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Unità-Un liceo privato: "Abbiamo speso 7 milioni ed è stato facile, facile..."

19.06.2002 Un liceo privato: "Abbiamo speso 7 milioni ed è stato facile, facile..." di Mariagrazia Gerina "Riguardo al fatto che questa maturità (mi rifiuto anch'io di chiamarla riforma!) ...

19/06/2002
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l'Unità

19.06.2002
Un liceo privato: "Abbiamo speso 7 milioni ed è stato facile, facile..."
di Mariagrazia Gerina

"Riguardo al fatto che questa maturità (mi rifiuto anch'io di chiamarla riforma!) sia un regalo alle scuole private, sono perfettamente d'accordo. Io sono in una scuola privata, e anche piuttosto onesta (vista anche la presidente della commissione molto rigorosa), e vi assicuro che tutto quello che poteva trapelare è trapelato! Non so se nelle scuole pubbliche è lo stesso...". Galandrie84 fa il suo outing sul forum lanciato dal sito dell'Unità (titolo: "La maturità della Moratti"). Hanno qualche remora in più a fare ammissioni gli studenti di uno dei tanti istituti parificati della capitale, il Kenendy, a via del Corso. Ma all'uscita dalla prima prova riconoscono: "Così per noi dovrebbe essere molto più facile". "Penso che sia un bene per noi della privata e un male per quelli della pubblica", spiega candidamente Giuseppe, appoggiato al portone di via del Corso. Perché? È ovvio: "Con noi i professori saranno buoni e l'esame sarà più facile, mentre alla pubblica...". La scuola pubblica è il grande spettro che i ragazzi si sono lasciati alle spalle per "facilitarsi" la vita.
"Facile" è un termine ricorrente tra i ragazzi del Kennedy. La loro scuola è "facile". I professori? "Tranquilli", "disponibili", "flessibili". L'esame? "Speriamo bene", dicono e per scaramanzia la parola "facile", la pronunciano sottovoce. Ma, ora, la nuova formula dell'esame - tutti membri interni tranne il presidente ("una persona tranquilla", dicono i ragazzi, "insegna educazione fisica", "è stato sostituito all'ultimo", aggiunge qualcuno) - sembra proprio la ciliegina sulla torta della "facilità". Una meta, che però per quelli che escono soddisfatti dal portone del Kennedy raggiungono di solito al termine di un percorso accidentato.
Andrea, prima di approdare al Kennedy, ha provato con una "scuola di suore" - "cacciato per la disciplina" - e poi con una pubblica - "abbandonata spontaneamente": "mi stavano per bocciare". Giovanni, 22 anni, è partito addirittura da Pesaro per frequentare questa scuola: il suo percorso conta una scuola pubblica, una scuola di recupero e alla fine la decisione di trasferirsi a Roma - col progetto di tornare a casa, appena presa la maturità. Andrea ha 26 anni e al Kennedy ha frequentato insieme il quarto e il quinto. Sono molti quelli che, una volta sbarcati in questa scuola, migliorano incredibilmente i loro voti e "per merito" riescono a saltare anche l'ultimo anno e a correre direttamente dal quarto alla maturità. Quest'anno il salto, in una sezione dello scientifico l'hanno fatto in 10. Tutti geni?

La mossa decisiva è stata lasciarsi alle spalle la scuola pubblica. La differenza tra scuola pubblica e scuola privata, Francesco la spiega così: "Lì ti bocciano, qui ti seguono". "Sono attenti ai bisogni di noi giovani", dice invece molto impostato Andrea. "Io per esempio non avevo voglia di studiare e basta e allora sono venuto qui", ammette candidamente Giovanni. Prima andava al San Leone Magno, un'altra scuola privata. "Però lì erano tutti secchioni". E allora, via anche da lì. C'è una scala che questi ragazzi hanno bene in mente: le scuole pubbliche, dove si "studia troppo e alla fine ti bocciano", le scuole private, cattoliche per lo più, "comunque troppo serie". E poi le scuole come il Kennedy, che i ragazzi distinguono dai puri istituti di recupero. "Qui comunque per essere promosso devi far vedere che ti stai impegnando", spiega Francesco. Al ministero, sembrano essere meno sottili nelle distinzioni e hanno rubricato tutti quelli che hanno fatto richiesta - a parte pochissime esclusioni - sotto la voce "paritarie". Che da quest'anno significa terra libera da controlli esterni.
"Paritario", è l'aggettivo che apre la strada alla maturità "fatta in casa". È scritto in neretto sui manifesti che l'istituto ha fatto stampare per incentivare le iscrizioni. Campeggiano qua e là sui muri della città. "Sazia la tua fame di sapere", dicono. A porgere la portata "a base di cervello", è l'attore Ricky Memphis, il testimonial scelto dagli "Istituti paritari Kennedy", o meglio dalla "Kennedy Holding". Lezione numero 1: come trasformare la maturità in business, che frutta almeno sette milioni a studente l'anno.


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