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Fracassi: “Bene il contratto, ma ritardi inammissibili”

Per la leader Flc Cgil sei mesi di attesa per siglare un’intesa che riguarda il 2019-21 è un danno grave per le persone. E comunque servono altre risorse

26/01/2024
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Collettiva.it

di Stefano Iucci

Ci sono voluti ben sei mesi dopo la firma ma finalmente oltre un milione e 300 mila lavoratori di scuola, università, ricerca, Afam hanno il contratto 2019-21 rinnovato. Una buona notizia per docenti, personale Ata, ricercatori, tecnologi, lettori, tecnici e amministrativi del comparto. La sigla definitiva è infatti arrivata il 18 gennaio, dopo che l’intesa era stata siglata addirittura a luglio con pieno mandato di lavoratrici e lavoratori che si sono espressi in oltre 9.000 assemblee nei luoghi di lavoro. “Siamo soddisfatti, ovviamente. Ma è inammissibile – commenta Gianna Fracassi, segretaria generale della Flc Cgil – una dinamica che vede un contratto chiuso dopo una lunghissima trattativa per arrivare alla definizione di un’intesa ormai scaduta e con la firma definitiva addirittura sei mesi dopo”.

Come si spiega tutto ciò?

Si spiega con un iter incomprensibile per la certificazione finanziaria e di legittimità normativa. Una cosa singolare, se si pensa che le risorse sono certificate dall’inizio e che il Mef non è certo assente durante la trattativa e con norme molto precise. Insomma, si tratta di passaggi che hanno elementi inaccettabili di invasività nella dinamica contrattuale.

Che poi penalizza le persone…

Sì, alla fine i soldi arrivano nelle tasche dei lavoratori con sei mesi di ritardo. Poiché il governo si riempie continuamente la bocca con slogan sulla semplificazione, ecco direi che in questo caso si può e deve semplificare.

Che giudizio dai sulla sostanza del contratto?

Lo giudico un buon contratto, ma bisogna fare una precisazione doverosa.

Quale?

È un buon contratto se si pensa al 2021. Oggi, cioè, non posso credere che queste risorse siano sufficienti rispetto a un'inflazione che ha eroso gli stipendi quasi per il 18%. Nei prossimi giorni manderemo la disdetta per avviare l’iter per il rinnovo 2022-24 da cui ci aspettiamo risposte adeguate. Certamente quell’aumento del 5,78% stanziato in legge di bilancio per il 2022-24 non dà risposte adeguate neanche per il 2022, figuriamoci per il triennio. Oltre alla mancanza di risorse per il rinnovo, occorre ricordare che l’autonomia differenziata – licenziata in questi giorni dal Senato – oltre a smantellare il sistema nazionale di istruzione intende smontare anche il Ccnl.

Insomma, per i rinnovi la rincorsa è continua…

C’è un problema molto serio di esigibilità del contratto nel sistema pubblico. Si arriva ai rinnovi con ritardi ormai cronici. Le risorse vengono ormai collocate normalmente nella parte finale del triennio e così ti trovi a rincorrere perennemente, come i criceti nella ruota.

C’è un altro tema che voi denunciate spesso, quello delle invasioni della legge nei contratti che lede l’autonomia delle parti.

È una prassi diventata ormai insopportabile. L’ultimo caso è quello del “pacco di Natale”, cioè l’erogazione di un emolumento, deciso in maniera autonoma dal governo, che di fatto sostituisce un’indennità di vacanza contrattuale anticipando risorse del contratto stesso. Ma potrei fare altri esempi: il tutor orientatore, con la definizione di una forbice di retribuzione e che dunque rappresenta un problema anche per contrattazione integrativa. In qualche modo anche l’istituzione della filiera tecnico-professionale che magari interviene meno sulla contrattazione, ma rispetto alla quale negli incontri avevamo espresso tutta la nostra contrarietà visto che avrà ricadute sugli organici. Il governo lo nega: ma come si fa a non ridurre con una scuola che dura 4 anni?

La scuola ha risposto, visto che la filiera e il liceo del made in Italy hanno fatto registrare un flop nelle adesioni…

Nonostante una campagna molto spinta del ministro i collegi e le rsu hanno discusso e detto no. Un fatto molto positivo in una fase come questa in cui la partecipazione è in crisi perché sconta una sorta di rassegnazione rispetto a forzature e imposizioni.

Siamo, tra l’altro, nel cinquantesimo anniversario dell'istituzione degli organi collegiali, una tappa fondamentale per la costruzione della scuola democratica e su cui di recente la Flc ha organizzato un’iniziativa importante.

La costituzione a scuola e in fabbrica, come si diceva in quegli anni. slogan in quegli anni. Gli organi sono un po’ ammaccati, ma non ne è cancellata l'ispirazione democratica, il ruolo che la legge, sulla base della Costituzione, gli ha affidato. E cioè che il personale della scuola contribuisce alla definizione della missione della scuola stessa. Non è corporativismo, ma elemento di grande rilevanza rispetto al ruolo generale della scuola e da non sottovalutare in una fase in cui la partecipazione politica è in crisi.

Torniamo al contratto, vi preparate ad avviare il rinnovo 2022-24. Puoi darci qualche anticipazione sulla futura piattaforma?

La piattaforma, come si consueto, la definiremo con i nostri organismi. Certamente il fulcro sarà la questione salariale e non potrebbe essere diversamente. Altro tema forte il precariato e non solo nella scuola. Chiederemo l’omogeneizzazione di tutti i diversi trattamenti, respingendo tutte quelle invasioni legislative che limitano la contrattazione. Nelle università, nella ricerca, nell’Afam c’è una pletora di figure precarie. Si cerca di far tornare chi è andato all’estero, ma nel frattempo non si fa nulla per trattenere coloro che sono qui e per i quali si prospettano lunghissimi anni di precariato.


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