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Unità-La Moratti alla Camera racconta una scuola che non c'è

La Moratti alla Camera racconta una scuola che non c'è di red. Che la situazione della scuola sia una "situazione grave" non è agli occhi del ministro Letizia Moratti cosa vera. Che la politica...

04/11/2004
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l'Unità

La Moratti alla Camera racconta una scuola che non c'è
di red.

Che la situazione della scuola sia una "situazione grave" non è agli occhi del ministro Letizia Moratti cosa vera. Che la politica del governo abbia prodotto "170mila precari solo in questo anno scolastico" a lei non risulta. Eppure sono questi i fatti denunciati da Titti De Simone (Prc) durante il question time che si è svolto mercoledì pomeriggio alla Camera. Il ministro nega e replica: "Questo governo ha diminuito del 30% il precariato storico ereditato dal passato: sono 77mila le nuove assunzioni fatte dall'estate 2001 all'estate 2004". E non ha importanza che, secondo quanto affermato dalla De Simone non vi sia alcuna traccia del piano triennale delle assunzioni, per la Moratti la cosa per quanto innegabile, non può essere imputata al suo lavoro, anzi: il ministro scarica il barile e precisa che "la sua approvazione è subordinata alla copertura degli oneri da parte della Legge finanziaria".

Ma la diversità di vedute sulla condizione in cui versa la scuola italiana si fa sempre più interessante se si scende nei particolari. Un esempio: riguardo le procedure di accredito dei pagamenti per i professori incaricati e supplenti, sulle quali Titti De Simone chiedeva dettagli, il ministro ha assicurato il completamento per quelli relativi all'anno in corso e ha giustificato eventuali ritardi facendo riferimento a "tempi tecnici necessari, comunque inferiori a quelli dei governi precedenti". Per non parlare della questione del sovraffolamento scolastico che la De Simone ha definito "drammatico" e che per il ministero è invece rispondente a una "sostanziale stabilità delle presenze nella scuola primaria, un rilevante decremento di iscritti nella scuola secondaria compensato da un aumento pressochè corrispondente di iscritti alla scuola secondaria di secondo grado". A quanto pare secondo il ministro non ci sarebbe variazione nella popolazione scolastica. Ma non è così, tanto che la stessa Moratti contraddicendosi deve poi ammettere: "L'incremento della popolazione scolastica è dovuto a diverse ragioni tra le quali l'anticipo dei termini per le iscrizioni, la lotta contro la dispersione scolastica che è diminuita di due punti percentuali (70 mila ragazzi sono rientrati nel sistema scolastico grazie alla nuova politica del ministero), l'aumento degli iscritti tra gli immigrati". Guai però a parlare di affollamento perché le "variazioni della popolazione scolastica sarebbero state soddisfatte comunque con "aumenti di posti".
A sentire il ministro la scuola va dunque a gonfie vele: niente precari, niente classi affollate, e seppure mancano i docenti di ruolo, non è colpa della sua riforma. Questo lo stato delle cose a detta del ministro, ma a smentirlo è proprio il mondo della scuola che continua a mibilitarsi contro i provvedimenti di Donna Letizia. Giusto per fare un altro esempio a questo proposito, i ricercatori degli atenei italiani saranno impegnati tra l'8 e 13 novembre in una serie di manifestazioni locali e a livello nazionale contro il disegno di legge sullo stato giuridico dei docenti messo a punto da Letizia Moratti. Oltre alle già sperimentate lezioni in piazza, il 'clou' della mobilitazione si annuncia per l'11 novembre, giorno in cui i ricercatori si riuniranno in una manifestazione nazionale, che, come afferma il coordinatore Marco Merafina, potrebbe protrarsi addirittura fino al giorno successivo, con un sit-in notturno a piazza Mastai a Roma.

In merito al disegno di legge, i ricercatori si dicono perplessi dalle parole del ministro Moratti, che vede il ddl in via di approvazione. "Non è possibile volere approvare un disegno ad ogni costo - dice Marco Merafina - nonostante l'ampio dissenso manifestato da parte di ricercatori, docenti, studenti e dalla Crui. Non credo sia stato un buon segno da parte del ministro dire queste cose prima di un nostro incontro con il governo". Merafina, infatti, ritiene possibile che i rappresentanti del coordinamento nazionale dei ricercatori vengano ricevuti al ministero dopo la settimana di mobilitazione. Insomma per loro le cose non vanno poi così bene come il ministro vorrebbe far credere.


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