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Carta-La guerra è un massacro

La guerra è un massacro Abbiamo potuto vedere in diretta le enormi esplosioni che, venerdì sera, hanno dissipato ogni dubbio. La guerra non è una maniera un po' più rumorosa di eliminare fisicame...

23/03/2003
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Carta

La guerra è un massacro
Abbiamo potuto vedere in diretta le enormi esplosioni che, venerdì sera, hanno dissipato ogni dubbio. La guerra non è una maniera un po' più rumorosa di eliminare fisicamente un avversario, per esempio Saddam Hussein. La guerra è un massacro. Chissà se sapremo mai quante persone sono state uccise, arse vive o fatte a pezzi, nelle decine di palazzi in fiamme. E nelle decine di palazzi colpiti sabato, domenica, nei giorni successivi. La guerra non è nemmeno una carica gloriosa di cavalleria. Il Settimo Cavalleggeri (ricordate il generale Custer?) è stato bloccato, non sappiamo per quanto né soprattutto come e a quale prezzo in vite umane, dalle artiglierie e dai carri armati iracheni. Bush e Blair lasciavano intendere che la guerra sarebbe stata rapida, con poche perdite: di militari anglo-americani e di civili. Ora dicono che sarà lunga, e sanguinosa.
Ma se anche avessero avuto ragione, e tra poche ore il regime iracheno crollasse, e il suo esercito si arrendesse in blocco, e i turchi non entrassero nella regione kurda del nord, e i pozzi di petrolio non fossero, come molti già sono, in fiamme, anche se non saranno centinaia di migliaia le persone private della loro casa e costrette a fuggire, anche se tutto andasse nel migliore dei modi, per i signori occidentali della guerra, questo non toglierebbe che la guerra è un crimine. E soprattutto che non è un modo possibile di governo del mondo, della sua infinita complessità, delle sue diseguaglianze. Il mondo si può governare solo con la nonviolenza, il dialogo, la giustizia sociale.
Di questo sono testimoni attivi i milioni che sabato si sono dati appuntamento in tutte le piazze del mondo (guardate la pagina dei link internazionali su questo sito: è impressionante, per quantità e varietà) e del nostro paese. Non si tratta solo di dire no alla guerra, si tratta di fare, qui, ora, l'"altro mondo possibile". In cui, ad esempio, non vi siano mostri che divorano il territorio, inquinandolo di violenza e di pericoli, come la base di Sigonella, in Sicilia, e di Aviano, all'altro capo della penisola. E anche lì, domenica, a decine di migliaia di sono dati appuntamento.
Le donne, gli uomini, i bambini, gli anziani di Baghdad e di molti altri luoghi torturati dalla guerra hanno bisogno che l'altro mondo si materializzi il più presto possibile.


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