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Unità-Parola d'ordine: accentrare

La riforma che tanto sta a cuore al ministro Moratti riconosce alle Regioni competenza esclusiva in materia di istruzione e formazione professionale. In nome della devolution, alcuni governatori del c...

03/09/2002
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l'Unità

La riforma che tanto sta a cuore al ministro Moratti riconosce alle Regioni competenza esclusiva in materia di istruzione e formazione professionale. In nome della devolution, alcuni governatori del centro-destra già rivendicano la gestione del personale docente. Ma per il momento, a viale Trastevere la parola d'ordine resta: accentrare. E, ovviamente, tagliare.
In virtù del decentramento, è toccato alle Regioni quest'anno fissare il calendario scolastico. La Sicilia, per esempio, ne ha approfittato per rimandare al 30 settembre l'inizio delle lezioni in polemica con il ministero, che ha lanciato sull'intera penisola la grana delle graduatorie per le supplenza. Briciole. A parte questa mal sopportata licenza, il ministero sembra non vedere di buon occhio altre forme di decentramento. E in attesa della devolution, frena sul passaggio di competenze e risorse che già da quest'anno dovrebbero essere trasferite dallo Stato alle Regioni, in virtù di un decreto emanato nel '#8216;98. Sotto c'è il tentativo di spostare al centro anche la partita che riguarda la chiusura e il dimensionamento delle scuole.

Con l'avvio di questo anno scolastico, infatti, dovrebbe entrare in vigore anche il decreto legge 112 che, datato '31 marzo 1998', assegna alle regioni nuove competenze e le risorse per attuarle. Il fondo per il supporto all'handicap, per esempio, o ancora più consistente quello per il contributo alle scuole private: da quest'anno, in virtù del 112, dovrebbe essere gestito direttamente dalle Regioni, anche se i gestori delle scuole private hanno mostrato più di una contrarietà. Ma in ballo c'è molto di più: l'intera programmazione dell'istruzione e della formazione professionale. Mentre, nello stesso decreto, si ribadisce, che, come già accade attualmente, "l'istituzione, l'aggregazione, la fusione e la soppressione di scuole" devono essere stabilite dalla Regione in base ai piani proposti dai Comuni e dalle Province. Insomma il 112 ribadisce che il ministero sulla chiusura o sull'accorpamento delle scuole ha le mani legate. E forse anche per questo non piace a viale Trastevere.

Non è forse un caso dunque che il ministero prenda tempo e rimandi l'attuazione di questo decreto legge, che sposta più di una partita dal centro agli enti locali. Comunque, è un dato di fatto che per il momento non sia stata avviata nessuna procedura di trasferimento di risorse e competenze. Né su questo punto sono mai state convocati i rappresentanti delle Regioni o degli enti locali interessati dal processo di decentramento.

In compenso il primo agosto scorso, il capo di gabinetto del ministro Moratti, si è preoccupato di scrivere alla Presidenza del Consiglio, al ministero della Funzione Pubblica e a quello delle Finanze, per un parere.

In sostanza, Dipace avanza l'ipotesi che dopo la riforma del titolo V, il 112 possa considerarsi lettera morta e che nell'attesa che venga attuata la riforma costituzione, tutto possa rimanere così come è. Che si tratti di un tentativo di temporeggiare è evidente. Tanto che Dipace, casomai dovesse non risultare convincente il primo, Dipace si affretta ad esporre un secondo argomento. Si tratta di una serie di artefatti conteggi, che sposterebbero la data di entrata in vigore del decreto al 2003. Insomma, il ministero prende tempo e preferisce mantenere al centro la barra del comando, magari proprio in vista di quei tagli preannunciati dalla lista nera delle duemila scuole giudicate fuori paramentro. (ma.ge.)


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