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La Sicilia-Burn-out

"Burn-out": cosa è mai? Pare sia una patologia psichiatrica particolarmente singolare e pare soprattutto colpisca in prevalenza gli insegnanti. Letteralmente significa "bruciati via" e si manifes...

01/11/2002
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La Sicilia

"Burn-out": cosa è mai? Pare sia una patologia psichiatrica particolarmente singolare e pare soprattutto colpisca in prevalenza gli insegnanti. Letteralmente significa "bruciati via" e si manifesta con apatia, affaticamento fisico ed emotivo, distacco nei rapporti interpersonali, e in modo particolare nei confronti di colleghi e alunni, sentimenti di frustrazione per i presunti fallimenti professionali, perdita della capacità di controllo "rispetto all'attività professionale con il venir meno del senso critico che permette di attribuire la giusta dimensione alla sfera emotiva". Ne soffrirebbero quasi tutti i docenti, senza distinzione di sesso o di scuola di appartenenza, mentre le cause sarebbero legate a tanti fattori, primo fra tutti la mancanza di potere del professionista nei confronti del fruitore e poi il rischio sempre assillante del fallimento della propria azione educativa e didattica.
A queste colonne del disagio del prof si aggiungono gli architravi delle cause ambientali, come la dilagante maleducata arroganza, il bullismo transumato dagli stadi, l'ignoranza di ritorno, il numero sempre più numeroso di alunni per classe, la delega alla scuola per risolvere tutti i problemi della società: dalla droga, al crimine, all'educazione sessuale, stradale, comportamentale e via discorrendo, senza tuttavia fornirla dei supporti necessari in termini di personale specializzato e di strutture adeguate.
L'indagine è stata condotta con rigore scientifico sulla base della percentuale di richiesta di esoneri dei dipendenti dello Stato all'Inpdap, dove però i docenti rappresentano solo il 18%, ma dove circa il 75% dei prof sono stati dichiarati inidonei a svolgere la loro funzione contro un dato medio delle altre categorie del 36%. Pare anche che la commissione medica abbia acconsentito all'allontanamento permanente dalla propria cattedra ad oltre il 50% dei richiedenti, mentre al 17% di questa schiera abbia consentito l'inabilità a qualunque altra occupazione.
La sofferenza dunque c'è ed è reale, come dire che la classe dei docenti è malata di un virus su cui lo stesso Panini, il segretario nazionale della Cgil scuola, si interroga, cercando di fornire spiegazioni che però per lo più sono noti. Ai professori viene chiesto troppo, sia in termini di relazioni sia in termini culturali, mentre per riqualificarlo nulla viene investito: carriera bloccata, insieme all'impossibilità di cambiare insegnamento, mancando qualsiasi collegamento con l'università (gli universitari non soffrono di questa sindrome) e opportunità per farlo; stipendi troppo bassi per le responsabilità e il sovraccarico di lavoro, durante il quale non è possibile neanche una pausa momentanea, ma durante il quale però il decoro, la professionalità del docente è continuamente a rischio.
Aggrava il "burn out" l'isolamento in cui il docente colpito viene ghettizzato, sia dai colleghi, e sia dall'utenza che è il più delle volte la causa scatenante delle assenze psicologiche di questa nuova figura di "maestro": ingrigito, stanco, vessato e ora pure ghettizzato da un indirizzo ministeriale che lo vuole invece manager, concorrenziale, brillante, preparato in tutto e a rispondere a tutto: un po' come il primo ministro che però non ha ancora preso la qualifica, dopo quella di presidente lavoratore, di presidente professore.
Pasquale Almirante
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