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Unità-Un maledetto imbroglio

.03.2003 Un maledetto imbroglio di Antonio Padellaro Caro George, apprezzo e approvo le conclusioni del vertice sulle Azzorre. Caro Silvio, ti sei schierato con noi e noi non lo dimentichiamo. A...

18/03/2003
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l'Unità

.03.2003
Un maledetto imbroglio
di Antonio Padellaro

Caro George, apprezzo e approvo le conclusioni del vertice sulle Azzorre. Caro Silvio, ti sei schierato con noi e noi non lo dimentichiamo. A poche ore dall'inizio della guerra all'Iraq, è uno scambio di messaggi che, almeno, ha il pregio di farla finita con le bugie, con le ambiguità, con la miserevole tecnica del qui lo dico e qui lo nego, adottata dal premier italiano per tirare a campare qualche settimana in più.

Il momento della verità viene per tutti. Con la rude franchezza del cowboy, George W. Bush, un attimo prima di dare l'ultimatum a Saddam, l'ha dato a Berlusconi: basta con le buffonate, dicci da che parte stai. E Berlusconi ha dovuto "apprezzare" e "approvare" i risultati di un summit da cui lui è stato tenuto fuori. Sembra la scena di un brutto film americano. Silvio non ho capito, dillo più forte che hai apprezzato e approvato, dai voglio sentirlo meglio. Bravo Silvio, bene così, noi non lo dimenticheremo... Silvio, è il presidente del Consiglio italiano. Da italiani ci sentiamo umiliati per come si fa, e ci fa trattare.

Dopo aver comunicato al mondo intero che lui apprezza e approva la guerra di Bush fuori dall'Onu e contro l'Onu, adesso Berlusconi ha molte spiegazioni da dare. Al presidente della Repubblica, prima di tutto. Venerdì 14 marzo il premier sale al Colle accompagnato dal vice Fini e dal ministro degli Esteri Frattini.

Carlo Azeglio Ciampi espone una posizione netta e inequivocabile. Il vincolo dell'Onu, dice, è ineludibile. Ricorda che l'articolo 11 della Costituzione italiana vieta al nostro paese di aderire a un'azione di guerra decisa unilateralmente dagli Usa e non avallata dal consenso delle Nazioni Unite. In questo caso, il capo dello Stato si opporrebbe a un'eventuale decisione del governo, e manterrebbe assolutamente fermo il suo no - in qualità di massimo garante della Costituzione - anche nel caso di una larga maggioranza parlamentare favorevole alla guerra. Non risulta che Berlusconi, Fini e Frattini abbiano avuto qualcosa da eccepire. Anche perché mentre il premier faceva l'acrobata muto, il ministro degli Esteri, intervistato da tutti i tg, non faceva che ripetere la parolina magica e protettiva: Onu. Mai senza l'Onu. O con l'Onu o niente. Soltanto tre giorni più tardi, l'indispensabile Onu non esiste più. Cancellato alle Azzorre da Bush, Blair e Aznar con una decisione che l'assente Berlusconi apprezza e approva. Ciampi vorrà certamente capire meglio.

Adesso Berlusconi dovrà spiegarsi anche con il Parlamento. Tre settimane fa il governo arrivò al dibattito di Montecitorio sulla situazione irachena forte del sofferto accordo raggiunto un paio di giorni prima con l'Unione Europea. Anche allora la pietra angolare era l'Onu. Francia e Germania accettarono la guerra come ultima istanza soltanto perché i 15 affermarono solennemente la priorità delle Nazioni Unite e stabilirono tutti i passaggi previsti prima di arrivare alla soluzione estrema. E dunque, le ispezioni necessarie da effettuarsi in un tempo non infinito ma congruo.

E dunque, una risoluzione finale e sanzionatoria contro le inadempienze di Saddam, da approvare senza i veti di Francia, Russia e Cina. Ora quella mozione imperniata sull'Onu e ancorata all'Unione Europea che Berlusconi votò e fece votare con entusiasmo, è diventata carta straccia. Il premier dovrà spiegare il perché all'opposizione che si presenterà indignata e compatta. Ma dovrà spiegarlo anche alla sua maggioranza dove, a cominciare dagli ex democristiani dell'Udc, non tutti se la sentono di farsi beffe del Papa e dei valori della pace propugnati da milioni di cattolici.
Prepariamoci a un altro gioco delle tre carte. Un mezzo imbroglio confusamente anticipato da Frattini al "Riformista". In sostanza, il governo chiederà al Parlamento di confermare quello "zoccolo minimo di supporto logistico, in particolare l'uso delle basi e dello spazio aereo".

Ma sentite cosa "auspica" il ministro degli Esteri. Che l'opposizione in Parlamento "non si esaurisca nella valutazione tecnico-giuridica dell'articolo 11 o dei commi dei trattati, ma che colga il fatto politico: noi non possiamo finire la guerra dalla parte opposta a quella in cui l'abbiamo cominciata. Ne va della nostra credibilità internazionale". Parole testuali. Speriamo solo che Frattini, si renda conto della enormità di quanto è stato costretto a dire.

La Costituzione considerata un inciampo tecnico-giuridico. L'articolo 11 un fastidioso comma da ignorare o aggirare, perché impedisce di fornire agli americani quell'uso delle basi e dello spazio aereo che potrebbe essere concesso soltanto in presenza di una decisione l'Onu. I trattati internazionali? Parole scritte sulla sabbia. Con quale coraggio questo ministro degli Esteri parla di credibilità? E che fiducia si può nutrire in un governo che non ha rispetto neppure per ciò che ha approvato? E sulla guerra che sta per scoppiare, cosa altro ci nasconde il presidente del Consiglio? A quali altri impegni egli si è legato, mani e piedi, contro la Costituzione, contro la volontà del popolo italiano?


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