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"Basta copiare e basta aiutini", la sfida Invalsi per i test

Oggi e domani le prove, spesso contestate e ora in pieno sciopero. Saranno modificate: "Soprattutto al Sud si copia molto o le classi vengono aiutate", dice l'Istituto. Un fenomeno che all'estero chiamano "cheating", imbroglio. E che esiste quasi solo in Italia

07/05/2015
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la Repubblica

Cinzia Gubbini

Ridurre alla radice la possibilità di copiare. Per l'Invalsi, l'Istituto nazionale di valutazione, è una vera e propria guerra sin da quando, sette anni fa, nella scuola italiana sono sbarcati i test standardizzati che dovrebbero aiutare il ministero (e le stesse scuole) ad avere un'idea più chiara del livello di competenze acquisite dagli studenti. Perché sin da subito si è posto un problema: ci sono scuole in cui si fa "cheating" ovvero si copia, e la scelta del termine inglese non è casuale. Perché se in italiano "copiare" non è di per sé un termine dispregiativo  -  esistono filoni di pensiero che addirittura difendono la libertà di copiare  - "cheating" vuol dire imbrogliare, punto e basta.

La collisione con gli scioperi. Le motivazioni non sono chiare: paura del giudizio, tentativo di fare bella figura oppure boicottaggio. Quest'anno poi  la somministrazione dei test avviene in un clima di generale mobilitazione, vista la concomitanza con gli scioperi della scuola del 5 maggio contro la riforma, che ha costretto al rinvio di un giorno. Poi il 12 maggio è la volta del secondo anno delle superiori, e a scioperare saranno ancora i Cobas. La terza media, invece, svolgerà le prove in concomitanza con la sessione degli esami di stato, il 19 giugno.

Tutti i metodi anti-cheating. Bisognerà vedere come verranno valutati i risultati, una volta riconsegnate le prove. Ma nelle stanze dell'Invalsi il problema resta uno: far sì che la diagnosi del sistema scolastico sia sempre più robusta. E tra i principali nemici c'è appunto il cheating. Ogni anno l'Istituto se ne inventa una: aumento della sorveglianza, invio di lettere ai dirigenti scolastici per ricordare l'importanza di svolgere in modo onesto le prove, dall'anno scorso i moduli sono addirittura personalizzari , classe per classe. Con l'ordine delle domande diversificato e anche quello delle risposte, così da scoraggiare il "suggerimento" tra compagni.

Quest'anno spazio all'argomentazione. Quest'anno, si va oltre. Le prove , annuncia Roberto Ricci responsabile dell'area prove dell'Istituto, richiederanno "uno sforzo più individuale degli allievi". "Il nostro scopo  -  spiega Ricci - è rendere le prove sempre più ricche, e quest'anno i test si caratterizzeranno per elementi di sviluppo del ragionamento argomentativo". La motivazione è innanzitutto "scientifico-pedagogica: la capacità di ragionamento è una delle cartine di tornasole più appropriate per tracciare l'acquisizione di competenze". Ma il tentativo è anche quello di "ridurre il più possibile lo spiacevole fenomeno del cheating che, per quello che abbiamo potuto rilevare,  negli ultimi anni si caratterizza soprattutto come teacher cheating". Ovvero: non sono i ragazzi a passarsi di nascosto le domande. Sono gli insegnanti che danno l'"aiutino".

La statistica per "beccare" chi copia. Ma come fa l'Invalsi a scoprire chi copia? Si tratta di un calcolo statistico: i tecnici dell'Istituto hanno costruito un indice che è basato su alcuni indicatori  -  tra cui numero di risposte mancanti e livello di omogeneità delle risposte  -  dalla cui sintesi si ricava un "profilo di comportamento anomalo". Quando nei risultati di una classe qualcosa non torna in base a questo indice, i risultati vengono corretti. In pratica abbassati. E' un metodo complesso e in continua evoluzione, visto che le scuole sospettate poi vengono "punite": "Ovviamente è complicato stabilire dove si copia attraverso un mero calcolo statistico, ne siamo coscienti  -  ammette Ricci  -  cosicché dall'anno scorso alle scuole dove secondo noi ci sono brogli consegniamo sia i risultati corretti che quelli originali".

Si copia soprattutto al Sud. Va detto, comunque, che il fenomeno del cheating non è così diffuso, negli anni si è ridotto, e soprattutto è territorialmente molto concentrato al Sud, sebbene ci siano scuole "segnalate" anche al Nord. Le Regioni sotto osservazione sono tre: Campania, Calabria e Sicilia. Si copia di più alle medie e alle superiori. Uno studio sui dati Invalsi del ricercatore Lorenzo Newman ha posto in evidenza la continuità nel tempo del fenomeno del cheating in aree territoriali molto specifiche: prime della lista la provincia di Caserta, in Campania, Foggia in Puglia (che però è una Regione dove si copia molto poco), Cosenza in Calabria, Messina in Sicilia. Sono le province dove il benessere socio-economico degli studenti è basso, ma al contempo anche quelle dove i risultati accademici sono minori. Tanto da poter ipotizzare che una scuola dove si copia prepara meno di una dove non si copia. "Per noi i problemi sono due  -  dice Roberto Ricci  -  il primo è ovviamente che i risultati dei test Invalsi devono servire per attuare delle politiche correttive, e se qualcuno imbroglia
è poi più difficile prendere decisioni. Il secondo è di ordine etico: la scuola è un ambiente educativo, ed è molto grave che un insegnante rompa le regole durante una valutazione. Dovremmo interrogarci di più su questo fenomeno".
  
 


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