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Gigantesco rito per poche cattedre All’istruzione serve un’altra strada

Diario di una prof - Torino

13/02/2013
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la Repubblica


RAFFAELLA PAISIO

IBIDELLI sono affaccendati a rimettere in assetto-studenti gli oltre 400 banchi pronti da sabato per le selezioni concorsuali. Scatoloni di fogli, buste, penne, colle e timbri tornano a nanna in qualche armadio. La preside conferma: «Oggi a Torino era il giorno degli aspiranti ai posti nei licei: circa ottocento persone. Qui al Volta aspettavamo 401 candidati. Altrettanti ne aspettavano al Giulio,in via Bidone ». Ottocento aspiranti prof liceali. Una piccola parte dei 300.000 insegnanti precari stabilmente al lavoro nella scuola italiana: licenziati di continuo, pagati meno dei colleghi di ruolo, non pagati in estate. «Senza il diritto di fare i rappresentanti
sindacali» mi imbecca la collega Marxia in sala prof. «O di fare i concorsi da preside» le ribatte Trasimaco, che insegna diritto. Di questi 300mila precari, che rappresentano, udite udite, un terzo dei lavoratori della scuola, il concorso ne sistemerà appena il 3, 8 per cento. In Piemonte questo gigantesco rito darà l'investitura ,ad esempio, a 33 prof di arte, 13 di mate e fisica, 8 di diritto-economia, 7 prof di filosofia e altrettanti di inglese. Ma le province in Piemonte sono 8. Ergo, la provincia di Torino si appresta ad affrontare il 2014 con ben 4 professori di arte in più, 3 di matematica, 1 di diritto, filosofia e inglese. Suppergiù.
E nessuno di economia o elettronica, stando alle tabelle del Ministero.
La strada per una Pubblica Istruzione sana, è ben altra. E ci serve questa strada. Ci serve. Ci serve a educare i nostri ragazzi, a tirare fuori da loro il meglio che hanno, a renderli vasti, creativi, pieni di idee. A fargli scavalcare, con queste capacità, quel 37 per cento di disoccupazione giovanile oltre il quale c'è il loro Futuro. Già, il futuro. «Aurelio, che ne dice, me lo fa sbirciare ora il futuro?». Aurelio dal vetro della portineria, ci studia, poi cerca la chiave. E, nell'aula accanto alla III E, ecco apparire una specie di letto
a castello pieno di fasce e fascette: «Il rilevatore di raggi cosmici» della scuola, costruito nel 2007, dai ragazzi, direttamente al Cern. Che finezza! Anche al Galfer e al D'Azeglio c'è. Al Bruno quasi. Un gruppetto di marmocchi volenterosi se lo cura: «serve a rilevare e studiare i raggi cosmici ad alta energia» mi spiega la collega Rossino «le loro interazioni con certi strati atmosferici» Muoni, cose così. I ragazzi rilevando i dati tutte le mattine si appassionano, imparano la fisica in modo diretto, approfondiscono. E danno il loro contributo alla Ricerca scientifica: le loro tabelle, infatti, vengono elaborate direttamente dalla facoltà di Fisica e dall'istituto Nazionale di Fisica Nucleare. Eccola l'unica strada che ci serve. Credere nell'Istruzione.


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