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Repubblica/Torino: "Scuole in rosso, a rischio gli straordinari"

La denuncia della Cgil: ogni direzione vanta in media 40 mila euro di credito

26/02/2009
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la Repubblica

Piotto: "Con questo ammanco il nostro sistema può arrivare alla paralisi"

STEFANO PAROLA

Nelle casse delle scuole torinesi c´è un buco di 5 milioni. I presidi non c´entrano, nessuno di loro è scappato col malloppo o si è concesso spese "extra". Semplicemente quel denaro doveva arrivare dal ministero dell´Istruzione e invece non è arrivato. È successo lo scorso anno, così come è accaduto nel 2007 e anche nel 2006. Sono tre anni che da Roma arrivano meno soldi del dovuto. Eppure quel denaro agli istituti serve: ci devono pagare le supplenze, ma anche gli straordinari del personale tecnico-amministrativo e le ore in più lavorate dai docenti di ruolo, in particolare quelle trascorse a tenere i corsi di recupero e gli esami di stato.

Si calcola che ogni singola scuola del torinese sia in credito mediamente di 40 mila euro con il ministero dell´Istruzione. Questo secondo una stima che la Flc-Cgil Torino definisce ottimistica: «Il dato reale potrebbe essere ben peggiore - spiega il segretario del sindacato, Igor Piotto -, anzi stiamo inviando comunicazioni ai nostri rappresentanti nelle scuole e ai dirigenti scolastici per chiedere di calcolare quale sia la reale situazione di sofferenza finanziaria dei loro istituti». Il sindacato, insomma, vuole vederci chiaro, anche perché, sostiene Piotto, «si tratta di un ammanco che mette a dura prova il sistema scolastico torinese, che in questo modo rischia la paralisi sia dal punto di vista didattico che amministrativo».

Come fanno gli istituti a restare a galla senza tutto questo denaro? Si danno a una sorta di "finanza creativa", spostano somme da una parte per tappare buchi dall´altra. Le scuole ricevono da Roma quello che in gergo si chiama "capitolone", cioè una somma formata da varie voci di finanziamento: una riguarda le spese per le supplenze, l´altra il funzionamento didattico-amministrativo, una il fondo d´istituto e, per le scuole superiori, ci sono anche le voci per i corsi di recupero e per gli esami di maturità. I fondi che da Roma non arrivano mai completi sono quelli destinati a pagare gli stipendi dei supplenti. Somme che i presidi non possono non versare, sia per questioni di "umanità" nei confronti del docente precario, sia perché per loro vorrebbe dire quasi automaticamente farsi trascinare davanti a un tribunale del lavoro.

E allora i presidi ricorrono agli espedienti più disparati, come racconta Ignazio Sarlo, coordinatore regionale dei dirigenti scolastici torinesi e capo della direzione didattica di San Mauro Torinese: «Per pagare i supplenti siamo costretti a utilizzare la liquidità che abbiamo in cassa, cioè a toccare il fondo di istituto o altre voci del "capitolone", di solito quelle che servono a pagare gli "extra" agli insegnanti o al personale tecnico-amministrativo». In sostanza, per coprire certe spese bisogna tagliare. Dove? Il preside ha ampia scelta: può bloccare gli straordinari, può non retribuire ai docenti il denaro dovuto per i corsi di recupero e gli esami di stato, può limare i costi di funzionamento (per esempio, scegliendo di non acquistare la carta igienica per i bagni, come accade in un numero sempre maggiore di scuole).

Per il momento non è chiaro se e quando saranno versati questi 5 milioni arretrati che il ministero deve alle scuole torinesi. Si vocifera che tra qualche tempo potrebbe arrivarne solo una parte, quasi di sicuro non arriveranno tutti. Nel frattempo, i dirigenti scolastici utilizzano la voce "crediti" per far quadrare i conti ed evitare quella che sarebbe né più né meno una bancarotta: «Su indicazione del ministero - spiega Davide Babboni, preside della media Alvaro-Modigliani - questi residui vanno inseriti a bilancio come attivi. Se un giorno dovessimo toglierli dal rendiconto, più di un istituto andrebbe in rosso. Comunque per prudenza quando programmiamo le spese noi teniamo sempre conto soltanto degli importi che siamo certi di ricevere».


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