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Bocciatura annullata dal Tar «Il papà non conosceva i voti»

Dopo la separazione dei genitori solo la mamma era stata informata

19/10/2017
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Il Messaggero

Brutti voti a scuola. E la situazione è andata peggiorando tanto che, lo scorso giugno, un ragazzino dodicenne di un istituto comprensivo di Gorizia è stato bocciato in seconda media. Ma ora la decisione dei professori, con relative pagelle, è stata annullata e il giovane studente potrà passare in terza media. E' l'effetto di una sentenza del Tar del Friuli Venezia Giulia, che ha accolto il ricorso presentato dai genitori. La coppia si stava separando, solo la madre era al corrente del pessimo rendimento e la scuola ha leso il diritto alla bigenitorialità.
I DIRITTI DEL BAMBINOIl verdetto importante, che crea un precedente, come spiega l'avvocato triestino Alessandro Tudor, legale della famiglia. «Se l'affido è congiunto, l'amministrazione scolastica deve informare dei rendimenti sia la madre sia il padre. Specie se, come in questo caso, c'è una situazione di evidente disagio». Lo stabilisce la circolare numero 5336 del ministero dell'Istruzione, che ribadisce la «centralità del minore e dall'esigenza di rispettare i suoi superiori interessi, attraverso l'introduzione del principio di bigenitorialità: il diritto del bambino cioè, a ricevere cure, educazione e istruzione da entrambi i genitori, anche se separati». Ma questa direttiva, scrivono nella sentenza il presidente della prima sezione Oria Settesoldi e il giudice estensore Alessandra Tagliasacchi, sono state disattese dall'istituto di Gorizia, che ha «violato le precise indicazioni contenute nella circolare ministeriale volta tutelare la bigenitorialità in ambito scolastico». Dell'accidentato andamento scolastico del dodicenne, infatti, la scuola aveva «relazionato esclusivamente alla madre, ben sapendo - rilevano i giudici amministrativi - che era stato disposto l'affidamento congiunto a entrambi i genitori». Non solo. L'istituto comprensivo era «consapevole delle difficoltà» che l'alunno stava affrontando per effetto della delicata separazione dei genitori, «sfociata in una situazione fortemente conflittuale tra i coniugi». I magistrati del Tar riportano anche il giudizio complessivo con il quale i professori hanno motivato la bocciatura. «La situazione - hanno spiegato - è peggiorata nel corso dell'anno poiché ha manifestato poco impegno, scarso interesse e atteggiamenti poco collaborativi. Nonostante gli interventi degli insegnanti mirati a recuperare la delicata situazione dello studente, egli non si è dimostrato disponibile a concretizzare positivamente con risultati adeguati, aggravando la sua posizione con reiterate assenze». Ma per i giudici, il fatto che solo la mamma sapesse che il figlio andasse male a scuola ha precluso qualsiasi possibilità di recupero. «Il comportamento omissivo della scuola - scrive il Tar - ha negato al padre dello studente, ove tempestivamente informato della situazione scolastica del figlio, di adottare una serie di rimedi». E non si tratta di una mera ipotesi, bensì di ciò che è accaduto nel precedente anno scolastico, concluso con «esito più che positivo» in una scuola di Trieste quando il ragazzino, seguito dal papà, ha mostrato ottime capacità di riprendersi dalle insufficienze.
LA MAIL DEL PADREIl Tar ha dunque ritenuto che «il comportamento omissivo della scuola ha impedito al padre dello studente» di migliorare l'andamento. Se fosse stato informato per tempo del critico rendimento del figlio nello studio, lo avrebbe aiutato a migliorare i voti, impegno personale ribadito in una mail inviata alla direzione nel dicembre 2016. E non si tratta di una promessa vaga, rilevano i magistrati, ma di ciò che aveva già fatto (con successo) nel precedente anno scolastico terminato con successo dal ragazzino: «Le capacità di recupero dell'alunno evidenziate dall'andamento altalenante del profitto dimostrano che questi rimedi - ove tempestivamente attivati - avrebbero potuto dare buoni frutti». Dopo la bocciatura l'allievo ha cambiato scuola e ha ricominciato la seconda media, adesso grazie ai giudici può passare alla terza. «A questo punto - anticipa l'avvocato Tudor - se l'istituto non dovesse eseguire la sentenza del Tar, presenterei un altro ricorso per la nomina di un commissario ad acta per l'esecuzione della sentenza e l'iscrizione del ragazzo alla terza media».
Claudia Guasco


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