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Accordo separato sugli statali. Cgil: Cisl e Uil in aiuto del governo

Il maggiore sindacato escluso dalle trattative si è ritrovato di fronte a un testo già pronto

05/02/2011
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l'Unità

Giuseppe Vespo

Fine del dialogo. L’ultimo strappo del governo, Cisl, Uil con la Cgil, si consumaal tavolo del pubblico impiego, dove ieri è stato siglato l’ennesimo accordo separato sul salario dei dipendenti: Susanna Camusso accusa le organizzazioni di Bonanni e Angeletti di andare «in soccorso di un governo in difficoltà » invece di cercare soluzioni agli effetti negativi della riforma Brunetta e dei tagli di Tremonti. Ancora una volta il maggiore sindacato - accusano da Corso d’Italia - si è ritrovato di fronte al fatto compiuto con trattative svolte altrove, verosimilmente negli incontri separati e più o meno riservati che si sono tenuti nei giorni scorsi a palazzo Chigi da cui la Cgil è stata sistematicamente esclusa. «Ieri mattina sembrava che il testo fosse già pronto», è la conclusione. Una rottura voluta e cercata, dunque, alla quale Corso d’Italia ha deciso di rispondere mobilitando i dipendenti pubblici, che potrebbero scioperare e scendere in piazza già alla fine di marzo. L’intesa trovata ieri da governo, Cisl Fp, Uilpa, Ugl, e gli autonomi Usae, Confsal e Cida, stabilisce tra l’altro che le retribuzioni complessive dei lavoratori pubblici non potranno diminuire per effetto della riforma Brunetta sulle fasce di merito. Si tratta di una soluzione che, come sottolineano in Cgil, conferma innanzitutto una notizia finora sempre smentita: l’intreccio tra la Finanziaria di Tremonti e la riforma del pubblico impiego firmata da Renato Brunetta non solo ha congelato gli aumenti salariali fino al 2013, ma rischiava pure di far diminuire gli stipendi. Questo perché, mentre il ministro dell’Economia imponeva il congelamento dei contratti per tre anni, il titolare della Funzione pubblica introduceva un meccanismo di premiazione del merito che lasciava un quarto degli oltre tre milioni di dipendenti pubblici senza un parte di stipendio, quella legata alla produttività.

LA PRESA IN GIRO «Con l’accordo i salari non perderanno un euro, anzi in busta paga resteranno in media dai 300 ai mille euro netti», rivendicano il segretario generale della Cisl Raffaele Bonanni e quello confederale della Uil, Paolo Pirani. «Ma a salvarli sarà il sacrificio dei precari», ribatte polemica la Camusso, riferendosi al passaggio dell’intesa in cui si stabilisce che per il salario di merito nei prossimi anni «potranno essere utilizzate esclusivamente le risorse aggiuntive », derivanti dai risparmi delle amministrazioni. In ogni caso, è chiaro che per effetto dell’inflazione, anche lasciando inalterati i salari nominali, il potere d’acquisto dei dipendenti pubblici è destinato a diminuire. Anche per questo, per la leader della Cgil e per quella della Fp-Cgil, Rossana Dettori, siamo di fronte a «una presa in giro dei lavoratori». Camusso sintetizza così le ragioni di Corso d’Italia: «Per la Cgil la firma di un’intesa riguarda sempre il merito delle questioni. In questo caso vorrebbe dire sottoscrivere un accordo che si basa su una riforma che non abbiamo condiviso, significa ridurre le risorse per il pubblico impiego, non votare le Rsu (rappresentanze sindacali unitarie, ndr) e mettere una pietra sulla questione dei precari». Poi, rivolta ai suoi colleghi aggiunge: «Sostengono il governo nelle code velenose della sua esistenza».E infine: «È stata stralciata una legge dello Stato che si basa su un accordo firmato da tutti sulla rappresentanza e sulla democrazia.


 


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