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Repubblica-Palermo-LA SCUOLA SCONFITTA DALLA SOCIETÀ

LA SCUOLA SCONFITTA DALLA SOCIETÀ NINO BLANDO Volevate un'altra prova di come oggi s...

04/12/2003
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la Repubblica

LA SCUOLA SCONFITTA DALLA SOCIETÀ
NINO BLANDO


Volevate un'altra prova di come oggi siano soprattutto l'arte e la televisione a creare davvero la realtà o a indurre effetti di realtà? Un'ulteriore conferma circa la forza dirompente della rappresentazione selettiva rispetto all'inerte e grezza materia che aspetta semplicemente di essere illuminata dalle luci abbaglianti di una telecamera per esistere? Ecco un film americano fatto apposta per certificare quella che ormai risulta essere una banale verità. Si chiama "Thirteen-13 anni" e ha recentemente sollevato il velo (mentre alcune, in Francia, lo mettevano) sul nuovo universo delle ragazzine con gran rumore di critica.
Storia, molto verosimile, di due brucianti fanciulle in fiore e della loro esistenza al massimo sulla linea d'ombra di una prima, confusa maturità. Fretta di crescere, fretta di mordere la vita, fretta di sperimentare il sesso, di fare e farsi del male. Al di là delle punte più estreme rappresentate sullo schermo, non sapremmo tuttavia dire se questo della "culture girl" sia un fenomeno reale o piuttosto indotto artificialmente dai mass media, in omaggio al lolitismo dilagante e da noi, del resto, conosciuto fin dai tempi di una famigerata trasmissione televisiva come "Non è la Rai". Certo di piercing e ombelichi al vento se ne vedono a iosa anche per le nostre strade.
Ma mentre fiumi di inchiostro vengono tuttora versati a partire da questo film, un altro fenomeno affine nonché davvero drammatico - benché privo di qualsiasi appeal - si consuma nel più totale silenzio. Stiamo definitivamente perdendo un pezzo delle nuove generazioni. Chi opera nei punti di osservazione privilegiata come sono le scuole di Palermo può testimoniarlo senza tema di smentite. Oggi si pone una nuova questione sociale giovanile dai risvolti pericolosissimi, peraltro in un contesto che vede un arretramento e un disfacimento del tessuto civile della città empiricamente accertabile. Perché la scuola, da sola, non ce la fa più a essere uno strumento di mobilità e dunque di dinamica sociale. Lo svantaggio sociale economico e culturale, infatti, nella gran parte dei casi, rischia oggi di venire sistematicamente ribadito. Peraltro una parte ? sempre la stessa ? di popolazione scolastica passa indenne al processo di "civilizzazione" che è poi la ragione fondante di una delle più cruciali agenzie educative. Opponendo, contro questa caduta perpendicolare, paracaduti inconsistenti: qualche osservatorio sulla dispersione scolastica e un residuale personale psico-pedagogico in via di smantellamento.
In sostanza, il ritratto di un fallimento su tutta la linea dagli effetti differiti, anche in termini di cultura della cittadinanza, sicuri. Una questione, tuttavia, che sembra non interessare nessuno, e dunque non esiste. "Mery per sempre" è solo un lontano ricordo.


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