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"A casa gli alunni tornati dalla Cina" Ma non c’è obbligo, lite nel governo

Il ministero della Salute cambia la circolare: invito a non rientrare in classe e assenze giustificate fino a 14 giorni Salvini: avevano ragione i governatori leghisti, qualcuno si scusi. Italia Viva: sbagliato che scelgano le famiglie Quarantena volontaria: è questa la strada scelta per evitare pericoli di contagio a scuola Il testo rivisto e corretto però non spegne le polemiche

09/02/2020
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la Repubblica

mi.bo.

Tutti i bambini rientrati negli ultimi 14 giorni dalle aree della Cina colpite dall’epidemia saranno sottoposti a una sorveglianza attiva da parte delle Asl, che inoltre «proporranno e favoriranno» la permanenza a domicilio degli alunni. Al ministero della Salute hanno lavorato per tre giorni alla nuova circolare sulle scuole e alla fine ieri l’hanno pubblicata. C’era da dare seguito alle richieste di tre regioni e una provincia autonoma governate dalla Lega (Veneto, Friuli Venezia Giulia, Lombardia e Trento) che giudicavano troppo blando il vecchio atto, pubblicato il primo febbraio.

Quel testo non prevedeva l’isolamento dei bambini tornati da meno giorni rispetto alla durata dell’incubazione dalle aree a rischio e i governatori, ma anche tecnici come l’ex presidente dell’Istituto superiore di sanità Walter Ricciardi e il virologo Roberto Burioni, chiedevano invece che gli alunni a rischio fossero tenuti a casa. Il ministero però non aveva intenzione di smentire la linea tenuta fino ad ora e così ha scritto un nuovo atto che va sì incontro a quanto richiesto, come dimostrano le reazioni soddisfatte dei presidenti, ma allo stesso tempo non impone alcuna quarantena, perché «la scuola è un diritto». Piuttosto incarica le Asl di lavorare con le scuole per convincere le famiglie di chi è a rischio a fare l’isolamento. A rendere tutto più facile c’è la circostanza che chi rientra dall’Hubei spesso già adesso si mette in quarantena da solo.

Il provvedimento, secondo le stime del ministero dell’Istruzione, riguarda 500 bambini più piccoli e altrettanti studenti liceali e universitari che rientreranno in queste ore. In base alla circolare è il dirigente scolastico ad informare la Asl del rientro a scuola di un ragazzo tornato dalle are a rischio. Se il caso è di quelli da approfondire, il dipartimento «mette in atto, unitamente con la famiglia, una sorveglianza attiva, quotidiana, per la valutazione della eventuale febbre ed altri sintomi». In tutti i casi, si dice ancora, «il dipartimento propone e favorisce l’adozione della permanenza volontaria, fiduciaria, a domicilio, fino al completamento del periodo di 14 giorni ». Il ministero all’Istruzione chiederà ai presidi di considerare quei giorni delle assenze giustificate.

La circolare ha ricevuto il plauso del governatore del Veneto Luca Zaia, che in questi giorni ha sentito spesso Roberto Speranza. «Il ministro si dimostra corretto e responsabile, scegliendo la via della tutela della salute e del bene dei cittadini». Sulle stesse posizioni gli altri presidenti, cioè Fontana («il nostro buonsenso ha prevalso, Speranza non si è lasciato condizionare da quei sepolcri imbiancati che hanno voluto strumentalizzare la nostra richiesta »), Fedriga e Fugatti di Lombardia, Friuli e Trento. Ha toni assai meno concilianti Matteo Salvini, segretario della Lega: «Anche il ministero alla fine ha deciso. I governatori della Lega, insultati da qualche fesso di sinistra per giorni, allora avevano ragione e aspettano le scuse di chi li ha accusati di allarmismo è razzismo: prevenire è meglio che curare ». Renzi di Italia Viva ha condiviso un tweet critico della deputata Lisa Noja: «Sul coronavirus, i ministri competenti seguano gli scienziati. E se esperti di fama dicono di tenere a casa per qualche giorno alunni di ogni nazionalità rientrati dalla Cina, siano le istituzioni a decidere e non mettano il peso della scelta sulle famiglie. Governare è scegliere». Il presidente dei presidi Giannelli invita ora «tutte le famiglie a collaborare serenamente con le scuole», I presidi del Lazio invece sono critici: «Certe circolari tengono conto dello stato d’ansia nelle famiglie ma non danno certezze».


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