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Repubblica-Bologna-Camilla, vita agra da ricercatrice "Noi, precari per legge a 800 euro"

Borse, dottorati, assegni: il racconto dell'odissea quotidiana di una ragazza che lavora all'Università Camilla, vita agra da ricercatrice "Noi, precari per legge a 800 euro" ...

16/02/2005
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la Repubblica

Borse, dottorati, assegni: il racconto dell'odissea quotidiana di una ragazza che lavora all'Università
Camilla, vita agra da ricercatrice "Noi, precari per legge a 800 euro"


IL professore di storia dell'arte del liceo l'aveva avvisata: "Chi vuole studiare lettere deve avere una vocazione da francescano". Il solito insegnante vecchio stile. Da non prendere troppo sul serio. Poi Camilla Giunti, 31 anni a marzo, si è dovuta ricredere. Non solo perché studia letteratura italiana con una borsa di post dottorato da 800 euro al mese e "in una città come Bologna non ci vivi". Ma anche perché la sua condizione è quella dei tanti giovani ricercatori precari appesi a un filo, lo stesso che la riforma Moratti che avanza vuole tagliare: chi è fuori rimane a contratto, "precari per legge", chi è dentro è dentro. Ad esaurimento. Camilla Giunti, consigliera comunale Ds nell'era Cofferati, la più giovane della maggioranza, ha cominciato come tutti. Ed è tra quelli che son sospesi.
Dopo la laurea il sogno dell'accademia. Da dove si comincia?
"Dopo la tesi ho girato per l'Italia per tentare esami di dottorato. Intanto ho preso l'abilitazione superando il concorso per la scuola. Dopo un anno sono entrata ad Italianistica. Sono stata abbastanza fortunata, si può anche aspettare di più. Ho avuto un dottorato con borsa di studio, non so cosa avrei fatto senza, chi non ce l'ha è costretto a fare ricerca come doppio lavoro, un assurdo. Poi ho vinto la borsa di post dottorato. Ho continuato perché ho una famiglia alle spalle che mi aiuta, ma c'è chi rimane in strada".
Dopo il dottorato il primo scoglio.
"O una borsa di post dottorato o un assegno di ricerca. Devi presentare titoli e pubblicazioni, sostenere un colloquio su un progetto di ricerca. E' un ulteriore restringimento dell'imbuto, su sei dottori di ricerca forse due continuano nel post".
Ma si può tentare il concorso da ricercatore.
"C'è la fila e sai già che davanti a te ci sono altre persone, i concorsi sono rari, e così aspetti".
Intanto si fa di tutto, o no?
"I docenti hanno interesse ad avere assistenti, da soli non ce la fanno. In teoria sei lì per fare ricerca, ma in generale c'è una legge non scritta per cui tu devi essere disponibile con il tuo docente di riferimento. Così fai esami, tieni seminari e segui le tesi. Soprattutto nelle facoltà scientifiche c'è chi si fa un bel po' di ore di insegnamento. Sei disponibile perché ami il tuo lavoro, fa parte della vita del dipartimento. Se non lo fai c'è qualcuno dietro che è pronto a sostituirti. Insegnare è utile, ma qui siamo al paradosso che l'Università per andare avanti ha bisogno di noi, senza precari certi dipartimenti avrebbero molte difficoltà e così i docenti, già oppressi dalla burocrazia".
E dopo l'ultimo assegno di ricerca?
"Diventi ricercatore o fai altro, la scuola, per esempio, anche se in questi anni io non ho avuto il tempo di fare nemmeno una supplenza. Oppure parti per l'estero, se non lo hai fatto prima".
A proposito, voi siete i ricercatori giovani, vero?
"Alla mia età mia madre aveva già tre figli, io vivo in una casa dove non ci stanno nemmeno i libri. L'altro giorno una casa editrice mi ha proposto alcune edizioni critiche. Quasi imbarazzata ho risposto che ero ricercatrice precaria e che tra l'altro non avrei saputo dove metterli. Mi hanno detto: ma se non li compra lei chi lo deve fare? Ecco, appunto. Un mio collega a Matematica è ancora costretto a vivere con altri studenti per sostenere le spese di affitto, è la condizione di molti. Il precariato già esiste, ma questo disegno di legge peggiora la situazione. Non mi piace ragionare in termini aziendali, ma qual è quell'azienda che forma i suoi specialisti e poi li manda via? Su questo voglio aprire il dibattito".
Cosa è più frustrante da sopportare?
"Il fare tante cose non riconosciute ufficialmente, essere costretti a fare ricerca nel tempo che non dedichi ad altro".
Tra un anno e mezzo finirà anche il post dottorato. E poi?
"E poi ho un carattere ottimista".
(ilaria venturi)


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