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Repubblica-Torino-L'INSEGNANTE -Sono felice di tornare fate studiare anche me

L'INSEGNANTE Sono felice di tornare fate studiare anche me le classi Abbiamo più classi, meno fondi per l'aggiornamento, stessa retribuzione PAOLA DELLA VALLE* ...

07/09/2003
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la Repubblica

L'INSEGNANTE
Sono felice di tornare fate studiare anche me
le classi Abbiamo più classi, meno fondi per l'aggiornamento, stessa retribuzione
PAOLA DELLA VALLE*


Se si sceglie di fare questo mestiere è perché, senza timore di esagerare, lo si sente un po' come una missione. Siamo noi, professori e maestri, che costruiamo il futuro. E poi lavorare con i giovani è gratificante perché sei continuamente a contatto con qualcosa che si rinnova. Per cui per me ritornare a scuola, domani, vuol dire, prima di tutto, rivedere i miei allievi: iniziare un anno scolastico significa lanciarsi in una nuova avventura in cui un insegnante è solo il leader di un gruppo. Poter seguire i ragazzi dal primo all'ultimo anno è straordinario: li prendiamo bambini e li lasciamo adulti. È una grande gratificazione per noi, ed è il migliore antidoto contro la noia, la ripetitività: perché i ragazzi sono ogni anno diversi e così ogni anno si deve insegnare in modo differente. Per questo è importante che anche noi docenti possiamo continuare a studiare. E allora dovrebbero esserci più risorse per la nostra formazione, in particolare per chi insegna lingue straniere cui dovrebbe essere garantito l'aggiornamento linguistico.
Ma non sarà un anno facile: le mie paure sono naturalmente quelle legate alle conseguenze dei tagli che la Finanziaria ha imposto alla scuola e alle ormai famose 18 ore in cattedra per gli insegnanti. Un problema che si rifletterà sulla qualità dell'insegnamento. Molti docenti saranno costretti ad avere un numero alto di classi: io ne avrò sei contro le quattro degli anni scorsi. Insegnare a oltre cento studenti significa conoscerli meno, preparare peggio le lezioni, avere più compiti da correggere. A fronte di una retribuzione che resta sempre la stessa.
Dall'altro lato ci sono le speranze: come insegnante del classico sono felice della ripresa delle iscrizioni in questo tipo di liceo. Vuol dire che le famiglie credono ancora nella solida base formativa che offre. Ma le famiglie ci fanno anche richieste precise: di un liceo rinnovato aperto all'esterno, che potenzi ad esempio l'insegnamento delle lingue straniere e attualizzi i programmi. Proprio per questo qui all'Alfieri il progetto di liceo della Comunicazione ha avuto un grande successo. È necessario però che ci siano le risorse, gli strumenti adatti: ad esempio, nel mio settore laboratori linguistici e la possibilità di viaggi all'estero per gli studenti. Per tutti, non solo per i più ricchi.
(*insegnante di inglese al liceo classico Vittorio Alfieri)


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