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Messaggero/Abruzzo: Scuola, monta la rabbia dei precari

Accesa riunione a Montesilvano. La Cgil contro Finanziaria e riforma Moratti

27/11/2006
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Il Messaggero

Squilli di rivolta. In Abruzzo tanti lavoratori temono per il loro futuro. D’Orsogna: «Non ci sono soldi, non ci sono regole»
di ADRIANA SETTUARIO

MONTESILVANO - Scuola, allarme precariato anche in Abruzzo: solo i bidelli sono circa duemila, senza considerare i docenti e l'altro personale Ata, tecnici e amministrativi. Mille in meno i collaboratori scolastici. Nelle casse di una scuola di Ortona ci sono appena due euro e 95 centesimi per i fondi da destinare alle supplenze. Nella maggior parte dei plessi mancano risorse per acquistare fogli, toner e colori. E' una scuola in ginocchio che rischia di chiudere i battenti. Contro le riforme dell'ex ministro Moratti e le scelte dell'attuale Governo contenute nella finanziaria per la scuola, la Cgil mantiene la linea dura: «Due settimane di iniziative e proteste -ha esordito il segretario nazionale, Enrico Panini- che culmineranno con la manifestazione a Roma del 17 dicembre». Compatto il settore scuola, riunito ieri mattina presso l'istituto tecnico commerciale Alessandrini di Montesilvano, che ha cominciato la mobilitazione. «Rivendichiamo un segno di cambiamento profondamente diverso. Rischiamo che si interrompa il servizio pubblico» è l'allarme.
A muso duro hanno detto no ai tagli per il personale Ata che con le nuove norme sarebbe ridotto di 60mila unità passando dagli 80 ai 20mila. Mariella D'Orsogna, della segreteria regionale del sindacato: «Non si sa più quante ore settimanali fare, non ci sono più regole definite. Vogliamo che venga abrogata definitivamente la legge Moratti e che tutto torni come prima, per la scuola elementare e materna c'era un sistema d'avanguardia». Parlare di autonomia è una chimera perchè «senza risorse non si va da nessuna parte. Nella nostra regione non si possono più nominare supplenti perchè non ci sono fondi necessari e quindi si assiste a accorpamenti di classi, non si rispettano gli orari. Sappiamo di adolescenti ammessi nelle aule anche alle 10, insomma una vera anarchia». Sul fronte dell'obbligo scolastico fino a 16 anni «diciamo sì, a patto che -ha aggiunto- avvenga nella scuola pubblica. Non si possono mandare gli studenti in corsi di pseudo formazione gestiti non si sa da chi. Occorre sostenere la scuola pubblica e togliere i finanziamenti a quella privata».
Il motto sottolineato più volte è: "L'orgoglio di lavorare nella scuola pubblica". Sugli esami battono il pugno per ripristinare la commissione esterna «una garanzia ora inesistente». Non ultimo la stangata della Finanziaria: «Chiediamo che alla scuola venga almeno concesso il 3% del Pil, così come avviene per gli alti Paesi del G8». Se le proteste non bastassero il sindacato ha pensato di creare un movimento di genitori.


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