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La Sicilia-La riforma Moratti è un ritorno all'antico

La riforma Moratti è un ritorno all'antico E il consiglio dei ministri approvò la riforma della scuola: "epocale" a dire di Berlusconi che invita all'applauso per la Ministra Moratti, nov...

04/02/2003
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La Sicilia

La riforma Moratti è un ritorno all'antico

E il consiglio dei ministri approvò la riforma della scuola: "epocale" a dire di Berlusconi che invita all'applauso per la Ministra Moratti, novello "Gentile" della istruzione italiana. E lo è in vero, perché poco ha modificato, con la logica dorotea del tenere gli spiriti tranquilli, mentre il dialogo e la condivisione democratica, sbandierati dagli "stati generali", si sono trasformati nella delega al governo, che rappresenta solo una "parte" del paese. E per il promesso adeguamento europeo degli stipendi agli insegnanti? Aspettiamo tempi migliori, dice il premier, e poi aggiunge che una "sana concorrenza" tra pubblico e privato farà solo bene alla scuola, come lo farà al servizio sanitario, tra ospedali e cliniche.
Forse per questo i livelli minimi di istruzione sono stati ridotti a 25 ore settimanali, in modo che ogni scuola "potrà" (ma anche non potere) offrire insegnamenti "aggiuntivi" sulla base delle proprie capacità finanziarie o della dislocazione geografica, cosicché il tempo pieno alle elementari e prolungato alle medie viene inopinatamente cassato, mentre chi vorrà, dopo i 15 anni, potrà rimanere in fabbrica, come apprendista e con buona pace del tanto citato don Milani.
Ma è di questi giorni anche la notizia che qualche migliaio di insegnanti, 8.500, tra elementari, medie e superiori saranno costretti a fare le valigie e a cercarsi altri approdi, mentre, tra il 2003/04, altri 60.000 circa si troveranno per strada, compresi 30.000 lavoratori Ata. La prospettiva è singolare dopo il reclutamento, che suscitò tanto scalpore, di nuovi e vecchi precari che comunque già erano con un piede e mezzo dentro.
E nubi in vista anche per gli insegnanti di sostegno. I loro incarichi e la loro funzione sarà rivista, insieme al calcolo del rapporto tra alunni e portatori di handicap. Ma sarà rivisto pure la definizione dell'organico all'interno di ogni scuola e assegnato sulla base di un numero non inferiore a 25 alunni per classe, mentre gli spezzoni saranno accorpati con le sedi più vicine. E come se questa sorta di "salasso occupazionale" non bastasse, le operazioni saranno effettuate a livello regionale, a beffa del centro sinistra che varò la legge durante la sua gestione. I direttori regionali, dalla loro sede, sposteranno cattedre, insegnanti, alunni come su una scacchiera e secondo il piano di "razionalizzazione"(?) ministeriale, senza tenere conto delle difficoltà, delle esigenze e delle aspettative anche della utenza.
Potrà aumentare, di contro, il monte ore settimanale dei docenti, la cui cattedra dovrà essere di 18 ore (via quindi, per esempio, i 14+4 di lettere), fino a un massimo di 24, secondo la logica: più lavoro più soldi. Sul poco rimasto dell'organico e sulla riduzione a 25 ore settimanale dei curricoli obbligatori, si toglie pure la speranza di qualche supplenza ai tanti precari che possono scordarsi perfino la "sostituzione" di un collega che si assenta per meno di quindici giorni (prima era stato proposto trenta giorni), confidando solo nella quiescenza, o altro(?), dei compagni di lavoro più anziani.
Se questa è la riforma "epocale", c'è poco da stare allegri, mentre quel "cuore" della scuola, che sono gli insegnanti, come li chiama Moratti, se vogliono far carriera, per qualche euro in più, dovranno frequentare corsi di managerialità gestionale (vice preside, coordinatore, funzione obiettivo, ecc), non già di didattica o approfondimento culturale, perché questi ultimi, nella scuola del futuro, non fanno testo.
Pasquale Almirante


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