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Università, effetto Covid: più iscritti sotto casa. Così si è evitato il crollo delle matricole

Dai primi dati sulle immatricolazioni, il sistema universitario tiene. Cambia però la geografia delle iscrizioni: meno studenti in fuga dal Sud, più internazionali al Nord

12/09/2020
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Corriere della sera

Gianna Fregonara e Orsola Riva

No, se tutto continua così, non ci sarà il temuto crollo delle immatricolazioni universitarie causa Covid. Era stato lo stesso ministro dell’Università Gaetano Manfredi a lanciare l’allarme, ipotizzando - in pieno lockdown - un calo di iscritti fino al 20 per cento, come era già successo dopo la crisi del 2008. Ma, grazie ai soldi strappati nel decreto rilancio (1,4 miliardi di euro di cui quasi 300 milioni per il diritto allo studio) e alle misure messe in campo dai singoli atenei per prevenire l’emorragia di studenti (allargamento della platea degli studenti che non pagano le tasse universitarie o le pagano in forma ridotta), il sistema per il momento regge. Semmai quella che si sta disegnando è una nuova geografia delle iscrizioni: meno studenti in fuga dal Sud, più stranieri al Nord, che finora attraeva talenti da tutta Italia ma molti anche ne esportava all’estero, soprattutto in Inghilterra: mentre quest’anno - fra Covid e Brexit - gli eccellenti atenei lombardi, veneti e piemontesi sono tornati ad attrarre anche chi era pronto a mettere il passaporto in valigia.

 
Più immatricolati al Sud

«Abbiamo segnali di una forte richiesta da parte dei giovani», ha detto martedì Manfredi a Radio24. «Le immatricolazioni tengono in tutte le regioni d’Italia e al Sud in particolare si registra un aumento fra il 5-10 per cento». Un’inversione di tendenza che il ministro, già rettore della Federico II di Napoli, non può che accogliere con soddisfazione. «Alcuni giovani che prima cambiavano regione adesso tendono a restare in quella di appartenenza», ha spiegato. E in effetti i dati parziali che arrivano dalle Università del Sud sono particolarmente incoraggianti. A Palermo hanno già 3.200 matricole contro le 2.900 dell’anno scorso a questa data. Le iscrizioni totali fanno segnare addirittura un più 20 per cento. Gli iscritti ai test per le facoltà ad accesso programmato sono stati più di 13 mila, l’anno scorso le aspiranti matricole erano soltanto 10 mila. A Bari, dove le immatricolazioni si chiuderanno il 30 novembre, i dati son in linea con il 2019: 3.947 iscritti al momento contro i .3958 alla stessa data. All’università di Catania, quest’anno c’è stato un boom di domande di iscrizione: 12.287 contro le neanche diecimila dell’anno scorso. Certo, bisognerà vedere quanti le porteranno effettivamente a termine: le immatricolazioni si sono aperte solo da qualche giorno, ma i primi dati sui corsi a numero chiuso a livello locale (non Medicina, ma tutte le altre facoltà con posti contingentati, che qui sono la stragrande maggioranza) sono incoraggianti: già 3.000 su un totale di 5.900 posti a disposizione. A fare la differenza potrebbe essere stata la decisione di sospendere - solo per quest’anno - i test d’accesso, sostituendoli con il voto di Maturità (che quest’anno ha registrato un boom di 100 e 100 e lode, soprattutto al Sud). Ma resta il fatto che in ateneo stanno pensando di ampliare le disponibilità per la laurea triennale fino a 7.000 posti che è la stessa cifra raggiunta l’anno scorso includendo anche la laurea specialistica.

Boom di iscritti a medicina nelle università lombarde

A Roma, alla Sapienza, la più grande università d’Europa, i conti non li hanno ancora fatti. Ma l’unico dato a disposizione, quello degli iscritti al test di Medicina, è in crescita: 6.292 rispetto ai 5.733 dell’anno scorso. Anche al Nord, che quest’anno partiva svantaggiato essendo stato così duramente colpito dall’emergenza sanitaria ed avendo ormai molti studenti fuorisede, i primi segnali sono tutt’altro che catastrofici. Alla Statale di Milano i numeri sono in aumento, anche se un primo vero bilancio si farà a fine mese. Alla Bicocca, solo per il test di Medicina quest’anno sono giunte il 40 per cento di domande in più dell’anno scorso. «Anche a Pavia - dice il rettore Francesco Svelto - in base ai dati preliminari disponibili oggi, i timori di un calo delle immatricolazioni non sembrano fondati». Un fatto molto significativo per l’ateneo è quello delle domande di ammissione ai collegi universitari che qui sono una tradizione secolare. Quest’anno ne sono arrivate 1.600 per circa 500 posti, più degli anni passati. Anche a Pavia, quest’anno, i test d’accesso locali sono stati sostituiti dal voto di Maturità. Si dovrebbero mantenere stabili i numeri anche a Padova: dai dati delle preimmatricolazioni e dei test d’ingresso, che sono per ovvie ragioni in ritardo rispetto allo scorso anno, il rettore Rosario Rizzuto si aspetta di chiudere intorno a quota 20 mila come lo scorso anno. Ma le immatricolazioni sono cominciate una settimana fa e dunque è presto per le cifre, ma nell’Ateneo si respira ottimismo e soddisfazione. A Ca’ Foscari i dati sono confortanti: «Abbiamo riscontri positivi dalla rilevazione preliminare sulle iscrizioni, che registra 2981 immatricolati, 98 in più rispetto alla stessa data del 2019 - spiegano al rettorato -. Un incremento destinato a consolidarsi con l’iscrizione di chi ha sostenuto le prove di ammissione nella sessione estiva, posticipata rispetto al consueto, per corsi di laurea molto frequentati come quelli di area economica e linguistica. Per i corsi ad accesso libero, c’è tempo fino al 30 settembre per iscriversi».

Più studenti internazionali al Nord

Che il temuto flop delle immatricolazioni non ci sia stato lo dice anche il capo dei rettori Ferruccio Resta, alla guida di un’eccellenza assoluta come il Politecnico di Milano che ha già chiuso le immatricolazioni a Ingegneria con un piccolo incremento (più 2%), che diventa un più 10% fra gli studenti internazionali. Anche il prorettore vicario dell’università di Bologna Mirko degli Esposti fa sapere che «dai dati delle pre iscrizioni e da quelli per i test ad accesso programmato arrivano segnali incoraggianti, positivi, sia dagli studenti italiani che da quelli internazionali». Il corso di laurea in Medicina dell’Alma Mater, per esempio, è stato indicato come prima scelta da 4.464 studenti contro i 3.615 del 2019; e a Medicina in inglese è andata anche meglio: 1.416 contro 1.281. Nessun passo indietro neanche al Politecnico di Torino, dove i test d’ingresso si sono fatti e si stanno facendo anche quest’anno solo che, causa Covid, si svolgono online. A contendersi 5.500 posti sono quest’anno in 13 mila, proprio come un anno fa. «Siamo molto soddisfatti di questi dati, in controtendenza rispetto a certe previsioni poco ottimiste - commenta il rettore Guido Saracco -: il numero di iscritti ai nostri test dimostra che i ragazzi riconoscono nel Politecnico di Torino un ateneo serio». Anche qui, come al Sud, aumentano gli studenti i piemontesi (dal 40 al 50 per cento), seguono siciliani, pugliesi, laziali liguri e per la prima volta anche i lombardi.


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