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Manifesto-Facoltà al mercato d'Abruzzo

SCUOLA L'università dell'Aquila ha istituito il corso di laurea in Scienze della formazione primaria: titolo per accedere all'insegnamento elementare e per essere inseriti nella graduatoria permane...

08/07/2003
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il manifesto

SCUOLA
L'università dell'Aquila ha istituito il corso di laurea in Scienze della formazione primaria: titolo per accedere all'insegnamento elementare e per essere inseriti nella graduatoria permanente degli abilitati. Il corso rientra nella facoltà di Scienze della formazione. Ma ora è esploso il conflitto con la concorrente università di Chieti, la cui facoltà di Lettere ha attivato un corso di studi triennale in Professioni educative, che abiliterebbe all'insegnamento. Immediata la reazione dell'ateneo aquilano, che considera l'iniziativa in corso a Chieti una invasione di campo. "La legge istitutiva della facoltà di Scienze della formazione - hanno fatto notare polemicamente il preside della facoltà universitaria aquilana e i presidenti dei corsi di laurea in essa inquadrati - concepita principalmente per conferire la cosiddetta `laurea ai maestri', prevede la presenza di una sola Facoltà in regione e di un solo corso di laurea in Scienze della formazione primaria". L'accusa rivolta dagli aquilani ai teatini è quella di un tentativo di furto di studenti. Anzi, aggiungono, "l'ideazione di corsi triennali professionalizzanti all'insegnamento primario è priva di ogni legalità ai fini dell'accesso all'insegnamento".

All'offensiva lanciata dall'università dell'Aquila ha prontamente risposto Gaetano Bonetta, preside di Lettere e filosofia a Chieti. Il corso istituito a Chieti "non è assolutamente illegittimo e illegale"; è stato approvato dal comitato di coordinamento regionale delle tre università abruzzesi (L'Aquila, Chieti e Teramo) e formalmente approvato dal Cun. Inoltre gli obiettivi specifici del corso di laurea in Professioni educative istituito a Chieti "sono quelli di preparare gli insegnanti e non di abilitarli all'insegnamento": obiettivi del tutto leciti, e distinzione di grande interesse. Sottintende due cose. La prima è che la laurea abilitante attivata a L'Aquila possa essere considerata materialmente insufficiente; la seconda, che esistano studenti decisi a iscriversi a un corso di laurea unicamente per conseguire una "preparazione". Da notare che nessuno dei contendenti ha fatto cenno a problemi di qualità dei corsi considerati antagonisti.

La guerra tra università non è nuova e in questa microvicenda lascia intravedere vecchi antagonismi. In passato il conflitto era per contendersi il ruolo di capoluogo di regione (tra L'Aquila e Pescara). Ora è per litigarsi le matricole e, con esse, l'entità dei trasferimenti statali. Ma oltre ai vecchi antagonismi, la trama del conflitto sembra alludere a contrapposizioni di altra natura. Ci riferiamo a problemi di egemonia culturale. A L'Aquila - si tratta di un dato pacifico, sul quale non si deve neppure perder tempo a discutere - è insediata e operante l'egemonia culturale dell'Opus Dei, che da circa un decennio interpreta e raccoglie l'orientamento e il punto di vista maggioritari del mondo accademico. A Chieti, invece, l'egemonia culturale è saldamente nelle mani di Comunione e liberazione. Lotte, sgambetti, dispetti e concorrenza spicciola possono forse spiegarsi anche in questo modo.

Ma il vertice della creatività l'ateneo aquilano l'ha raggiunto con l'ultima trovata, che ha spiazzato la concorrenza teatina pur pagando lo scotto dell'apertura di un nuovo fronte polemico. Dal prossimo anno accademico la facoltà di Scienze della formazione attiverà un corso di laurea in Scienze religiose. Una scelta che parrebbe curiosa, e che ha sollevato l'ira e il disappunto dell'Istituto superiore di Scienze religiose dell'Aquila. Si tratta di un istituto che a L'Aquila come in ogni diocesi italiana conferisce il titolo di accesso all'insegnamento della religione cattolica nelle scuole italiane. L'università dell'Aquila, in sostanza, ha deciso di far concorrenza alla chiesa cattolica, cui il concordato riconosce il monopolio nella formazione degli insegnanti di religione. Ma anche in questo caso una spiegazione deve esservi. Forse nel mondo universitario aquilano, data la cultura in esso operante, si considera inadeguata la capacità formativa della chiesa cattolica. O forse - ora che gli insegnanti di religione stanno per entrare nei ruoli statali - i capi dell'ateneo aquilano fanno come i giocatori di poker: piatto ricco, mi ci ficco.


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