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Borse di studio, l’Italia rincorre l’Europa

In arrivo 5 mila euro ma soltanto per mille studenti

28/06/2013
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Il Messaggero

 CASO
ROMA "Idoneo non benificiario". Una formula burocratica, dietro la quale c'è un'ingiustizia frequente verso gli universitari meritevoli. Idoneo non benificiario è quello studente che pur avendo diritto ad una borsa di studio non la riceve. In tutto sono circa 45 mila ragazzi. Nel 2010-2011 su 181.312 giovani che potevano accedere ad un aiuto per proseguire con gli studi universitari solo 136.222 hanno avuto una agevolazione economica. Circa 45mila, appunto, no. E più della metà degli aventi diritto, e che sono rimasti esclusi, sono residenti al sud. È il nodo del diritto allo studio. Un problema annoso per l’Italia. Un diritto che dovrebbe essere garantito dalla Costituzione (all’articolo 34). E che così non è. Un diritto mancato che sembra allontanarci dal resto dell’Europa. Basta mettere qualche dato a confronto. Solo il 7% degli studenti nel nostro Paese ottiene una borsa di studio, uno su quattordici. I fondi pubblici stanziati sono 258 milioni di euro. In Francia i giovani che hanno aiuti economici per proseguire con gli studi sono uno su quattro, il 25,6% (1,6 miliardi lo stanziamento). Sono quasi uno su tre, il 30%, in Germania, dove i fondi messi a disposizione sono 2 miliardi. Ci batte anche la Spagna nonostante la sua drammatica crisi economica: il 18% degli universitari ottiene un sostegno, con uno stanziamento di 943 milioni di euro. La questione del diritto allo studio è stata più volte presente anche nella parole del capo dello Stato. Nei giorni scorsi è stata affrontata dal ministro Maria Chiara Carrozza intervenuta al Forum europeo del Diritto allo studio. In Italia negli ultimi cinque anni lo stanziamento è sceso dell’11,2%. In Spagna è cresciuto del 39%, in Francia del 25,9%, in Germania del 18,6%.
IL DECRETO DEL FARE
Borse di studio sono state istituite dal “decreto del fare” (all’articolo 59) appena varato dal governo guidato da Enrico Letta. Sono state pensate per favorire la mobilità sul territorio nazionale degli studenti universitari. Cinque milioni di euro è l’importo previsto per il 2013 e il 2014. Che sale a sette per il 2015. Cifre modeste, ma importanti in una realtà così trascurata. Gli studenti che potranno usufruirne saranno circa mille per un importo che dovrebbe essere di 5.000 euro (anche se la quota esatta sarà indicata in un successivo provvedimento). Potranno beneficiarne studenti che si sono particolarmente distinti alla maturità. Il finanziamento servirà a favorire la mobilità da una regione all’altra. E sarà proprio questo uno dei criteri per l’assegnazione. Perché non ci sarà un limite massimo di reddito per l’esclusione dal beneficio della borsa, ma nel punteggio per l’assegnazione conterà (con un punteggio aggiuntivo) la distanza tra la regione in cui si ha la residenza e la sede della facoltà che si è scelto di frequentare. Il decreto prevede anche la possibilità di mantenere la borsa per tutta la durata degli studi universitari. Ma sarà necessaria una media degli esami e dei crediti sempre lodevole. Una possibilità che, tuttavia,dipenderà dall’incremento dello stanziamento nel tempo. È chiaro che aumentando gli alunni, la dotazione iniziale non potrà non tenerne conto. Le risorse per queste borse di studio vengono prese dal Fondo per il merito della legge Gelmini. La parola-chiave, “mobilità”, è quella che ricorre spesso nel linguaggio europeo sull’uso dei fondi. E ha anche mosso uno stanziamento di cui il mondo della scuola e dell'università ha molto bisogno.
Alessia Camplone
 


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