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Cacciavite o bulldozer per la Buona Scuola ?

di Pippo Frisone

12/01/2017
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ScuolaOggi

Il 2016 doveva essere l'anno della cosiddetta Buona Scuola. Dalla chiamata diretta dei docenti all'organico potenziato, dal Bonus sulla formazione al Bonus sul merito, dal piano straordinario sulle assunzioni allo straordinario piano sui trasferimenti. Ma come si è visto, non tutto è andato per il verso giusto. Era l'impostazione di fondo ad essere sbagliata .

Ritardi, rinvii, algoritmi impazziti, molestie burocratiche, tagli alle supplenze han fatto il resto. 

Tutto da rifare allora? E soprattutto, dopo il referendum del 4 dicembre, che fare?                         Piccole modifiche, qualche aggiustamento col cacciavite, come s'è tentato di fare con la riforma Gelmini  oppure spianare tutto con un bulldozer ? Se proprio non si vuole ripartire da zero, occorre rivedere almeno le criticità e i nodi più contrastati. Tra tutte la mobilità, la chiamata diretta, l'alternanza ed il bonus al merito.

Del resto erano stati questi i quesiti del tentato referendum proposto dalla Flcgil.

Un primo colpo all'impianto della L.107, dopo l'accordo sul pubblico impiego con la Ministra Madia, arriva con l'accordo politico sulla mobilità con la neo.ministra Fedeli .

Un accordo quello con la Madia che non ha alcun valore giuridico perché necessita di essere tradotto dal Parlamento in norma di legge per poter ripristinare la derogabilità coi contratti.

Se ciò non avvenisse , si correrebbe il rischio di pregiudicare tutti gli accordi integrativi di secondo livello, compreso quello sulla mobilità.

Un altro colpo alla L.107 lo dà il decreto mille-proroghe approvato il 30 dicembre alla Camera.

L'abolizione della III fascia dalle graduatorie d'istituto (non abilitati), prevista dalla L.107 con l'as.16/17, viene ora rinviata  all'as.19/20. C'è stato troppo caos nelle scuole in quest'anno scolastico.

Mancavano non solo gli abilitati ma anche i laureati inclusi nelle terze fasce, soprattutto nella primaria, ma anche in italiano e matematica nelle medie e in qualche materia tecnica nelle superiori.

Da qui un ricorso massiccio alle messe a disposizione fuori graduatoria.

 Ma soprattutto, occorre  rinnovare il contratto. Nessun cambiamento potrà mai funzionare senza il coinvolgimento delle rappresentanze sindacali e dei lavoratori ed il contratto è lo strumento più adatto a farlo.

Perciò occorre lasciare alla contrattazione la piena regolamentazione del rapporto di lavoro, superando gli attuali divieti posti dal decreto Brunetta.

Dopo sette anni di blocco, bisogna trovare risorse adeguate per risarcire la perdita del potere d'acquisto degli stipendi. Gli 85€ devono costituire una base di partenza e non certo d'arrivo per il prossimo rinnovo contrattuale.

Frustrazioni, delusioni si mescolano ad una nuova voglia di ricominciare, per ripartire e  lottare per una scuola diversa, con  un sindacato protagonista, fuori dall'angolo in cui l'ha cacciato in questi anni la politica. Questo è  quello che, dopo il referendum, i lavoratori della scuola mandano a dire e col nuovo anno, si realizzi la speranza che le cose cambino davvero.


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