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GdM-Bari-È "vertenza infanzia"

scuola Il sindacato boccia la legge di riforma del ministro Moratti e invita le famiglie alla mobilitazione È "vertenza infanzia" Sul diritto allo studio dei bambini, la Cgil rilancia Il tito...

19/06/2003
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La Gazzetta del Mezzogiorno

scuola
Il sindacato boccia la legge di riforma del ministro Moratti e invita le famiglie alla mobilitazione
È "vertenza infanzia"
Sul diritto allo studio dei bambini, la Cgil rilancia

Il titolo dell'opuscolo di "Rassegna sindacale" recita: "La scuola della Moratti. Una corsa a ostacoli con false partenze e mancati traguardi". La posizione della Cgil sulle novità introdotte in materia di istruzione non lascia spazio a libere interpretazioni: giudizio negativo a trecentosessanta gradi. Ora il sindacato guarda con preoccupazione ai piccolissimi. Usa parole mutuate dal mondo del lavoro: "vertenza infanzia". Una nuova battaglia, "per frenare l'ideologia del "bambino accelerato". Perché andare a scuola non sarà più un diritto dei bambini-cittadini, ma saranno le famiglie, a cui viene assegnato il compito primario dell'educazione dei figli, a decidere se e quando iscriverli a scuola".
Ieri mattina, incontro affollato nel salone Mediterraneo della Cgil in via Calace. Il tema riguarda gli operatori come pure gli utenti: "Anticipo per qualcuno o scuola di qualità per tutti"? Alla domanda risponde Fabrizio Dacrema, segretario nazionale Cgil-scuola: "Sono stati già danneggiati due modelli di successo, apprezzati a livello internazionale, e cioé la scuola dell'infanzia e quella elementare". La questione è una: la legge 53 datata 2003 dà facoltà ai genitori di iscrivere in prima elementare i bimbi di cinque anni e mezzo. Congelato, invece, per motivi pratici (di solito per carenza di spazi e personale), l'anticipo alla scuola dell'infanzia per i baby di due anni e mezzo, nonostante rimanga in piedi la formula della sperimentazione.
Il sindacato "rosso" brucia le tappe: affida a Enzo Persichella, docente di sociologia dell'Università di Bari, un primo monitoraggio sul fenomeno dell'anticipo in Puglia. Regione con i più elevati tassi di adesione (al Nord limitate al 10-15 per cento degli aventi diritto, al Sud con picchi invece del 50-60 per cento), forse giustificati dalle lunghe liste di attesa per un banco negli asili nido. Il campione è di 102 famiglie pugliesi, che hanno aderito ad entrambe le sperimentazioni: scontenta la maggioranza degli intervistati.
Ecco l'origine dei convegni che la Cgil promuove sull'intero territorio italiano. In campo anche la presidente nazionale del Coordinamento genitori democratici, Angela Nava: "Il panorama non è definito. Vogliamo sapere quale scuola frequenteranno i nostri figli". Il dato di fatto è che alle legge non sono seguiti i decreti attuativi. Un rompicapo per i capi d'istituto, in bilico fra l'opzione "maestro unico prevalente" - come cita la legge - oppure il team di tre maestri, finora in vigore. Decisione preliminare per l'organizzazione lavorativa e didattica del circolo.
Ancora sulla scuola dell'infanzia Giovanna Zunino, del centro nazionale Cgil-scuola, si interroga sulla validità formativa dell'anticipo. Il sindaco di San Ferdinando di Puglia e componente della commissione nazionale scuola, Carmine Gissi, passa alla pratica: "Il Governo e gli enti locali devono assicurare servizi, mensa e trasporti in testa. Occorre rinegoziare la qualità". Parola cara al segretario regionale della Cgil-scuola, Gianni Milici: "Insieme alle famiglie ci batteremo per tutelare un'istruzione che non si riduca a mero assistenzialismo".
Non di importanza minore, per i sindacalisti, la copertura finanziaria: "Non si possono fare riforme a costo zero", attacca Dacrema. Rincara la dose: "La scuola è sempre più irrigidita e impoverita, altro che piani di studio personalizzati. Per questo si chiede alle famiglie di assumersi la responsabilità della scelta". In chiusura, la riflessione sulla elementare cade sulle iscrizioni. Dacrema: "Si potrà entrare in prima elementare a cinque o a sette anni. Con molta probabilità a settembre il ministero attuerà una "maxi-sperimentazione". Invito i collegi dei docenti a dire no, per salvaguardare il futuro dei bambini".


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