FLC CGIL

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Inizia la Tavola rotonda coordinata da Salvatore Tripodi, Flc Cgil Nazionale.

Il primo gruppo di interventi riguarda la politica, o meglio di come le Amministrazioni Locali coniugano i loro problemi con l'obiettivo di favorire l'integrazione dei cittadini stranieri. L'imput viene dato dal moderatore che racconta:

" Io sono arrivato ieri dal Marocco e' ho assistito a scene terrificanti di ragazzi nascosti tra le macerie del porto di Tangeri pronti per saltare su qualche camion disposti a morire per attraversare il confine. Qui si tratta di affrontare la morte per la sopravvivenza: nessuna legge nessuna normativa può fermare questo."Passo la parola ad Andrea Ferrazzi, Vice Presidente e Assessore all'Istruzione della provinca di Venezia:

"Ringrazio tutti e ringrazio gli organizzatori per l'invito che mi consente di confrontarci su questo tema.

Io sono arrivato qui dal centro di Torino in taxi e alla domanda fatta al conducente come si vive a Torino lui mi risponde bene se non fosse per gli immigrati.

Questa è una cultura che si sta diffondendo in tutta Italia e nel Veneto è ancora più forte.

Due parole su quello che è il dato veneziano: esiste una presenza di immigrati nelle scuole al 9,3 % con picchi a Mestre del 12% e nel centro storico al 8% però bisogna tenere in considerazione che sono aumentati in 4 anni del 700%.

La nostra posizione non deve essere immaginare l'italianità come una cultura millenaria da preservare come qualcuno sta dicendo - le grandi culture sono state quelle che sono riuscite a trasformare le differenze in ricchezze - ma non deve essere nemmeno una posizione irenistica in quanto la vera integrazione non nasce da sola.

Una azione politica responsabile non può prescindere da una lettura della realtà , del contesto.

Cosa si sta cercando di fare?

  • È stato creato un osservatorio permanente sull'immigrazione con l'inserimento di un grande progetto dal nome “Intercultura”;

  • è stato rafforzato il ruolo del mediatore interculturale che diventa non solo strumento per l'integrazione dell'allievo all'interno della classe ma anche di integrazione della famiglia all'interno della società. Noi riusciamo a rispondere al 60 % delle domande. Questo perché? Perché la Regione Veneto non ha messo 1 euro sull'integrazione.

    E come l'abbiamo finanziata non essendo una competenza provinciale? Facendoci cofinanziare dalla Fondazione bancaria di Venezia e creando una rete economuca tra i comuni.

La questione dell'integrazione nelle scuole va parallelamente a tanti altri progetti. Esiste un disimpegno dell'amministrazione in campi non di competenza, ad esempio partecipazioni in autostrade, per liberare risorse e reinvestirle nella scuola.

L'idea che sta passando è vedere la scuola come centro di sperpero. Per combattere questa ideologia dobbiamo essere in grado di proporre e non di difenderci in trincea. Oggi stiamo scontando altri momenti in cui non abbiamo avuto coraggio."

Interviene ora Ilda Curti, Assessore alle Politiche per l'integrazione del Comune di Torino.

"Torino è stata considerata città pioniera per quanto riguarda le politiche sociali a favore degli immigrati ma oggi l'approccio ad hoc presenta evidente debolezze:

  • una scarsa integrazione tra diverse politiche

  • una frammentazione di progetti ed iniziative, che oltretutto subiscono i tagli della spesa pubblica

  • l'idea che gli immigrati rappresentino un unico target di riferimento che necessitano di un unico stadard di servizi

L'ingresso nella fase adulta per la città di Torino che da metà del 2006 ha istituito un nuovo assessorato con delega di “coordinamento delle politiche di integrazione dei nuovi cittadini e della rigenerazione urbana” significa riconoscere che la città oggi ha identità plurali, che gli immigrati non sono un unico target di popolazione e che esprimono bisogni plurali e differenziati.

Nel pensare alla città di domani oggi si tratta di mettere in atto percorsi differenziati, flessibili, capaci di dare risposte plurali ai bisogni plurali che i nuovi cittadini esprimono.

E' indispensabile sul tema dell'immigrazione superare la fase emergenziale e la sindrome di Penelope (fa di giorno e distrugge di notte) anche se io penso che ormai abbiamo la sindrome del cavallo di Troia (incunearsi e poi radere al suolo).

Quali sono le prospettive di lavoro su cui l'amministrazione scommette?

  • Politica della prima accoglienza:fa riferimento all'attenzione posta ai nuovi arrivati, alle persone in situazione di irregolarità o regolari, che non si insedieranno necessariamente in modo stabile nel territorio urbano;

  • politica di accoglienza specifica: interventi puntuali e necessari per assicurare l'adeguato insediamento delle nuove popolazioni nel nostro ambiente

  • politiche di normalizzazione che prevedono la necessità di rendere universalmente accessibili i servizi in modo che la dimensione interculturale diventi prassi di normalità.

  • Politiche volte al cambiamento culturale favorendo la vita in comune in un quadro sociale, culturale e etnico molteplice.

Investire sulla seconda generazione come risorsa fondamentale per costruire un futuro. La seconda generazione è parte della società italiana è indispensabile costruire politiche che consentano di valorizzare il loro essere ponti che collegano e non ponti sospesi tra due mari.
Questi sono ragazzi che vivono però una precarietà giuridica per il solo motivo di non avere la cittadinanza.
Le società vincenti sono quelle che investono sulle tre T: tecnologia, tolleranza e talenti.
Non so sulla tecnologia ma sicuramente sulla tolleranza e sui talenti noi dobbiamo maggiormente investire.
La scuola pubblica deve essere un luogo ad accesso universale dove le diversità culturali interagiscono.

Prosegue e termina il gruppo di interventi degli Amministratori Luigi Saragnese, Assessore alle risorse Educative del Comune di Torino.

"Confesso la difficoltà ad affrontare questo argomento nel quadro politico e economico in cui ci stiamo muovendo.
Questo perché è difficile pensare quali possono essere le azioni che un ente locale possa fare per l'integrazione quando siamo costretti a subire tagli come quello dell'Ici.
Bisogna smettere di pensare che l'immigrazione sia un processo non solo controllabile ma addirittura eliminabile.
A Torino nella scuola primaria in 3 anni è diminuito di 800 unità il numero di bambini con genitori italiani ed è aumentato nel contempo di 1000 unità il numero di bambini con genitori stranieri.
Questi cambiamenti ci impongono di costruire interventi elastici capaci di cogliere i bisogni emergenti e di dar loro risposte in tempi brevi e per far ciò bisogna assicurare condizioni di basequali accoglienza, corsi di italiano L2, mediazione, rinforzo e sostegno all'apprendimento, materiali tradotti in più lingue.
E' necessario che a livello regionale, provinciale, comunale si lavori di più per coordinare le risorse con cui sostenere il lavoro delle singole scuole autonome.

Quali sono i nodi critici?

  • questione dei nidi: ampliamento dei nidi della città con un servizio universale che tenga conto, nella formazione delle graduatorie, dei bisogni educativi dei bambini e delle condizioni lavorative dei genitori;

  • scuole e presenza di bambini stranieri: a Torino abbiamo una presenza del 20% e in alcune circoscrizioni abbiamo già superato il 30% quindi proposte di quote del 10% non tengono conto della realtà. Si tratta di intervenire per rendere più accoglienti tutte le scuole e non di spostare i bambini da una scuola all'altra;

  • mediazione culturale: continuiamo ad avere grande difficoltà con le famiglie che non conoscono la lingua e quindi dobbiamo costruire delle relazioni permanenti sul territorio.

  • insuccesso scolastico: gli alunni stranieri delle medie respinti sono quasi il doppio, in percentuale, rispetto ai ragazzi italiani riproponendo fenomeni che Torino ha già vissuto al tempo della grande ondata migratoria dal Sud degli anni '60.

Ora la parola passa alle associazioni professionali e sindacali. Si inizia con Lamine Sow, Responsabile immigrazione Camera del Lavoro di Torino.

“Il mondo del lavoro e il mondo della scuola sono gli unici luoghi dove gli stranieri trovano occasioni di partecipazione, dove hanno diritto di esprimersi partecipando all'elezione dei loro rappresentanti (RSU, rappresentanti di classe, di istituto, ecc...). Votare non significa solo partecipare, ma anche assumere un coinvolgimento più cosciente.

Il problema vero si pone quando escono da questi mondi, gli stranieri sono accolti solo in quanto lavoratori o studenti, la società non garantisce loro diritti di cittadinanza.

La convivenza è possibile solo tra uguali, se non vengono garantiti i diritti di cittadinanza la condizione di vita è quella della precarietà.

Il sistema dei diritti di cittadinanza non è un bene che venga garantito una volta per sempre: occorre mantenere la vigilanza sulla tenuta dei diritti acquisiti.

La scuola deve fornire strumenti ai nuovi arrivati per avviare percorsi di integrazione”.

Si prosegue con Carlo Mini, della Segreteria regionale FLC Piemonte, che Interviene sugli ambiti e sul merito della contrattazione di secondo livello con la Direzione Regionale.

“A livello regionale gli spazi di contrattazione su questa materia sono limitati all'art. 9del CCNL(Scuole a rischio e ad alto processo migratorio) ed alle risorse ad esso destinate.

La grande vivacità della scuola piemontese sulla questione dell'integrazione degli alunni stranieririchiederebbe un maggior volume di risorse, di investimenti e di organico dedicato.

A livello regionale si è ottenuto:

  • Il consolidamento per l'a.s. di un organico di diritto di 10 posti (che ora giungono a 17 a livello regionale) su progetti per l'inserimento di alunni stranieri nella scuola primaria. Quest'anno vi è stato il tentativo di destinarli ad un'altra funzione.

  • Con le risorse previste dall'Art. 9 per le “scuole a rischio e ad alto processo migratorio” fino all'a.s. 2006/07 erano a disposizione 2 milione di Euro; grazie al coinvolgimento della Regione Piemonte per l'a.s. 2008/2009, con un esborso pari a quello Ministeriale si è passati ad un a disponibilità di 5 milioni.

  • Vengono finanziate cinque azioni tutte destinate alle fasce deboli nell'ambito di queste sono stati stanziati poco meno di 1 milione e mezzo di Euro da destinare alle scuole che hanno più del 5% di alunni stranieri; e stato attivato un monitoraggio sulle azioni da esse attivate e richiesto alle scuole il loro protocollo di intervento. Questo al fine di arrivare all'individuazione di uno o più protocolli da diffondere nelle scuole della Regione.

  • Oggi la Regione Piemonte ha consolidato, nel piano triennale connesso alla Legge sul diritto allo Studio, le risorse per queste cinque azioni garantendo una stabilità nel tempo.

Se passerà il piano di tagli previsto dall'attuale governo non sarà possibile garantire gli attuali livelli qualitativi e quantitativi della scuola piemontese con grave pregiudizio anche di queste azioni.”

Dopo il sindacato la parola passa alle associazioni professionali con Domenico Chiesa, rappresentante CIDI.

“Per la scuola è giunto il tempo del fare.

Alcuni punti di riflessione:

  • Sarebbe un fatto gravissimo se la scuola italiana facesse un passo indietro; non è sufficiente chiudersi alla difesa dell'esistente, bisogna progettare processi di innovazione.

  • Alla fine del 2007 il Ministero della Pubblica Istruzione aveva pubblicato un volume intitolato “La via Italiana per la scuola interculturale e l'integrazione degli alunni stranieri” che fine hanno fatto oggi quei propositi?

  • Se la scuola italiana è riuscita a rispondere alla sfida dell'inserimento e dell'integrazione degli alunni stranieri, nella società è difficile che essi superino la loro connotazione di “stranieri”

  • I ragazzi stranieri nelle nostre scuole saranno presto 20 milioni, dovranno diventare cittadini italiani conservando la loro specificità perchè essi costituiscono una grande risorsa.

  • Il problema dell'integrazione dei cittadini stranieri non può essere affrontato da solo deve essere parte di un progetto complessivo di qualità della scuola.

  • Necessità di sinergia, la scuola da sola non ce la può fare il Territorio deve condividerne le responsabilità.

  • La scuola è la prima espressione di Stato che i bambini incontrano.”

Nunzia Del Vento, rappresentante ASAPI (associazione scuole autonome Piemonte), chiude gli interventi delle associazioni:

  • L'integrazione è un atto culturale, politico attivo e concreto.

  • Esiste un grande scollamento tra l'operare concreto della scuola e e il terreno politico e istituzionale.

  • E' necessario intervenire sul terreno politico sul tema dell'acquisizione e della garanzia dei diritti di cittadinanza.

  • Se la scuola non fosse stata puntuale nell'agire il tessuto sociale sarebbe già sfasciato.

  • A Torino vi sono scuole che superano il 70% di alunni stranieri, la maggioranza dei quali di seconda e terza generazione con problemi diversi da quelli manifestatisi alcuni anni fa.

  • La mediazione culturale è essenziale non solo per far dialogare i cittadini stranieri con gli italiani, ma anche di mettere in relazione i diversi stranieri tra di loro.

  • A Torino esistono delle scuole di eccellenza, queste dovrebbero diventare dei Poli Culturali, dove devono essere investite risorse e dove debbono essere elaborati progetti di largo respiro e che garantiscano continuità nel tempo.

  • E necessario pervenire ad una dimensione sistemica nell'affrontare la questione.

  • E' necessario avviare politiche rivendicative adeguate che garantiscano alle scuole finanziamenti e risorse in tempi certi.

Prosegue Fernandez Silva Mabel, Presidente associazione “ALOUAN”, : "Il centro Alouan è nato nel 1998 è un centro di aggregazione e informazioni per giovani migranti e nativi, è attiva sul territorio torinese per:

  • favorire l'acquisizione del diritto di cittadinanza ai cittadini stranieri;

  • valorizzare le radici culturali degli stranieri;

  • proporre attività interculturali.

L'attività è svolta da mediatori culturali che hanno collaborato e collaborano con le scuole di Torino e il suo interland.

La scuola riveste un ruolo molto importante come luogo di valorizzazione delle radici culturali dei giovani stranieri.

La qualità della convivenza e della società futura dipende dalle opportunità di crescita e formazione che i giovani trovano nella scuola.

L'intervento si conclude con un appello affinché gli stranieri possano diventare cittadini italiani a tutti gli effetti senza dimenticare le loro radici.

L'ultimo ad intervenire è Giovanna Pentenero, Assessore Istruzione e Formazione professionale – Regione Piemonte

"Motivo ricorrente di gran parte degli interventi è stato il tema del lavoro di rete tra tutti i soggetti che operano per l'inserimento e l'integrazione degli alunni stranieri.

Rete significa sinergia, far dialogare le politiche di tutti i soggetti mettendo al centro la questione del diritto alla cittadinanza.

La Regione Piemonte ha un piano triennale di intervento che fa riferimento alla Legge sul Diritto allo Studio; è un punto di partenza importante.

Nel piano sono previsti:

  • Conferenza sul diritto allo studio con l'intervento di 70 soggetti che lavorano nel settore;

  • Finanziamento di cinque azioni rivolte alle fasce deboli in cui si prevedono risorse a favore dell'inserimento scolastico degli alunni stranieri

  • Integrazione da parte della Regione Piemonte delle risorse previste dall'art. 9 del CCNL a favore delle scuole a rischio e ad alto processo migratorio con lo stanziamento di una somma pari a quella messa a disposizione del Ministero.

Il Governo non costituisce in questo momento un referente che possa garantire continuità a questi investimenti. La politica governativa è orientata unicamente a contenere la spesa pubblica operando drastici tagli sia nel trasferimento di fondi agli enti locali sia nel settore della scuola pubblica.

Se non verranno ritirati i provvedimenti previsti da DL n.137 relativi al ritorno dell'insegnante unico e alla riduzione a 24 ore dell'orario scolastico nella scuola primaria, la scuola si vedrà privata di risorse irrinunciabili non solo nell'azione di inserimento e integrazione di alunni stranieri.

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