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Unità: Scuola demolita. Attenzione: caduta asini

Benedetto Vertecchi I danni della riforma

10/12/2009
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l'Unità

Hanno destato interesse e preoccupazione i dati relativi ai bassi livelli di capacità di comprensione della lettura degli studenti delle scuole secondarie italiane. È vero che non si tratta di una difficoltà che investe solo il sistema scolastico italiano, ma occorre chiedersi perché tale difficoltà nel nostro paese si riveli con particolare gravità. E, soprattutto, ci si dovrebbe chiedere come invertire questa linea involutiva. Il dibattito che immediatamente si è avviato ha assunto toni moralistici, e la responsabilità degli insuccessi in tanti settori dell'apprendimento (non solo la capacità di comprensione della lettura,ma anche le conoscenze matematiche e scientifiche) è stata ricacciata sulle scuole e gli insegnanti. È evidente il disegno del governo di non far emergere le sue responsabilità: anzi, ad un pubblico che troppo spesso si accontenta di slogan si continua a mostrare un simulacro di riforma delle scuole superiori. Ma, intanto, che cosa sta avvenendo? Il numero delle ore di lezione diminuisce, anche se le modifiche sono fatte passare per un riallineamento rispetto al resto d'Europa. Quel che non si dice, e che occorre sapere se si vuole correttamente confrontare il funzionamento delle scuole italiane con quelle di altri paesi, è che i tagli obbediscono al presupposto che l'orario delle scuole coincida con l'orario delle lezioni. Ne deriva che la riforma consiste nel rimodellare l'orario delle lezioni, senza chiedersi se i contenitori che in tal modo sono definiti siano quelli adatti a consentire agli allievi di conseguire livelli più elevati di apprendimento. Nelle nostre scuole stanno quasi del tutto scomparendo i laboratori scientifici, le macchine da dimostrazione (per la chimica, la fisica, la biologia), le raccolte naturalistiche (insetti, cristalli eccetera). Bene che vada, le esperienze reali che si effettuavano nei laboratori sono sostituite da esperienze simulate al calcolatore. Ma qualcuno (ovviamente, qualcuno che sia in condizione di decidere, e non gli insegnanti cui è fin troppo facile rimproverare ciò che non funziona) si è mai chiesto se la restrizione dei tempi, unita alla soppressione delle esperienze reali costituisca la premessa per quel recupero della qualità dell'apprendimento sempre più urgente? Certo non sono le soluzioni da sottosviluppo che consentiranno di migliorare la situazione, come l'addestramento degli allievi a rispondere a prove del tipo di quelle usate dagli organismi internazionali per le rilevazioni. Se si volesse conferire un contenuto effettivo alla riforma delle scuole secondarie superiori si dovrebbe incominciare col distinguere l'orario delle lezioni da quello di fruibilità della scuola. Il tempo che costituisce la differenza tra i due orari consentirebbe di effettuare le esperienze necessarie per passare da un apprendimento estenuato ad una interiorizzazione consapevole.


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