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Unità-Pirati in classe

.09.2003 Pirati in classe di Marina Boscaino Non smettono veramente mai di stupirci. Non provano nemmeno ad atteggiare i propri comportamenti alla decenza. Si fingono delusi, persino indignati q...

04/09/2003
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l'Unità

.09.2003
Pirati in classe
di Marina Boscaino

Non smettono veramente mai di stupirci. Non provano nemmeno ad atteggiare i propri comportamenti alla decenza. Si fingono delusi, persino indignati quando metà della società civile e molto più della metà degli insegnanti italiani li accusano di distruggere la scuola pubblica; ma affogano delusione ed indignazione emanando decreti a sostegno della scuola privata.

Asciugano rapidamente le lacrime di coccodrillo strizzando l'occhio ancora umido alle scuole private, girandogli per decreto 90 milioni di euro in tre anni, destinati alle famiglie come parziale risarcimento delle spese sostenute per iscrivere un figlio in uno di quegli istituti. Al contributo potranno avere accesso tutte le famiglie che preferiranno l'istruzione privata, senza alcun limite di reddito.

Precisazione amaramente inutile, dal momento che non risulta che l'utenza di quelle scuole sia rappresentata da figli di operai né di disoccupati.

Perseguono con arroganza il loro progetto, noncuranti delle critiche e della situazione in cui versa la scuola pubblica italiana, che mai come in questo periodo - grazie anche al trattamento che il Governo le ha riservato da 2 anni e mezzo a questa parte - lamenta una tragica mancanza di risorse e di investimenti. Dopo le pagine che "L'Unità" ed altri quotidiani hanno dedicato alla condizione dei docenti italiani, ieri anche il "Corriere della Sera" ha iniziato il suo "Viaggio tra gli insegnanti", a puntate perché la storia e le vicissitudini sono lunghe.

Indubbiamente la drammatica situazione dei precari ha finalmente acceso l'attenzione su un mondo - quello della scuola - del quale per troppo tempo l'opinione pubblica è stata abituata a disinteressarsi, liquidandolo attraverso una serie di luoghi comuni che finalmente mostrano la propria inconsistenza. E loro - Moratti, Tremonti e i loro staff compiacenti - hanno saputo abilmente sfruttare questo disinteresse e la facile rappresentazione dei fatti che ne è scaturita.

Abbiamo assistito ad una recita a soggetto che è andata avanti per tutto questo tempo e che di fatto non ha scosso più di tanto la coscienza civile e la mobilitazione intorno al mondo della scuola: lei promette investimenti a favore della scuola pubblica, debordando negli spazi che l'informazione pubblica e privata le hanno concesso generosamente; l'altro la frena, la smentisce, le fa fare anche qualche figuraccia di troppo: i soldi per la scuola pubblica non ci sono, la riforma non può partire, i tagli previsti dalle Finanziarie - anno dopo anno - parlano chiaro. Il capo, il miliardario ridens, ride un po' meno; un po' sorride, un po' nicchia, un po' giura il suo sostegno alla ministro manager che però, dopo i fasti celebrati per la delega sulla riforma scolastica approvata in marzo ma sostanzialmente priva di contenuti, rimane a mani vuote. Ma non a bocca asciutta; perché continua a recitare cifre pompate sul numero di docenti che durante l'estate hanno sostenuto corsi di aggiornamento per insegnare inglese e informatica alle elementari; continua a bearsi del successo della sperimentazione della riforma, che di fatto è stata un flop clamoroso; continua a rassicurare tutti sulla condizione dei precari, sul tranquillo svolgimento dell'anno scolastico, sull'efficacia della riforma; nonostante le manifestazioni sotto Montecitorio e le classi (spesso malconce) strabordanti di alunni; nonostante, ancora, una riforma che è solo un contenitore vuoto, fatte salve le improvvide deliberazioni in merito all'anticipo, all'abbassamento dell'obbligo scolastico e ai percorsi differenziati tra istruzione e formazione professionale.

Questa recita ha avuto un suo non inaspettato colpo di scena con l'annuncio congiunto di Moratti e Tremonti che i soldi sono stati trovati: per la scuola privata. Non per i precari, non per la disastrata edilizia scolastica, non per il sostegno all'handicap, non per promuovere l'integrazione in una scuola nei fatti sempre più multietnica; e nemmeno per far partire dignitosamente e per tutti il tanto sbandierato insegnamento della lingua inglese.

La nostra Costituzione garantisce la libertà di scelta della scuola senza alcun onere per lo Stato. Da ieri l'onere esiste, sotto forma di "risarcimento" per chi ha deciso di non usufruire del sistema di istruzione che lo Stato mette gratuitamente a disposizione di ciascun cittadino. Questo provvedimento è uno dei tanti atti di pirateria politica di questo Governo; ma, insieme all'immissione in ruolo degli insegnanti di religione, è quello che manifesta in modo più spregiudicato il Moratti-pensiero: libero mercato e privilegi garantiti per gli amici degli amici attingendo alle casse dello Stato; favorire il privato affossando il pubblico.

È per questo che il problema va ben al di là dell'entità dello stanziamento del Governo: i 30 milioni di euro annui per tre anni daranno luogo ad un contributo pro capite di un'entità che dipenderà dal numero delle domande. È probabile dunque che se tutti i (300 mila circa) studenti delle scuole private chiederanno il rimborso, alle famiglie arriveranno delle briciole (circa 100 euro a studente). La cifra, dunque, appare irrisoria persino per l'inflessibile Tremonti che di scuola (pubblica), proprio, pare non volerne sapere. Quella della Moratti è dunque una vera battaglia di principio, volta da un lato a rafforzare il sostegno di Chiesa ed Udc; dall'altro ad affermare la volontà di aprire una fonte di finanziamento per la scuola privata per ora (ahilei!) contenuta, ma destinata (ahinoi!) ad aumentare.


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