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Unità-No alla Moratti, l'Università si ferma per un giorno

No alla Moratti, l'Università si ferma per un giorno A Torino, per protesta contro la riforma, domani il rettore sospende tutte le attività di Tonino Cassarà "CARI COLLEGHI, a segu...

09/10/2005
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l'Unità

No alla Moratti, l'Università si ferma per un giorno

A Torino, per protesta contro la riforma, domani il rettore sospende tutte le attività

di Tonino Cassarà

"CARI COLLEGHI, a seguito della proclamazione da parte delle associazioni sindacali di categoria di una settimana di mobilitazione nazionale, dal 10 al 15 ottobre, per la gravissima e improvvisa decisione del governo di procedere nell'approvazione del Ddl Moratti, si dispone la sospensione dell'attività didattica per l'intera giornata di lunedì 10 ottobre". L'università di Torino non ci sta proprio a piegarsi al Decreto Moratti e così il Magnifico Rettore, Professor Ezio Polizzetti ha ritenuto opportuno bloccare ogni genere di attività didattica "per consentire la massima partecipazione degli studenti e dei docenti all'assemblea plenaria, indetta dal Coordinamento dei ricercatori dell'Università e del Politecnico e dal Coordinamento studentesco No-Moratti, che si terrà nell'Aula 1 a Palazzo Nuovo alle ore 10". Per il Preside della facoltà di Giurisprudenza, Mario Dogliani, si tratta "di un fatto estremamente positivo che l'Università di Torino apra una discussione approfondita su un problema ampiamente condiviso, mi risulta infatti che anche il Politecnico abbia operato una scelta analoga. Ciò significa che oltre alla sostanza del Ddl Moratti anche il metodo ha creato notevoli perplessità: la tecnica dei maxiemendamenti è estremamente criticabile". Difatti il metodo usato dal governo è stato un'ulteriore ferita che i precari delle Università hanno digerito mal volentieri. "A seguito dello sconcerto che ho provato dopo l'approvazione del ddl al Senato senza discussione e con la fiducia posta dal governo - dice Giorgio Faraggiana ricercatore al Politecnico di Torino - penso che sia comunque giusto non cedere a questa violenza e sia necessario ribadire che non sono stati presi in nessuna considerazione i punti della riforma richiesti dalle assemblee che si tengono in tutta Italia da più di un anno e mezzo. Mi riferisco agli annosi problemi che affliggono il sistema universitario nazionale, quali: l'irrisolta questione dello stato giuridico dei ricercatori; il finanziamento della ricerca; l'eccesso del precariato che penalizza le nuove generazioni. Ritengo molto significativo che i rettori e i presidi insieme agli organi accademici degli atenei torinesi abbiano accolto l'appello delle associazioni nazionali e delle organizzazioni sindacali". Secondo Liborio Termine, Preside della Facoltà di Lingue, la decisione del Rettore "dimostra una rara sensibilità nell'interpretazione del sentimento comune del corpo docenti. Dico comune perché probabilmente esiste una frangia minoritaria a cui forse la riforma Moratti piace, ma sono certo si tratti di una esigua minoranza".
"Ho ritenuto che in un momento così critico - dice il Rettore Pelizzetti - non solo per il Ddl Moratti, ma anche per la finanziaria che prevede tagli non solo sul fondo di finanziamento ordinario, ma anche sull'edilizia che mettono in difficoltà il piano di sviluppo, fosse necessario dare un chiaro segnale di disappunto verso decisioni che non giovano certo all'Università a al Paese. Le soluzioni proposte non risolvono affatto il problema del riconoscimento della figura dei ricercatori, di fatto i concorsi vengono bloccati. A me - continua Pelizzetti - spiace questo disinteressamento verso ciò che può e deve significare il rilancio dell'Università. Forse - è la conclusione del Rettore - qualcuno non riesce a capire che su questo discorso si gioca il futuro del nostro paese. È chiaro che di fronte a questa situazione non si può non reagire".


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