito è dirompente. Riporto, a mo' di esempio, la composizione delle cattedre di lettere, così come sono state assemblate dal cervellone del MIUR, della mia scuola, l'ITC "P. Sraffa" di Orbassano.
Intanto da 15 che erano le cattedre scendono a 12 (3 posti in meno solo di lettere; nel complesso all'ITC "Sraffa" le cattedre in meno spazierebbero da meno 8 a meno 11). Due sole cattedre rimarrebbero ordinarie (quelle del triennio del corso Erica, già composte, per via di una sperimentazione, da 4 ore di italiano, anziché 3, e da 2 di storia per le classi terza, quarta e quinta); gli altri 10 docenti di lettere vengono distribuiti sulle classi secondo, appunto, il su menzionato metodo "dada", su cattedre trasformate ad hoc in interne come segue:

. primo docente: storia in tre classi terze (2 h per 3) + italiano in tre quarte (3 h per 3) + italiano in una quinta (3 h) = 18 h;

. secondo docente: storia in due terze (2 h per 2) + italiano in due quarte (3 h per 2) oppure storia in tre quarte (2 h per 3) + italiano in due quinte (3 h per 2) e storia in una quinta (2 h) oppure storia in quattro quinte (2 h per 4) = 18 h;

. terzo docente: italiano in tre prime (5 h per 3) + italiano in una terza (3 h) = 18 h;
. quarto docente: italiano in due prime (5 h per 2) oppure storia in cinque prime + italiano in una seconda (5 h) + italiano in una terza = 18 h;

. quinto docente: italiano in tre seconde (5 h per 3) + italiano in una quarta (3 h) = 18 h;

. sesto docente: storia in due prime (2 h per 2) + italiano in una seconda (5 h) + italiano in una quarta (3 h) + italiano in due quinte (3 h per 2) oppure storia in tre quinte (2 h per 3) = 18 h;

. settimo docente: storia in tre prime (2 h per 3) + italiano in due seconde (5 h per 2) oppure storia in cinque seconde (2 h per 5) + storia in una terza (2 h) = 18 h;

. ottavo docente: italiano in due prime (5h per 2) oppure storia in cinque prime (2 h per 5) + storia in due quarte (2 h per 2) + storia in due quinte (2 h per 2) = 18 h;

. nono docente: storia in due prime (2 h per 2) + italiano in due seconde (5 h per 2) e storia in due seconde (2 h per 2) oppure storia in sette seconde (2 h per 7) = 18 h;

. decimo docente (specialista in storia): storia in due terze (2 h per 2) + storia in due quarte (2 h per 2) + storia in cinque quinte (2 h per 5)= 18 h.

L'attuale sistema prevede logicamente che un docente di italiano e storia prenda gli studenti in una prima e li porti in seconda, articolando la sua programmazione nel corso del biennio. Un altro docente li riceve in una terza ed articola il corso di storia e di letteratura nell'arco del triennio (a volte rimandando alcuni approfondimenti all'anno successivo). Ciò non sarà più possibile. Con le cattedre interne, è vero, i conti tornano. Quello che non torna è tutto il resto: professionalità, esperienza, programmazione, continuità didattica, collegialità dei consigli di classe, scelta dei libri di testo, numero di occupati. In breve: la qualità della scuola.

Gli studenti cambierebbero praticamente ogni anno gli insegnanti perché, per fare quadrare i conti, occorrerà sempre e solo costituire cattedre interne. È inimmaginabile cosa diventeranno i Consigli di classe: sarà impossibile qualsivoglia programmazione. Non a caso nel progetto di riforma degli Organi Collegiali del Governo i Consigli di classe scompaiono.

Ora i casi sono due: o chi ha preso tale decisione (una specie di virus buttato nella scuola pubblica) non immagina nemmeno gli effetti, e allora siamo di fronte a pericolosissimi e incompetenti dilettanti. Oppure il piano è scientifico, studiato a tavolino: la scuola pubblica deve essere distrutta, pezzo dopo pezzo.

È vero che il MIUR non è più "MPI": la "P", che stava per pubblica, con l'attuale Ministro è scomparsa, da Ministero della Pubblica Istruzione è diventato Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca. Ma è anche vero che la scuola è un bene pubblico che la collettività deve assicurare a tutti i cittadini nel migliore dei modi. Già l'abolizione dei commissari esterni agli esami di stato ha segnato un passo verso lo smantellamento del valore legale dei titoli di studio e quindi della funzione stessa della scuola pubblica di garante della serietà degli studi. Si veda la decisione dell'Università Bocconi di non dare alcun peso al voto dell'esame di stato per l'accesso ("Per entrare alla Bocconi la maturità non conta più. Scuola pubblica addio", La Stampa 13/2/'03).

Impediamo quindi che il misfatto sia portato a termine: i lavoratori della scuola, gli studenti, i genitori, l'opinione pubblica devono intervenire finché si è in tempo.

LUIGI GIOVE
RSU ITC "P. SRAFFA"
ORBASSANO (TO)

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