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A scuola il 7, no al rinvio In presenza metà alunni e si entrerà dalle 8 alle 10

a grande incognita resta sempre la curva dei contagi che, da qui alla prima settimana del nuovo anno, potrebbe stravolgere tutti i piani

24/12/2020
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Il Messaggero

 Si torna in classe, tutti d'accordo sulla data del 7 gennaio. Per ora. La grande incognita, infatti, resta sempre la curva dei contagi che, da qui alla prima settimana del nuovo anno, potrebbe stravolgere tutti i piani, a livello nazionale ma non solo: anche le singole Regioni, come già accaduto a settembre, potrebbero temere l'aumento dei casi positivi e decidere così di posticipare il rientro.
Ma oggi la strada intrapresa dalla Conferenza Unificata, tra Governo, Regioni, Province autonome, Province, Città metropolitane e Comuni è quella del rientro delle scuole superiori il 7 gennaio. Visto che sono in didattica a distanza al 100% da novembre. Il rientro in presenza ora deve essere assicurato almeno per il 50% degli studenti e poi, nell'arco di qualche giorno o anche di una settimana, si dovrà arrivare al 75%. Su questo punto sarà predisposta un'ordinanza del ministero della salute. «Ho raccomandato ha commentato il Premier Conte - perché ci sia un'apertura differenziata scuola per scuola, paese per paese, nel segno della flessibilità: è l'unica possibilità che abbiamo per evitare criticità che si concentrano anche sui trasporti».
MASSIMA FLESSIBILITÀSi torna quindi in classe per metà per poi aumentare il numero dei presenti tra i banchi mano a mano che la situazione si stabilizza. Soddisfatti per l'accordo il ministro per gli affari regionali Francesco Boccia, che ha lavorato per l'intesa tra i diversi enti locali, e la ministra all'istruzione, Lucia Azzolina, che da sempre spinge per il rientro in presenza dei ragazzi più grandi: «Gli studenti finalmente potranno tornare a scuola. È giusto che possano farlo grazie all'impegno di tutte le istituzioni coinvolte».
Resta ancora da risolvere il problema del trasporto pubblico: le difficoltà sono innegabili, far marciare bus e metropolitane al 50% manda in affanno l'intero sistema. Per quanto riguarda il flusso degli studenti che arriverà dal 7 gennaio, l'idea è di creare due blocchi distinti per diluire l'orario di punta: si parte con un primo ingresso a scuola alle 8 e poi un secondo arrivo alle 10. Le scuole, che normalmente fanno lezione fino al venerdì, potranno anche decidere di aprire il sabato mattina: si tratta di una possibilità legata alla necessità di trovare spazi aggiuntivi o di ridurre l'orario giornaliero evitando di far terminare le lezioni a metà pomeriggio.
In questi casi, sia per gli orari scaglionati sia per l'apertura degli istituti su sei giorni settimanali, sarà previsto un finanziamento per un riconoscimento del salario accessorio per il personale.
Il problema dei trasporti è nelle mani dei tavoli territoriali gestiti dai Prefetti, che stanno raccogliendo i dati: si sta lavorando infatti per avviare convenzioni con strutture private per poter contare sulla disponibilità di pullman turistici. Ma non solo, sarà necessario anche incentivare lo smart working per il settore pubblico e privato e la flessibilità degli orari delle attività commerciali. Lo scaglionamento orario, quindi, non riguarderà solo le aule scolastiche ma deve interessare anche negozi e uffici.
Sul piano sanitario si interverrà anche nelle scuole: come richiesto da tempo dai presidi, infatti, dovrà essere elaborato dalle Regioni in accordo con le Asl un piano operativo per garantire un attento screening della popolazione scolastica. Si tratterà di una sorta di corsia preferenziale per la scuola, a cominciare dai tamponi immediati ai contatti stretti di uno studente o di un docente positivo.
Lorena Loiacono 
Diodato Pirone


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