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Repubblica-Bari-"Sì, il declino dell'Ateneo c'è"

UNIVERSITÀ E POLEMICHE Pareri concordanti (anche se non completamente) con le critiche rivolte da Giorgio Assennato: "Ma il rettore non c'entra" "Sì, il declino dell'Ateneo c'è" ...

06/03/2005
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la Repubblica

UNIVERSITÀ E POLEMICHE
Pareri concordanti (anche se non completamente) con le critiche rivolte da Giorgio Assennato: "Ma il rettore non c'entra"
"Sì, il declino dell'Ateneo c'è"
I presidi: ora evitiamo di fare confronti solo con l'Est
Giovanna Da Molin "Il sistema delle selezioni va rivisitato ma i trecento ricercatori offrono garanzie di qualità"
ILARIA FICARELLA


"Assennato ha ragione. L'Università si sta ripiegando su se stessa". L'opinione di Giorgio Assennato sullo scandalo della Parentopoli universitaria barese trova, almeno in parte, consensi anche fra altri docenti. Che, come il professore di Medicina del lavoro, giudicano un male l'autoreferenzialità dell'istituzione e considerano questo fattore l'elemento scatenante dei "fenomeni degenerativi" come l'assegnazione di cattedre ai figli dei figli. "Quello della competitività - dice Corrado Petrocelli, preside della facoltà di Lettere - è un problema serissimo per il nostro Ateneo. A essere distorti, però, sono i criteri imposti dal Ministero. Fino a quando, per valutare un'Università, ci saranno parametri come il numero degli studenti, gli anni impiegati per arrivare alla laurea, l'accumulo dei crediti, la competizione sarà al ribasso". Secondo Petrocelli, se l'accademia barese non esce dall'isolamento è colpa delle logiche distorte create dal Ministero dell'Università. Per Antonio Iannarelli, preside di Giurisprudenza, "è proprio l'autonomia del sistema che porta al rischio di provincialismo che conduce dritto verso fenomeni degenerativi come quelli denunciati". Per Iannarelli, approfittare dell'isolamento indotto dall'autonomia "è un mal vezzo tutto italiano, che nel Meridione si accentua". Aggiunge: "E' un bene che tutto questo stia venendo a galla oggi. L'Università di Bari sta per affrontare un ricambio generazionale che porterà, nei prossimi dieci anni, a modificare l'intera classe docente. Bisogna che Bari si confronti non solo con le accademie dell'Est Europa o del Nord Africa, ma anche con le grandi Università europee, altrimenti tutti gli sforzi di miglioramento avranno un senso limitato". Contraria a una visione dell'Università di Bari come di un'istituzione chiusa è Giovanna Da Molin, preside di Scienze della comunicazione. "Non è vero che nella nostra Università non c'è democrazia - dice - Anzi, si discute continuamente, ad altissimi livelli e a più voci. Il problema, riguarda la formulazione dei concorsi, che va rivisitata". Secondo Da Molin, che è delegata dal rettore al personale docente, "i casi su cui indaga la magistratura sono certamente indicativi di un sistema, ma sono una minoranza". Negli ultimi due anni, dice la preside, "sono entrati almeno 300 ricercatori, tutta gente formata dai docenti e sui quali i docenti hanno investito anni e risorse, al di là dei cognomi. I distinguo vanno fatti".


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