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Unità-Sulle pensioni Maroni trucca le carte

"Sulle pensioni Maroni trucca le carte" MILANO Il governo si accinge a mettere le mani sulle pensioni, proprio come chiede la Confindustria, e il ministro del welfare Roberto Maroni parte in avan...

17/09/2002
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l'Unità

"Sulle pensioni Maroni trucca le carte"

MILANO Il governo si accinge a mettere le mani sulle pensioni, proprio come chiede la Confindustria, e il ministro del welfare Roberto Maroni parte in avanscoperta proponendo l'abolizione parziale del divieto di cumulo tra pensioni e utili da lavoro. Ipotesi sulla quale, guarda caso, i sindacati hanno opinioni divergenti. Qual è la logica che sta dietro a questa manovra? Per Morena Piccinini, la neosegretaria confederale Cgil che si occupa di previdenza, non ci sono dubbi: "È il gioco delle tre carte".
Piccinini, dov'è il trucco?
"Nel fatto che il ministro Maroni parla di abolire il divieto di cumulo ma nello stesso tempo annuncia che la delega fiscale farà la sua strada fino in fondo, ossia che entro l'anno la decontribuzione verrà fatta approvare dal Parlamento. Quindi non c'è stata nessuna modifica di impianto rispetto alla previdenza, che era e rimane la vera questione da affrontare, quella che più ci preoccupa, poiché la delega, da noi respinta, è lo strumento per scardinare il sistema previdenziale: come abbiamo detto e ripetuto più volte, con la decontribuzione il sistema rischia di entrare in collasso economico, viene compromessa la sua stessa tenuta, con gravi ripercussioni per le prestazioni sia per i futuri pensionati che per quelli attuali".
E allora che senso ha tirare in ballo l'abolizione del divieto del cumulo?
"In apparenza nessuno. Non è certo abolendo il divieto che si potrà sanare l'errore macroscopico della delega previdenziale. Per rimediare non servono i surrogati, nemmeno facendo credere che si vogliano agevolare le persone che pur essendo in pensione continuano a lavorare. Il punto di rottura risiede a monte. In teoria l'abolizione del divieto è una misura meno grave rispetto alle altre, perchè permette il proseguo dell'attività lavorativa, ma nei fatti il suo presupposto è un sistema che non si alimenta più con contributi obbligatori veri, ma che si sposta in prevalenza sull'intervento del privato".
Però il governo vorrebbe anticipare singoli provvedimenti già con la Finanziaria.
"Sì, e magari si tratta di interventi tra i meno invisi ai sindacati, ma nemmeno questo sposta il problema, che è la delega".
E se fosse un altro tentativo di Maroni di spaccare i sindacati? Maroni sa benissimo che sull'abolizione del divieto la Cgil ha un'opinione diversa da Cisl e Uil.
"È possibile. Il ministro strizza l'occhiolino ad alcuni assicurando loro che non ci saranno tagli alle pensioni, ma nello stesso tempo promette che la delega sarà discussa in tutta la sua portata. Ecco perché tutti devono mantenersi vigili. Sulla delega il governo deve fare un passo indietro, deve introdurre sostanziali modifiche così come è stato chiesto dalle mobilitazioni, prima unitarie, e poi della Cgil".
E allora che senso ha che Cisl e Uil dichiarino disponibilità sull'abolizione del cumulo senza insistere sulla modifica della delega?
"Cisl e Uil hanno accolto con esultanza il fatto che nel patto per l'Italia il tema previdenziale non fosse materia di confronto e quindi sostanzialmente hanno accettato che la delega seguisse il suo corso. Sulla delega non ho visto prese di posizione ferme da parte di Cisl e Uil, mentre la Cgil continua a dire che sarebbe una catastrofe. Dunque si deve ritenere che rientri nella loro strategia il far finta che la delega non sia oggetto di confronto, e limitarsi a esprimere opinioni su materie in apparenza marginali e indolori. In realtà siamo di fronte ad un impianto che ha una sua logica dal punto di vista del governo e della Confindustria, mentre per i lavoratori e i pensionati è un massacro".
Però il governo pensa all'abolizione del cumulo per aumentate le entrate fiscali. È così?
"No, potrebbe essere il contario. Per l'attuale normativa il pensionato che lavora ha una trattenuta del 30 per cento sulla pensione: dunque per l'Inps, per effetto del cumulo, significa una riduzione di spesa ed un lievissimo introito contributivo. Con l'abolizione completa del cumulo, la pensione diventa intera e quindi l'esborso dell'Inps sarebbe più alto di quello attuale. Ecco perché si otterrebbe un risultato contrario rispetto a quanto sostiene il governo, il quale forse si pone l'obiettivo di far emergere i pensionati che stanno lavorando in nero. Credo che sia un 'non-problema': la normativa, che può sempre essere rivista, già ora permette la continuazione dell'attività lavorativa. Non credo che sia questo l'aspetto da incentivare".
Maroni vuole incorporare l'Iinpdai nell'Inps.
"Sembra un altro falso problema: la tenuta dei due istituti, dal punto di vista gestionale e finanziario, è sostanziale. Il ministro tuttavia può perseguire l'intento di costruire un unico centro decisionale, più ridotto e più controllabile. ma anche questa non è certo una prioprità".
E allora perché il governo batte tanto su questi aspetti?
"Ho la netta impressione che Maroni stia cercando di parlare d'altro. Mi spiego: nel recente incontro sul welfare, il governo ha introdotto una serie di tematiche - politiche sulla famiglia, sulla non autosufficienza e altro - ma solo come temi generali, senza mettere in tavola risorse effettive spendibili né tantomeno risorse aggiuntive per trasformare le intenzioni in interventi concreti con la Finanziaria. Il risultato è stato un grosso effetto mediatico, solenni promesse sul welfare, tanto fumo ma niente di concreto. Si continua con le promesse, poi la Fiananziaria avrà una gestione diversa. Tornando alla previdenza, il fatto di annunciare che non ci saranno tagli, in presenza della delega è un chiaro tentativo di depistaggio, per poi spianare la strada al massacro: è il gioco delle tre carte e noi non ci stiamo".


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