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A fine mese il piano scuola, cambiano programmi e competenze

Si attende un piano scuola che dovrebbe riguardare tre grandi temi: i programmi e le competenze, l’autonomia scolastica e i docenti.

18/08/2014
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Il Messaggero

IL PROGETTO
ROMA Un Paese che non riesce a garantire una solida istruzione per i giovani è un Paese destinato a fallire. Fu il sottosegretario Graziano Delrio, a pochi giorni dall’insediamento del governo Renzi, a spiegare uno degli obiettivi che l’esecutivo intendeva raggiungere: rivoluzionare l’istruzione italiana. Per gradi, naturalmente. E per priorità. Molto è stato fatto, molto altro resta da fare e il prossimo 29 agosto, quando il governo si riunirà per il Consiglio dei ministri, potrebbe essere il giorno valido per aggiungere un nuovo tassello a quel processo rivoluzionario annunciato. Si attende un piano scuola che dovrebbe riguardare tre grandi temi: i programmi e le competenze, l’autonomia scolastica e i docenti. Nei mesi passati l’esecutivo e il dicastero di viale Trastevere hanno licenziato un primo capitolo della rivoluzione e cioè quello riguardante l’edilizia scolastica. Scuole belle, scuole sicure e scuole nuove, i tre filoni del progetto che riguarderà complessivamente nei prossimi due anni 20.845 plessi - dei 41mila nazionali - per investimenti che superano il miliardo di euro.
LE NOVITÀ
Intanto gli studenti, che entro il prossimo 17 settembre torneranno sui banchi, si troveranno di fronte alcune importanti novità, riguardanti la didattica. Sul fronte delle materie sarà ripristinato l’insegnamento della geografia, musica e storia dell’arte. L’informatica diventerà materia sperimentale fin dalle elementari. E per quanto difficile resta l’utilizzo di strumenti multimediali nelle classi italiane, il governo ha deciso di ripartire da zero, investendo sulla connessione a internet veloce. Finora sono 973 le scuole che hanno partecipato al bando per attivare una rete wireless. Segue l’insegnamento della lingua inglese già alle primarie con una verifica specifica anche durante l’esame di maturità che, dal 2015, dovrebbe prevedere una seconda prova più snella e una tesina meno influente sul giudizio finale.
LE QUESTIONI APERTE

Tuttavia, le “voci” che chiedono interventi risolutivi sono molte altre. A partire dall’annoso problema della dispersione scolastica (167 mila gli studenti che dal 2009 al 2014 hanno lasciato i banchi) ai precari, con le graduatorie a esaurimento ancora cariche e un nuovo concorso già annunciato per il prossimo anno, quando la maggior parte dei vincitori della precedente selezione del 2012 restano ancora da chiamare. Quest’anno entreranno di ruolo solo 28.781 insegnanti. E ancora: i docenti di “quota 96”, bloccati nella loro corsa alla pensione dalla riforma Fornero, che avrebbero dovuto liberare oltre 4 mila cattedre e che promettono di scendere in piazza proprio il prossimo 29 agosto. Si prosegue con le borse di studio per gli universitari ridotte all’osso e le tasse tra le più alte d’Europa. Senza contare la questione test d’ingresso alle università, soprattutto per la facoltà di Medicina e chirurgia, sulla quale il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, aveva promesso una bozza di revisione con un possibile passaggio al modello francese entro la fine di luglio, di cui però ancora non c’è traccia.
Camilla Mozzetti


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