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“Buona Scuola” la riforma è legge ma il Pd si spacca bagarre in aula

Via libera: solo 277 sì, 173 no. Quattro forzisti vicini a Verdini votano con la maggioranza. Tra i dem, 24 assenti e 5 contrari

10/07/2015
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Il Messaggero

ROMA Sono 277 i sì della Camera con cui diventa legge la controversa riforma della scuola. Esattamente cento in più dei 173 no e 4 astenuti, ma lontani dalla maggioranza assoluta di Montecitorio. La più evidente causa del non vistoso risultato per ”La Buona Scuola“ è la spaccatura del gruppo del Pd che ha visto cinque deputati dem votare contro e 24, tra cui Bersani, Cuperlo e Speranza non prendere parte al voto. Per il no, naturalmente, anche gli ex pd Civati e Fassina. Al contrario, quattro sì sono venuti dall’opposizione per mano di altrettanti deputati azzurri vicini al senatore di FI Denis Verdini.
Ma a fronte del contenuto e quasi malinconico dissenso di quanti nel Pd hanno votato no, come Alfredo D’Attorre, o si sono astenuti, i deputati leghisti e pentastellati scatenano una bagarre in aula. I primi esibendo cartelli con scritto ”giù le mani dai bambini“, in riferimento alle teorie gender viste come fumo negli occhi dai seguaci di Matteo Salvini, e non solo. Inutili i richiami all’ordine del presidente Roberto Giachetti e quindi espulsione del capogruppo del Carroccio Fedriga e sospensione della seduta. I deputati M5S, invece, vanno avanti per tutto il tempo a loro disposizione, e oltre, leggendo in coro gli articoli 3, 33 e 34 che la Costituzione dedica alla scuola. Costituzione che, secondo i seguaci di Grillo, «è stata stravolta in una giornata tragica per la Repubblica e la scuola». A contorno, i deputati di Sel mostrano vistosi cartelli con i colori della Grecia e l’OXI del recente vittorioso referendum. In vista, nei programmi del Carroccio e dei 5Stelle, il ricorso a un referendum abrogativo della Buona Scuola, ipotesi caldeggiata anche dal capogruppo di FI Renato Brunetta.
Giornata movimentata, dunque, che però non sembra influire sull’umore del premier Matteo Renzi che, a votazione conclusa, twitta soddisfatto: «Centomila assunzioni, più merito, più autonomia. La buona scuola è legge». Compiacimento, per aver messo a dimora un leggendo in coro gli articoli 3, 33 e 34 che la Costituzione dedica alla scuola. Costituzione che, secondo i seguaci di Grillo, «è stata stravolta in una giornata tragica per la Repubblica e la scuola». A contorno, i deputati di Sel mostrano vistosi cartelli con i colori della Grecia e l’OXI del recente vittorioso referendum. In vista, nei programmi del Carroccio e dei 5Stelle, il ricorso a un referendum abrogativo della Buona Scuola, ipotesi caldeggiata anche dal capogruppo di FI Renato Brunetta.
Giornata movimentata, dunque, che però non sembra influire sull’umore del premier Matteo Renzi che, a votazione conclusa, twitta soddisfatto: «Centomila assunzioni, più merito, più autonomia. La buona scuola è legge». Compiacimento, per aver messo a dimora un tassello importante della sua agenda di governo, che continua con il «ringraziamento a una maggioranza straordinaria che fa proseguire l’Italia nel più grande sforzo di riforme strutturali della storia repubblicana».
«GOVERNI IRRESPONSABILI»Soddisfatta anche la ministra Giannini che, quasi a voler andare incontro a quanti protestavano vivacemente dentro l’aula e sulla piazza di Montecitorio contro la sua riforma, sottolineava che la riforma è «solo l’atto iniziale di un nuovo protagonismo della scuola» e che, dal momento che «non c’è una legge perfetta» sarà possibile «correggere punti deboli». Assicurazioni, da parte del ministro dell’Istruzione, anche sulla regolarità dell’inizio del prossimo anno scolastico, nonostante il problema, in via di soluzione, di «un precariato costruito da decenni di governi irresponsabili».
Molte le novità a cui studenti e prof si troveranno davanti al suono, a settembre, della prima campanella. I ragazzi troveranno ad attenderli un numero accresciuto di insegnanti man mano che verranno assunti i centomila precari. I Piani dell’offerta normativa, nel quadro di un’accentuata autonomia degli istituti, prevedono il potenziamento degli insegnamenti linguistici, di arte, musica, economia, diritto. Importante il capitolo che La Buona Scuola prevede per i ragazzi dell’ultimo triennio delle superiori con 400 ore di alternanza scuola-lavoro. Aumenteranno i poteri dei presidi soprattutto per la chiamata degli insegnanti, mentre un fondo di 200 milioni sarà destinato ai docenti più meritevoli e 500 euro annui sono stanziati per l’aggiornamento professionale di ciascun insegnante.
Tuttavia, lo stesso ”pacchetto“ di provvedimenti apprezzato da governo e maggioranza incontra sempre l’ostinata resistenza di studenti e sindacati che, non essendo riusciti, con le loro proteste di piazza, a fermare la riforma in Parlamento, sembrano sperare di poterla almeno frenare nelle scuole. E così, mentre tutte le sigle Cgil, Cisl, Uil, Snals, Cobas e Gilda annunciano mobilitazione scuola per scuola alla ripresa autunnale, soprattutto contro i «presidi sceriffi», le organizzazioni studentesche, da parte loro, sembrano adottare come slogan la parola «sabotaggio» promettendo: «A settembre renderemo le scuole ingovernabili».
Mario Stanganelli


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