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Borse di studio, aiuti agli universitari solo in dieci regioni su venti

Secondo la ricostruzione dell’Unione degli universitari, solo la metà delle regioni ha adottato decisioni ufficiali per elevare i tetti di reddito, ultima in ordine di arrivo la Toscana: «Bisogna continuare la battaglia per recuperare le 30 mila borse perse»

07/07/2016
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Corriere della sera

Valentina SantarpiaL’innalzamento del tetto di reddito e patrimonio per aumentare il numero degli studenti aventi diritto, e un aumento dell’ammontare delle borse di studio universitarie, oltre a premi integrativi per i più meritevoli. Sono alcune delle novità introdotte dalla Regione Toscana per le borse di studio, a partire dal prossimo anno accademico: i nuovi indirizzi approvati dalla Giunta per il diritto allo studio universitario sono stati illustrati oggi dal presidente della Regione Enrico Rossi, insieme al vicepresidente Monica Barni. Ma la Toscana è solo l’ultima delle regioni in ordine di tempo a innalzare le soglie del reddito per ampliare la platea di studenti che potranno ambire ad un contributo per pagarsi l’università: dopo la decisione del ministero di innalzare i tetti dei redditi, su pressing degli universitari, per recuperare il 20% delle borse «perdute», molte amministrazioni regionali si sono adeguate ai nuovi livelli e hanno anche introdotto altri accorgimenti per aiutare il diritto allo studio. Ma non tutte.

Le regioni che mancano all’appello

Secondo le ricostruzioni dell’Unione degli universitari, le soglie sono state già aumentate in Emilia Romagna, Lazio, Piemonte, Abruzzo, regioni dove potranno fare la domanda gli studenti con al massimo 23 mila euro di Isee (l’indicatore di benessere economico) e 50 mila di Ispe (che valuta il patrimonio immobiliare): si tratta dei nuovi livelli stabiliti dal governo. Miglioramenti anche in Veneto (23 mila di Isee, 35 mila di Ispe) e Sardegna ( 20.000 Isee e 50.000 Ispe). Mancano gli atti conclusivi nelle Marche (21 mila isee e 38 mila ispe) e in Umbria: anche qui le soglie dovrebbero essere innalzate al massimo, cioè 23 mila euro di Isee e 50 mila di Ispe. In Sicilia, secondo indiscrezioni, si sta andando verso un innalzamento delle soglie. «I primi frutti delle nostre battaglie, durate oltre un anno e condotte tanto a livello nazionale quanto locale, iniziano a vedersi- commenta Jacopo Dioniso, coordinatore dell’Unione degli universitari- Ma continueremo in tutte le regioni, perché riteniamo grave che, dopo il colpevole ritardo del ministero dell’Istruzione, ancora alcune regioni non abbiano provveduto ad adeguare i limiti al tetto massimo previsto dal decreto». L’abbassamento drastico dei tetti di reddito per chiedere la borsa di studio aveva ridotto non solo i beneficiari, ma anche i potenziali candidati: da 135 mila idonei nell’anno accademico 2014/15, si era passati ai 107 mila del 2015/2016, escludendo quasi 30 mila ragazzi che, pur non avendo mutato la propria condizione contrattuale, secondo i nuovi parametri non avevano ottenuto una borsa di studio per i nuovi criteri. Ma non tutte le Regioni hanno recepito la novità: e così anche quest’anno il diritto allo studio rischia di essere garantito a macchia di leopardo.


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