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Unità-Bologna-"Manca l'insegnante di sostegno? Fate causa"

"Manca l'insegnante di sostegno? Fate causa" Cattini (Cgil): "In regione oltre 245 casi di disabili a cui non è riconosciuto un diritto" Adriana Comaschi BOLOGNA "Spiace dirlo, ma il c...

17/09/2004
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l'Unità

"Manca l'insegnante di sostegno? Fate causa"

Cattini (Cgil): "In regione oltre 245 casi di disabili a cui non è riconosciuto un diritto"

Adriana Comaschi

BOLOGNA "Spiace dirlo, ma il caso della bambina bolognese, disabile, che mercoledì non ha potuto iniziare la scuola perché mancava l'insegnante di sostegno non è né eccezionale, né isolato: in Emilia-Romagna ce ne sono altri 245". A fare i conti in tasca ai tagli del ministero di Letizia Moratti sul sostegno è Claudio Cattini, segretario regionale della Cgil scuola. Che alle famiglie come quella della bambina bolognese rivolge un appello: "Se i vostri figli, portatori di handicap, non hanno avuto fin dal primo giorno il docente di sostegno che spetterebbe loro, fate causa al rappresentante del ministero in regione, cioè all'Ufficio scolastico di Lucrezia Stellacci".
È durissimo, Cattini, nel disegnare il quadro del sostegno in regione: "Nella migliore delle ipotesi, alcuni - non tutti - di questi 245 ragazzi avranno solo una parte delle ore che spettano loro coperte. E certo non da un docente statale, né comunale ma da un educatore". Senza contare che, come nel caso denunciato a Bologna, questa persona potrebbe essere sostituita in corso d'anno. Alla radice di una situazione "gravissima, che purtroppo viene a galla solo quando ci si sbatte contro come in questa storia", c'è la scure del ministero. Basta mettere in fila alcune cifre, che arrivano dallo stesso Usr, per capirlo. Su 441 mila alunni in Emilia-Romagna, quelli disabili sono 9702, pari al 2,2% della popolazione scolastica, rispetto ai 9281 dello scorso anno. "La legge è chiarissima - spiega Cattini -ci deve essere un docente di sostegno ogni 138 iscritti, a prescindere da quanti siano poi quelli portatori di handicap. Un criterio stabilito dal legislatore perché così il sostegno copre non solo l'handicap fisico, ma anche il disagio psicologico. Dunque -calcola - sulla base dei dati di cui sopra l'Emilia-Romagna avrebbe diritto a 3196 docenti di sostegno. Bene, il ministero ne ha assegnati solo 2951: ne mancano, allora, 245, solo sul fabbisogno "teorico"".
È vero che poi ci sono anche i posti cosiddetti "in deroga", calcolati in base all'effettivo numeri di alunni disabili sul territorio: per questi il ministero ha assegnato altri 1463 insegnanti, ma "per esplicita ammissione dello stesso Usr si tratta solo della metà di quelli necessari". Quindi, non solo i posti in deroga non hanno sanato la mancanza iniziale di 245 insegnanti di sostegno, ma il "gap" tra bisogni e risposta dello Stato si è aggravato ancora di più. Una situazione che in tanti - a cominciare dai sindacati e dall'assessorato regionale di Mariangela Bastico - avevano denunciato fin da maggio. E ora, con l'apertura delle aule, secondo Cattini è inevitabile che i casi come quello bolognese venuto alla ribalta ieri comincino a sommarsi. "Perché - spiega il segretario della Cgil - con questo meccanismo di disinvestimento continuo, è evidente che qualcuno si fa del male. Se si mette in piedi una scuola che seleziona qualcuno deve rimanere fuori".
Ed è proprio quello che sta succedendo agli alunni disabili: "Non a caso sappiamo che c'è una sofferenza sul sostegno soprattutto alle superiori, che la Moratti non considera più scuola dell'obbligo". A questo si aggiunga che "in Emilia-Romagna sono sopra la media nazionale sia il rapporto alunni disabili/docente, sia quello di alunni per classe, sia infine il rapporto tra numero di insegnanti e iscritti", ricapitola Cattini. Il fatto è che il ministero ricorre ad "artifizi - continua la Cgil - per tagliare un servizio, visto solo come una spesa. Ma la legge 104 non dice che gli alunni disabili hanno diritto al sostegno solo "fino a un certo punto": quello di un insegnante specifico per loro è un diritto, punto e basta". Da qui l'appello rivolto alle famiglie coinvolte: "Fate causa davanti al giudice del lavoro - conclude Cattini - se la fate vincerete come è già successo a Roma. I genitori non possono essere lasciati da soli ma l'iniziativa deve partire da loro".


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