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Unità: Il PD dà battaglia in aula. Berlusconi: ragazzi usati

Pd e Idv fanno l’ostruzionismo. Anche l’Udc contro il decreto. Bagarre in aula, contestato Schifani, l’Idv innalza dei cartelli. Finocchiaro: «Il presidente ci ha delusi». E Gasparri annuncia: noi difendiamo la scuola pubblica.

29/10/2008
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l'Unità

Il decreto Gelmini si avvia al rush finale, e in Senato l’atmosfera si surriscalda. Ieri il Pd ha avuto il suo battesimo con l’ostruzionismo, spalleggiato dall’Italia dei Valori. L’opposizione ha dato battaglia, regolamento alla mano, per allungare i tempi della discussione. Interventi a ripetizione sui temi più disparati, lunghi applausi, richieste di intervento per dichiarazioni di voto sugli emendamenti che il presidente Schifani ha respinto. «Dobbiamo rispettare i tempi, c’è stato un accordo unanime», ha detto a più riprese, a tratti imbarazzato, costretto a richiamare i «precedenti del mio illustre predecessore Marini». Ogni tanto riusciva a far partire qualche rapidissima votazione, il tempo di annunciarla che era già chiusa. E via un’altra. Proteste.

L’opposizione ha strappato una piccola vittoria a inizio seduta, quando è mancato il numero legale per via dei pochi parlamentari del centrodestra in Aula. Seduta sospesa, poi Anna Finocchiaro ha chiesto il ritiro del decreto Gelmini, seguita dai capogruppo dell’Idv e dell’Udc. «Sospendete l’esame del decreto, tornate a parlare con l’Italia», ha detto. L’Idv con Belisario ha accusato la maggioranza di «incivile arroganza», a un certo punto ha ricordato anche la marcia su Roma, era sempre un 28 ottobre. Il capo dei senatori Pdl Gasparri ha risposto che «la maggioranza degli italiani e degli studenti è a favore di questa riforma». «Noi siamo qui per difendere la scuola pubblica», ha aggiunto, salvo poi confidare ai microfoni: «Io stasera non potrei uscire da qui e andare a casa mia come sempre: non c’è tolleranza, è una piazza stalinista». A un certo punti quelli dell’Idv alzano dei cartelli, «la chiamate istruzione, ma create distruzione», i commessi li fanno subito sparire. Il Pd insiste per avere più tempo, Schifani fa muro, la Finocchiaro si dice «delusa» dal presidente: «Nella scorsa legislatura volavano i regolamenti, da noi mai una mancanza di rispetto, mi chiedo se ne valeva la pena...». Schifani tenta di far ripartire le votazioni, i senatori Pd gridano «Vergogna, vergogna». Seduta sospesa. Si riunisce la capogruppo, si decide di portare avanti la discussione fino alle 22 invece delle 20. E la maggioranza ha sempre in tasca la carta della fiducia. La seduta riparte, Finocchiaro si scusa per le «intemperanze»: «Ma il palazzo deve ascoltare la protesta, non è un bunker dove i burocrati prendono le decisioni». Schifani accetta le scuse, «i diritti delle opposizioni sono sacri». In aula la Gelmini è gelida, non si scompone. Berlusconi intanto accusa: «La riforma è sacrosanta, indigna che si usino inconsapevoli ragazzi raccontando loro delle frottole per fare lotta politica». «A mentire è lui», replica la capogruppo Pd. Stamattina alle 9 il voto finale: il Pd leggerà una lettera degli studenti del liceo Orazio di Roma. Tra i democratici c’è, come Vincenzo Vita, festeggia il clima da barricata. Mentre Fabrizio Morri è un po’ perplesso e sussurra a Giorgio Tonini: «Non stiamo diventando troppo dipietristi?».

ANDREA CARUGATI

ROMA

acarugati@unita.it


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