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Appello-Diamo voce alle università

https://www.bur.it/diamovoce/diamovoce.php DOCUMENTO Chi lavora e studia nelle università assiste sempre più preoccupato alla determinazione con cui il Ministro Moratti porta avanti il suo dise...

07/11/2004
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https://www.bur.it/diamovoce/diamovoce.php

DOCUMENTO

Chi lavora e studia nelle università assiste sempre più preoccupato alla determinazione con cui il Ministro Moratti porta avanti il suo disegno contro-riformatore, senza tenere in alcun conto la contrarietà espressa da gran parte del mondo universitario.

L'Università si oppone, il Ministro procede

Nel giugno scorso la CRUI, il CUN e le conferenze dei presidi di facoltà esprimevano concordi le loro forti perplessità sulle modifiche che il Ministro intendeva apportare all'attuale sistema didattico universitario. In luglio il decreto di modifica veniva firmato dal Ministro senza che nessuna delle perplessità espresse dalle rappresentanze del mondo accademico fosse stata presa in considerazione.

Decine di senati accademici e consigli di facoltà in tutta Italia hanno espresso contrarietà al disegno di legge ministeriale sullo stato giuridico dei docenti e sui concorsi attualmente in discussione in Parlamento. Il presidente della CRUI lo ha vigorosamente criticato nella relazione annuale sullo stato delle università alla presenza del Ministro. Forme di mobilitazione e di protesta si stanno estendendo a macchia d'olio negli atenei. Eppure il Ministro non ha manifestato disponibilità a riconsiderare la sua proposta di legge.

Il mondo universitario - docenti, studenti, tecnici, amministrativi - sembra non aver voce

Non si sente certamente rappresentato da coloro che pontificano sulle università dalle pagine dei grandi giornali dimostrando di non conoscerle affatto nella loro varietà e complessità. Spesso non si sente rappresentato nemmeno dai partiti, dai sindacati, dai parlamentari, percepiti da molti come scarsamente sensibili a questo settore cruciale della società.

La grande maggioranza di loro non è per nulla ostile ad interventi di adeguamento del disegno riformista avviato negli anni '90. Anzi li ritiene urgenti - insieme a risorse finanziarie significativamente accresciute affinché gli atenei possano giocare meglio il loro ruolo strategico centrale nella società della conoscenza. Non è invece disposta a seguire il Ministro nella demolizione di quanto di buono è stato costruito negli
ultimi anni con l'impegno straordinario, faticoso quanto appassionato e ignoto, di decine di migliaia di docenti, studenti, tecnici e amministrativi.

Il nuovo sistema didattico: migliorarlo, senza rinunciare ai suoi capisaldi

Il nuovo sistema didattico universitario italiano (DM 509/99),
armonizzato su scala europea, può e deve essere migliorato ma senza rinunciare ai suoi capisaldi innovativi e ai suoi ambiziosi obbiettivi. L'autonomia didattica degli atenei, i titoli di studio su più livelli consecutivi, l'integrazione tra saperi metodologici e professionali, l'attenzione alla domanda formativa, il ripensamento dell'offerta didattica e del senso culturale del lavoro di ciascun docente, la rottura dell'isolamento autoreferenziale delle università mediante gli stages e la consultazione delle parti sociali, l'introduzione di sistemi di valutazione e accreditamento a livello locale e nazionale, l'investimento nell'alta formazione e nel dottorato di ricerca costituiscono una proposta complessiva di innovazione del sistema di produzione e trasmissione del sapere ben più significativa della banalizzazione espressa dalla formuletta 3+2.

Con incredibile rapidità questi capisaldi stanno già esplicando i primi effetti positivi in direzione dei veri obbiettivi strategici della riforma: l'innalzamento del livello di istruzione del Paese portando quote crescenti della popolazione ad una formazione universitaria di qualità, il miglioramento della capacità dei laureati di orientarsi culturalmente nella complessità contemporanea, la corrispondenza tra ciò che si insegna e ciò che realmente imparano gli studenti, l'attenzione alle conoscenze necessarie nelle professioni. Ben altro che lo slogan 3+2=0 appena inventato dai nostalgici di un passato tutt'altro che aureo, dimentichi della profonda crisi che da decenni attanaglia le nostre università. Sono invece obbiettivi strategici dell'intera società che chiamano tutti, senza mortificare alcun docente e alcun ambito disciplinare, a misurarsi con le grandi sfide culturali, sociali ed economiche del presente e del prossimo futuro.

Lo stato giuridico: superare l'assetto del 1980 non con una contrattualizzazione selvaggia, ma con un reclutamento che si misuri con la competizione scientifica internazionale e che responsabilizzi chi effettua le scelte

Lo stato giuridico dei docenti (professori e ricercatori) introdotto nel 1980 è ormai superato. Occorre stabilire chiaramente doveri e diritti di ciascun docente in un sistema di università autonome, recuperare il senso di una carriera basata sul merito (separando reclutamento da promozioni), premiare l'impegno di chi sceglie di dedicarsi esclusivamente all'attività universitaria, attrarre ed inserire nella carriera accademica i giovani migliori, tenendo sempre presente che la ricerca e la didattica sono le funzioni primarie di ogni ateneo e che la loro compresenza costante caratterizza l'Università. Guardando ad altri Paesi senza esterofilia, è facile accorgersi che la contrattualizzazione selvaggia e senza prospettive proposta dal Governo non corrisponde affatto a modelli stranieri di successo e, soprattutto, non garantisce di veder migliorare il funzionamento dell'università italiana né sul piano scientifico né su quello didattico. Né pare cosciente delle dinamiche reali del personale universitario (alta età media e prossimi pensionamenti, carenza di posizioni stabili per giovani ricercatori, etc.) e dei rischi che induce per la libertà intellettuale e l'innovatività culturale.

Il nuovo sistema concorsuale per i docenti (L. 210/98) ha dato alcuni effetti positivi; tuttavia non ha risolto, anzi talora ha aggravato, i difetti storici del localismo nel reclutamento e del lobbismo antimeritocratico di piccole comunità disciplinari. Può e deve essere migliorato, come tutto il sistema di gestione degli organici da parte delle università, ma non certo ritornando ad un sistema accentrato che aveva evidenziato esattamente gli stessi difetti, per di più soffrendo di inaccettabili lentezze. Le migliori esperienze straniere mostrano che scelte ottimali di reclutamento e avanzamento di carriera sono perfettamente compatibili con selezioni locali, a condizione che ci si integri nelle comunità disciplinari internazionali e nelle relative regole di valutazione della qualità scientifica e che si provveda a responsabilizzare le scelte delle università con incentivi e disincentivi ad effetto preciso e rapido. Non è del resto un caso che le distorsioni concorsuali siano minori nelle discipline dove la ricerca è più integrata a livello internazionale e dove sia diffusa l'abitudine a lavorare in team transnazionali.

Gli altri temi da affrontare

Sappiamo che è illusorio affrontare riforma della didattica e stato giuridico senza ripensare anche altri temi: i diritti degli studenti universitari, primo fra tutti il diritto allo studio per i capaci e meritevoli provenienti da famiglie non abbienti; l'unitarietà del sistema pubblico del sapere: scuola, università, ricerca; i principi di un efficiente sistema di governo e di amministrazione delle università autonome; un sistema nazionale di valutazione della qualità delle attività universitarie; le regole e le risorse che possono far rifiorire la libera ricerca come sorgente iniziale di ogni avanzamento culturale e di ogni innovazione tecnologica. Occorre soprattutto riaprire il reclutamento per i giovani più brillanti, prima che sia troppo tardi per evitare la loro fuga da un'università chiusa che invecchia ogni giorno di più.

Su questi e su molti altri punti il mondo universitario vuole dire la sua, vuole apportare la propria esperienza alle scelte strategiche dell'Italia perché ha piena consapevolezza dell'importanza della formazione superiore dei giovani e dello sviluppo della ricerca per il futuro del nostro Paese.

Fermare il Ministro Moratti, e parlare all'opposizione: per la riforma, un'agenda condivisa

Occorre fermare il Ministro Moratti; ma occorre anche - e soprattutto - impostare le linee di azione del futuro, per riprendere appena possibile un percorso di crescita e di innovazione che è stato interrotto. E' necessario un confronto approfondito di tante proposte e buone pratiche nate in contesti diversi in modo da generare una sintesi politica condivisa e la base di una nuova agenda per la riforma dell'università. E' in particolare necessario parlare - sin d'ora - alle forze politiche di opposizione e confrontarsi con loro perché nessuna riforma piova mai più dall'alto.

Vogliamo dare voce a questa università che vive già nel futuro e che è pronta ad agire per un continuo miglioramento, anche con atti coraggiosi di profondo cambiamento, ove necessari, senza però venir meno alle caratteristiche fondanti delle sue tradizioni costitutive. Vogliamo impostare un discorso progressista, aperto e costruttivo, opponendoci a troppi conservatorismi di destra e di sinistra.

A Roma, sabato 20 novembre

Vi proponiamo perciò di essere a Roma sabato 20 novembre per una giornata nazionale di mobilitazione e discussione, per poter esprimere in tanti il nostro punto di vista alle forze politiche. Se ognuno di noi si impegna a portare con sé un gruppo di colleghi disposti a impegnarsi in questo progetto, potremo essere in molti. E' il nostro obbiettivo per dare un segnale forte al Governo e al Paese.

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Il documento è stato proposto da:
Chiara Acciarini, Gabriele Anzellotti, Franca Bimbi, Bianca Maria Bosco Tedeschini Lalli, Marina Camboni, Giliberto Capano, Rino Falcone, Gianni Guastella, Luciano Guerzoni, Giunio Luzzatto, Andrea Martella, Guido Martinotti, Luciano Modica, Roberto Moscati, Clotilde Pontecorvo, Dino Rizzi, Nicola Sartor, Walter Tocci, Cristiano Violani

Tra i primi firmatari figurano:
Marco Andreatta, Giovanni Bachelet, Carlo Bernardini, Lucio Bianco, Marco Boato, Francesco Bossa, Carlo Calandra Buonaura, Luigi Carrino, Alessandro Cavalli, Roberto Cipriani, Andrea Colasio, Alberto Conte, Luciano Corradini, Roberto Damiani, Giampaolo D'Andrea, Marina Dachà, Nino Dazzi, Antonio De Lillo, Santo Di Nuovo, Rosella Franceschi, Vittoria Franco, Pier Francesco Ghetti, Renato Guarini, Francesco Lenci, Piero Lucisano, Maria Rosa Manieri, Susanna Mantovani, Mauro Marino, Enzo Mingione, Vincenzo Morra, Gilberto Muraro, Ferdinando Palmieri, Leo Peppe, Flavio Pressacco, Roberto Pujia, Marino Regini, Luigi Ruggiu, Fabio Ruzzier, Massimo Scalia, Roberto Sinigaglia, Albertina Soliani, Fulvio Tessitore, Giuseppe Vallar, Benedetto Vertecchi



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