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La Nuova Sardegna: «Così costruiamo la scuola del futuro»

La vice ministro Mariangela Bastico a Cagliari si confronta con i drammatici problemi dell’isola

05/12/2006
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Nuova Sardegna

Niente accenni ai precari o ai fondi agli istituti privati, critiche in platea

SABRINA ZEDDA

CAGLIARI.Il lavoro fatto con la «logica del cacciavite». Quello che si sta facendo e quello che si farà per una scuola «come la vogliamo». La necessità di operare in forte contatto con il territorio. Il vice ministro dell’Istruzione, Mariangela Bastico, quando parla davanti alla platea di dirigenti scolastici, insegnanti, studenti e sindacalisti accorsi per lei nell’auditorium del conservatorio Pierluigi da Palestrina, ha quasi l’aria d’un professore d’altri tempi: un’ora di discorso a braccio, in cui affronta punto dopo punto, senza mai un’incertezza. Tanti applausi, ma anche qualche bacchettata per Bastico che, come qualcuno fa notare verso la fine dell’incontro, organizzato dal Centro di iniziativa democratica degli insegnanti, «non parla di precari e neppure di finanziamenti alle scuole private».
Ad aprire il confronto, dopo i saluti di rito, è il direttore regionale della scuola, Armando Pietrella, che snocciola numeri da far paura, eppure migliori rispetto a quelli di qualche anno fa: «Un’indagine riferita all’anno 2000-2001 - comincia Pietrella - diceva che tra i nostri ragazzi il tasso di dispersione scolastica era del 30%. L’anno scorso la stessa indagine ha fatto registrare una dispersione del 23%». E’ pur sempre un successo, osserva il direttore della scuola sarda, «ascrivibile in gran parte a un impegno straordinario delle scuole». Ma la dispersione è solo la punta dell’iceberg, un fenomeno che, in Sardegna, ma non solo, nasconde «un numero altissimo di ragazzi promossi con debiti formativi» (l’85% del totale) e i tanti, soprattutto negli istituti tecnici e professionali, respinti una o più volte o che passano con appena la sufficienza. Cambierà qualcosa? Lo Stato riuscirà a imporre di nuovo un modello di scuola che privilegi l’apprendimento? L’obiettivo è proprio questo, dice Mariangela Bastico, «ma nessuno può arrivarci da solo: occorre lavorare insieme». E così, spiega il vice ministro, dopo i primi mesi passati a «smontare», con quella che ora è chiamata «logica del cacciavite», le parti della riforma Moratti che non piacevano («sul primo ciclo, ad esempio, abbiamo eliminato il tutor, disattivato il portfolio, tolto le materie opzionali scelte dalle famiglie»), si è passati a una nuova fase: l’«anno ponte». Significa che per quest’anno tutti devono avere ancora un po’ di pazienza: «Ora bisogna scrivere gli intendimenti, cioè quel che si vuol fare - continua Bastico -. Avremmo già potuto farlo, ma in così pochi mesi sarebbe stata una cosa poco seria». Eppure è già possibile vedere un po’ nel futuro: formazione professionale alle regioni, ma scuole professionali allo Stato, annuncia il vice ministro. E ancora: insegnanti di sostegno assunti in base alle reali esigenze, e soggetti coinvolti in progetti contro la dispersione presi direttamente da un albo nazionale che ne garantisca la serietà. Solo alcuni punti del grande progetto di «una scuola pubblica che non lascia indietro nessuno».


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