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Unità-Prigionieri dell'orore-di Lidia Ravera

Prigionieri dell'orrore di Lidia Ravera Che i vivi non sono tutti uguali, lo sappiamo: basta percepire gli squilibri del mondo. Che non lo sono neanche i morti l'abbiamo scoperto (si fa per dire)...

26/07/2003
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l'Unità

Prigionieri dell'orrore
di Lidia Ravera

Che i vivi non sono tutti uguali, lo sappiamo: basta percepire gli squilibri del mondo. Che non lo sono neanche i morti l'abbiamo scoperto (si fa per dire) ieri, quando le povere spoglie terrestri di Uday e Qusay sono state portate in processione per il Mondo, grazie ai potenti mezzi di riproduzione e penetrazione della Cnn. I morti americani hanno diritto al rispetto, le loro tumefazioni vanno oscurate, le loro ferite nascoste. I morti iracheni no.

Il loro sangue rappreso, la loro pelle carbonizzata vanno esposti, come stendardi gioiosi, come prove a discarico, come dimostrazioni che la guerra è finita. Non si è preso il Capo del paese nemico, non si sono trovate le sue armi di distruzione di massa perché non c'erano, però, grazie a un'eroica e ben pagata soffiata, si è riusciti a scovare la villetta dove si rifugiavano i suoi figli e, dando prova di sprezzo del pericolo, li si è bombardati a morte. Il film dell'impresa passa e ripassa sulle accoglienti televisioni. Passano e ripassano le fotografie dei cadaveri speciali. Si attende che scoppi l'applauso rituale. Ci sarà, ma non sarà unanime.

Negli Stati Uniti ha vinto, con la puzza dell'imbroglio, il partito del dottor Stranamore: una destra lucidamente sanguinaria, eccitata dalla violenza, avvezza ad aggredire, cinica e bugiarda. È la destra dei Rumsfeld e dei Cheney, che tira i fili al Presidente pupazzo. È forte e ben radicata nell'America profonda, quella che vuole un fucile in ogni casa e pena di morte per tutti (o gestita privatamente dai cittadini, o sulla sedia elettrica da una bella percentuale di Stati dell'Unione), quella che così bene è stata descritta in "Bowling for Colombine" da Michael Moore. Ma poi c'è anche l'altra America, quella che Michael Moore l'ha premiato con l'Oscar, e che, di fronte all'esibizione delle spoglie del nemico, dei suoi denti spaccati, ha fischiato invece di applaudire. Se non ci fosse anche quell'altra America, minoritaria, ma resistente, avrei davvero paura. Paura che l'onda lunga dell'imbarbarimento, come tutte le altre mode americane, dal rock'n roll ai figli dei fiori, si riversi su di noi, poveri europei, così vecchi e così culturalmente colonizzati, fino a travolgerci. È un'onda sporca che si serve dell'odio, lo stimola artificialmente, lo tiene vivo con la propaganda, con una colonna sonora di crepitii e di scoppi, con dosi massicce di retorica. È un teatrino che specula sull'ingenuità del pubblico, che fa vestire a chi gli pare il costume di scena del cattivo, e poi lo sbudella pubblicamente in una catarsi inventata. È diseducazione ai valori fondamentali della convivenza umana, il triste spettacolo di questo osceno dopoguerra. Una diseducazione abile, martellante, efficace: "abbiamo vinto, abbiamo vinto, abbiamo vinto", "Uday è morto, Qusay è morto, e adesso beccheremo anche gli altri".

Che adulti saranno i bambini che hanno visto papà applaudire perché i figli di Saddam Hussein avevano la faccia spappolata? Non ci pensano quelli che vogliono difendere i minori? Come si può porre fine a questa cultura delle punizioni che pretende di cauterizzare la violenza decretandola giusta? Mi ha fatto, lo confesso, molto piacere, vedere che il Manifesto, l'Unità e Liberazione (ma anche il Messaggero), non hanno pubblicato i primi piani di quei volti sfigurati. Come esiste un'altra America, esiste anche un'altra Italia. Un'Italia che non crede alla "ferocia preventiva" (il Manifesto), che rifiuta e stigmatizza "l'esibizione di trofei di sangue" (l'Unità), che non si fa fare fessa dalla fiaba dell'esportazione della democrazia. Era questo che volevano fare, ve lo ricordate? Volevano dare un paio di lezioni di civiltà, loro che se ne intendono. Alla prima ora, è toccato all'Afghanistan, perché forse si nascondeva lì quello che aveva tirato giù le Twin Towers. Alla seconda ora è toccato all'Iraq perché forse avevano la bomba atomica e forse avrebbero potuto guidare una coalizione di non democratici contro la democrazia americana. Alla terza ora chi sarà invaso e educato? La Corea? L'Iran? Sono aperte le scommesse.

Intanto, prima che suoni la campanella e il dottor Stranamore ci conceda un intervallo, vi prego spiegate ai vostri figli che non è vero niente. Che la democrazia è, innanzitutto, rispetto per gli altri esseri umani, tutti, anche se sono cattivi. Anche se sono morti.


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