FLC CGIL
Contratto Istruzione e ricerca, filo diretto

https://www.flcgil.it/@3775099
Home » Rassegna stampa » Rassegna stampa nazionale » Unità-L'anonima alleanza

Unità-L'anonima alleanza

L'anonima alleanza di Furio Colombo Verso sera - ora italiana - veniamo a sapere che l'Italia è nella lista della "coalizione volontaria" di Paesi che sostengono la guerra di George W. Bush cont...

19/03/2003
Decrease text size Increase text size
l'Unità

L'anonima alleanza
di Furio Colombo

Verso sera - ora italiana - veniamo a sapere che l'Italia è nella lista della "coalizione volontaria" di Paesi che sostengono la guerra di George W. Bush contro l'Iraq.
Siamo in compagnia di Etiopia, Uzbekistan, Salvador, Lettonia, Georgia, (tra gli altri) oltre che Regno Unito e Spagna. Ma anche di altri quindici Paesi che, caso senza precedenti nelle relazioni internazionali, "vogliono rimanere anonimi".
È una dichiarazione interessante perché suscita qualche dubbio sulla qualità di vita democratica di quei Paesi. È evidente che in ciascuno di essi il governo ha detto sì, ma parlamenti e cittadini non ne sanno nulla.

È il caso italiano, ed è a cominciare da questo punto - che viene prima ancora del rapporto fra guerra e Costituzione - che il presidente della Repubblica Ciampi si trova a dover chiedere ragione al presidente del Consiglio Berlusconi.

Ed è su questo punto, infatti, che due presidenti emeriti della Repubblica, Cossiga e Scalfaro hanno levato ieri energicamente la voce per chiedere che si chiarisca lo strano intrigo.

In questa tormentata vigilia di guerra, la eventualità di un patto segreto, di un arruolamento fra gli anonimi partecipanti alla Coalizione di guerra, non riguarda gli Stati Uniti e il loro governo. Riguarda l'Italia.

In questo nostro Paese il presidente del Consiglio, il suo vice Fini, il ministro degli Esteri, diversi sottosegretari, parlamentari e portavoce che hanno parlato a nome del governo, hanno sistematicamente sviato, depistato, nascosto, mentito.
Lo si rileva dal fatto che nessuna dichiarazione, non solo di giorno in giorno, ma neppure nelle stesse ore, coincide con l'altra.

Da un lato c'è una sequenza di contraddizioni: il voto delle Camere non ci sarà, non c'è bisogno di alcun voto. Il voto ci sarà ma dopo la decisione del Consiglio di Sicurezza. Parleremo alle Camere quando ci sarà qualcosa da dire. L'impegno non c'è, anzi l'impegno è automatico, non siamo forse alleati? E si affermava la "piena coerenza " del governo italiano, in mezzo a un mare di contraddizioni e di negazioni. Dall'altro il presidente del Consiglio taceva. Taceva al punto da far pensare o a un clamoroso ripensamento o a un coraggioso annuncio.

Durante il lungo periodo di contraddizioni dei ministri e portavoce, di silenzio del primo ministro, accadevano alcuni importanti fatti internazionali: un progressivo, netto, quotidiano accostarsi di più alla guerra, sia con dichiarazioni, sia con dispiegamenti di forze militari, del governo americano.

Il formarsi di una aggregazione di punta, Stati Uniti, Inghilterra, Spagna, che si proponeva come guida della coalizione.

Il contrapporsi sempre più duro di pareri opposti e diversi nel Consiglio di Sicurezza dell'Onu. La spaccatura dell'Europa, dopo che Inghilterra e Spagna si erano schierati con gli Usa. La posizione sempre più netta e drammatica del Papa contro la guerra, in termini mai prima così inequivocabili e rigorosi. Una mobilitazione senza precedenti dell'opinione pubblica del mondo - a cominciare dagli Stati Uniti - contro la guerra, mostrando una diffusissima estraneità, lontananza, ostilità verso il progetto di guerra di Bush. La determinazione di molti - detta nettamente ai quattro angoli del pianeta - di non riconoscere la guerra all'Iraq come la continuazione della guerra al terrorismo.
E intanto si era formato il progetto di spingere Saddam all'esilio come modo di portare una forma di vita democratica controllata dall'Onu in Iraq, saltando il terribile e incalcolabile passaggio della guerra (la proposta Pannella-Bonino).

Punto per punto, momento per momento, un normale governo di tipo democratico, responsabile di fronte al Paese e titolare della reputazione del Paese nel mondo, avrebbe potuto e dovuto prendere posizione cercando di volta in volta il consenso necessario, e spiegando di volta in volta le proprie ragioni.

Invece c'è stata una lunga scivolata, facilitata dai giornali e dalle Tv, che anche a causa del noto e clamoroso conflitto di interessi, circondano e scortano il primo ministro, fra argomenti di umore (Saddam è odioso, gli Stati Uniti sono civili e democratici), dichiarazioni affettive (siamo amici), richiami a situazioni tecniche (siamo membri della Nato) e affermazioni di omaggio alle Nazioni Unite ("naturalmente agiremo solo nell'ambito dell'Onu").

Ora, proprio di questo il presidente della Repubblica si è trovato a chiedere conto al governo subito prima che il governo si trovi ad affrontare (con che faccia?) il confronto finora negato alle Camere. Di che cosa stiamo parlando: di amicizia, di feelings, di stati d'animo, che sono legittimi ma infinitamente aperti alla discussione e alla valutazione soggettiva (tenendo presente anche la profonda divisione sul tema della guerra all'Iraq come continuazione della lotta al terrorismo che segna l'opinione pubblica e politica americana?). Oppure della esigenza tecnica e giuridica di rispettare i trattati, che ci vincolerebbero comunque anche senza il voto delle Camere?
Se l'impegno era, come è stato detto infinite volte, di agire nell'ambito dell'Onu, come fare adesso che l'intera vicenda si è sottratta al voto e al controllo delle Nazioni Unite?

Per Berlusconi, c'è da immaginare, non deve essere stato facile rendere conto a Ciampi. Perché tutto quello che accade non rientra nei legami tecnici di alcun trattato (basta vedere l'elenco dei Paesi che formano la "coalizione" della guerra e che sono una associazione del tutto nuova e, come dire, extraparlamentare, perché nessun Parlamento l'ha mai approvata). Non c'entra con la Nato che non interviene in Iraq. E da quando Stati Uniti e Inghilterra hanno ritirato la loro mozione (che non aveva voti) dal giudizio del Consiglio di Sicurezza, siamo nettamente, vistosamente fuori dalla cornice sia pure formale, delle Nazioni Unite.

Ma noi sappiamo che il Dipartimento di Stato non ha né voglia né ragioni per mentire quando dice che l'Italia è parte della "Coalition of the willing" che sosterrà, partecipando in vario modo e a vario titolo, all'attacco all'Iraq. Noi sappiamo che è tradizione di quel Paese dire in pubblico le cose come sono. Noi dunque sappiamo che è vero: la Costituzione italiana è stata violata, come ha temuto Ciampi e come hanno detto ieri Cossiga e Scalfaro.

È stato violato l'Articolo 11 che sancisce per l'Italia l'impossibilità di usare lo strumento della guerra. È stato violato l'intero impianto che limita i poteri di un governo democratico, obbligandolo a sottoporre tutte le sue decisioni e anche orientamenti internazionali al voto della Camera e del Senato. Soprattutto se si tratta di pace e di guerra.

L'Italia ha appreso direttamente dal Dipartimento di Stato, martedì 18 marzo, che Silvio Berlusconi, senza voto e senza potere per farlo, l'ha iscritta nella coalizione che sostiene la guerra.

Gli Stati Uniti apprendono oggi che Silvio Berlusconi ha mentito, che ha detto ciò che non poteva dire, promesso ciò che non poteva promettere, ha preso impegni ai quali non era autorizzato, e che sono anzi avversati dalla stragrande maggioranza dell'opinione pubblica del suo Paese e anche dei suoi elettori.

Ora, come hanno detto giustamente due ex capi dello Stato, in Italia si dovranno trarre tutte le conseguenze costituzionali di ciò che è accaduto. E si dovrà avvertire di un simile comportamento (dire "sì" agli alleati e negare di aver detto quel "sì" al proprio Paese) il resto del mondo.

È imbarazzante, ce ne rendiamo conto. È anche vergognoso. Ma è accaduto ed è bene che si sappia. Le istituzioni di un grande Paese democratico esistono per questo. E per questo oggi si riunisce finalmente il Parlamento. Per bloccare un grave abuso di potere.


La nostra rivista online

Servizi e comunicazioni

Seguici su facebook
Rivista mensile Edizioni Conoscenza
Rivista Articolo 33

I più letti

Filo diretto sul contratto
Filo diretto rinnovo contratto di lavoro
Ora e sempre esperienza!
Servizi assicurativi per iscritti e RSU
Servizi assicurativi iscritti FLC CGIL