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Unità: I precari «fantasma» davanti al rettorato dell’Ateneo di Pisa

Sono 1088 e non hanno ancora ricevuto nessuna risposta sul loro futuro lavorativo nell’Università. «La gavetta non può essere considerata a vita»

22/04/2006
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l'Unità

di Valentina Buti/ Pisa

IN SUPREMAE PRECARIETATIS. Uno spettro si aggira per l'Ateneo di Pisa: lo spettro del precariato. Anzi, gli spettri in realtà sono 1088 come dimostrano i dati del referendum del mese scorso con cui si sono autocensiti. Si tratta dei precari della ricerca e
della didattica dell'Università pisana che ieri si sono riuniti in un presidio davanti alla sede del rettorato per manifestare contro il silenzio degli organi istituzionali e del Rettore Marco Pasquali di fronte al quadro preoccupante emerso dal censimento del 29 e del 30 marzo. «Fino ad ora ci hanno considerato fantasmi, adesso vogliamo farci sentire, per questo chiediamo l'apertura immediata di un tavolo di trattative» afferma Elena Pierazzo, assegnista presso il dipartimento di Studi Italianistici. L'elaborazione preliminare dei dati del referendum rivela che i precari dell'Ateneo pisano sono soggetti ad una "giungla" di contratti, 17 per l'esattezza tra co.co.co., co.co.pro., specializzandi, assegnisti e dottorandi. «La gavetta in ambito accademico non può essere evitata. Ma non si può fare a vita. Altrimenti diventa sfruttamento - dichiara Luca Frassineti, vice direttore del modulo professionalizzante Pesp - Dai dati risulta che l'età media dei precari è di 31 anni, si ha quindi a che fare con donne e uomini per i quali il domani è un'incognita». Alla mancanza di risposta del Rettore Pasquali, si aggiunge quella dei docenti dell'Ateneo che in un primo momento hanno supportato la protesta dei precari. «Per loro noi rappresentiamo forza lavoro da sfruttare. Anzi, l'università non ci ritiene nemmeno lavoratori, i dottorandi ad esempio sono definiti "soggetti in formazione", nonostante svolgano il lavoro dei docenti» denuncia Antonella Ara, precaria dal 1993, attualmente assunta presso la facoltà di Agraria con un contratto a collaborazione. «Ci aspettiamo che il governo di centro sinistra - conclude Frassineti - mantenga le promesse fatte in campagna elettorale per deprecarizzare la società italiana».


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