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Repubblica-Bari-se la scuola della moratti Aspetta Godot

se la scuola della moratti Aspetta Godot BEATRICE MEZZINA Si era abituati, nelle decisioni ...

10/09/2002
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la Repubblica

se la scuola della moratti Aspetta Godot
BEATRICE MEZZINA


Si era abituati, nelle decisioni importanti di politica scolastica, a discussioni bipartisan. Nelle varie commissioni ministeriali dominava il manuale Cencelli con rappresentanti dell'associazionismo laico e cattolico, dei sindacati confederali e autonomi, dei genitori, delle varie categorie di diverso orientamento. Così fino alle commissione Berlinguer e De Mauro che vedevano in primo piano anche tanti legati all'opposizione. Con il maggioritario e la vittoria del Polo, è cambiato lo stile. Commissioni leggere e omogenee, poco spazio agli organismi intermedi di rappresentanza del mondo della scuola, spoil system nell'amministrazione col pericolo che anche le scuole e le persone vengano valutate più per i loro orientamenti che per la loro correttezza istituzionale. Prendiamo il caso ultimo della lista delle scuole a rischio dimensionamento. Che sia previsto in piano di ulteriore di dimensionamento per il 2003-2004 è certo. Si risparmierà sui presidi cui si è assegnata la dirigenza (è per questo che non sono stati banditi i concorsi) e sugli organici in un intento più aziendalistico che di servizio. E' legittimo che il Ministero avvii un lavoro sui dati numerici, ma è anche incontrovertibile che i dati numerici sono tutti da discutere soprattutto nei tecnici e professionali; è utile che l'assessore regionale, dopo la riforma del titolo V della Costituzione, rivendichi il proprio ruolo nel piano di dimensionamento.
Delle scuole nessuno si preoccupa: allarme, difese, famiglie preoccupate proprio perché non avvezze ai giochi degli addetti ai lavori per cui le cose sbandierate sono forse più innocue delle decisioni striscianti e progressive, studenti immediatamente sul piede di guerra. Questo mentre comincia l'anno scolastico e le scuole dovrebbero programmare con serenità nel rispetto che sarebbe loro dovuto. Un passo indietro per tutti, un immediato tavolo delle trattative e una discussione seria e alla luce del sole ricordando i molti errori del dimensionamento 2000, i campanilismi, gli istituti soppressi e resuscitati e soprattutto le logiche del ridurre, accorpare, lasciando intatti gli istituti con 2000 alunni. So bene che è più facile un piano dirigistico senza le faticose mediazioni e che anche le opposizioni dovranno cedere per situazioni insostenibili. Ma è uno scotto che bisogna pagare con l'ottica non aziendalistica, perché i risparmi si facciano altrove e meno nella scuola dove si deve spendere, meditatamente certo, con la finalità tuttavia di costruire le condizioni per cui ogni studente sia portato a competenze più alte anche con maggiori risorse.
Così la sperimentazione nella scuola dell'infanzia ed elementare, veloce, affannata, come per altro molte proposte della sinistra alla fine della scorsa legislatura. Non è in discussione il diritto del Ministero di proporre sperimentazioni, di costituire un laboratorio di verifica delle proposte. Del resto la scuola italiana si è movimentata con le sperimentazioni, dalla materna alle superiori, anzi la sperimentazione è stata la strada per una riforma dall'interno delle scuole in attesa di un Godot di una riforma complessiva mai arrivata. Dispiace tuttavia la fretta di sperimentare un'ipotesi di scuola che ha trovato difficoltà nella stessa maggioranza, con riunioni di fine agosto, con autocandidature dei presidi da ratificare nei collegi di settembre, a costo zero, con indicazioni programmatiche di un gruppo ristrettissimo che le scuole devono metabolizzare, con il pericolo che corrano a sperimentare le scuole che hanno meno studenti e che sperano di implementatre gli iscritti con i bambini più piccoli, che i genitori corrano all'iscrizione verso la scuola in sperimentazione per legittime esigenze, in un'autonomia disarticolata più che in un sistema di Autonomie che faccia crescere la scuola tutta in una unitarietà, che se ad alcuni pare appiattimento, ha costituito in molti casi un elevamento globale della scuola. Anche qui ansie, fibrillazioni, minore serenità per chi lavora bene e programma per tempo. Serve sperimentare in così poche scuole per un confronto che sia scientificamente produttivo? E' solo una operazione politica di immagine? Quali scuole hanno fatto domanda? Sono di destra? Anche qui le etichette al di là di un meditato e legittimo convincimento? Anche in questo caso un invito alla moderazione, una richiesta di riflessione sulle condizioni di contesto, tempi, risorse, informazioni, processi di decisione. Anche perché è inveterato il difetto di manutenzione delle sperimentazioni. Si può chiedere al Ministero, all'Amministrazione, senza il rischio di reprimende da oppositori, di manutenere quello che è ormai pratica consolidata in molte scuole, gli istituti comprensivi, le sperimentazioni Ascanio e Alice, le migliori organizzazioni modulari per un confronto serio con la nuova proposta? Si può chiedere di elaborare reti di scuole tra quelle che sperimentano e quelle che non sperimentano la nuova proposta ma che hanno una ricchezza di lavoro e di proposte che non hanno effetto mediatico?
Beatrice Mezzina


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