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Unità-I sindacati uniti rompono col governo. No ai contratti pubblici con l'inflazione all'1,4

sindacati uniti rompono col governo. No ai contratti pubblici con l'inflazione all'1,4 di red. Comincia malissimo la trattativa tra governo e sindacati per il rinnovo del contratto sul pubblico i...

03/09/2002
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l'Unità

sindacati uniti rompono col governo. No ai contratti pubblici con l'inflazione all'1,4
di red.

Comincia malissimo la trattativa tra governo e sindacati per il rinnovo del contratto sul pubblico impiego. Al centro del contendere, circa 280mila contratti pubblici, per i quali si stanno confrontando sindacati e l'Aran, l'Agenzia per la contrattazione pubblica, istituita dal governo Berlusconi. In agenda la revisione del tasso di inflazione programmata, 1,4%, previsto per il 2003 ed il recupero, sul salario, del differenziale tra quella programmata e quella reale per il 2002. Cgil, Cisl e Uil, compatti, ma anche Ugl, Confsal e Flp, non hanno in sostanza lasciato margini a manovre diverse: "O si rivede la stima sull'inflazione dell'1,4% prevista dal governo per il prossimo anno o la trattiva non andrà avanti", e si partirà con iniziative di lotta.

Per Cgil, Cisl, Uil e sindacati autonomi, infatti la stima dell'1,4 per cento è irrealistica e tutti insistono sulla necessità di rivedere all'insù le stime sull'inflazione programmata oltre che anticipare il recupero dello scarto tra inflazione programmata e reale per il 2002. Si parla già di uno sciopero generale. "Se non ci saranno correttivi e se il governo non recepisse le nostre richieste '#8211; ha detto il Segretario confederale Cgill, Gianpaolo Patta - proporremo iniziative di lotta a Cisl e Uil". L'Aran, incalza il Segretario confederale Uil, Antonio Foccillo "ha riconfermato il mandato del governo e se il governo non è disponibile a modifiche c'è poco margine per andare avanti". Ne è convinto anche il Segretario nazionale della Fp Cisl, Nino di Maio: " Il governo '#8211; ha detto '#8211; deve essere coerente con se stesso: quando blocca le tariffe riconosce che c'è un problema inflazione quindi ci deve essere un'iniziativa anche sui contratti, prevedendo, ad esempio, nel caso di uno scostamento tra inflazione programmata e reale superiore allo 0,5 punti percentuali un adeguamento entro l'anno invece che al termine del biennio, altrimenti non escludiamo nessun tipo di iniziativa di lotta, neppure lo sciopero generale". La prossima finanziaria, stima il segretario generale Fp Cgil, Laimer Armuzzi, dovrebbe stanziare "800 milioni di euro in più", rispetto ai 700 previsti dall'accordo di febbraio per i 3 milioni di dipendenti pubblici, per consentire il recupero di mezzo punto di scarto tra inflazione programmata e reale per il 2002 e mezzo punto in più sull'inflazione programmata all'1,4% per il 2003.

Ad oggi effettivamente l'inflazione si trova al 2,3 per cento e sarebbe impensabile stipulare contratti prevedendo, per il 2003, un'inflazione all'1,4. Ciò andrebbe a discapito del potere di acquisto dei salari dei dipendenti pubblici. Basti pensare che la Ue ha proposto una stima dell'inflazione all'1,9 per cento per il 2003.

L'Aran dal canto suo ha ribadito come la trattativa debba restare nei binari tracciati dall'accordo del febbraio scorso e ha rinviato la palla al governo per quel che riguarda la correzione delle stime dell'inflazione. Un nuovo round, tra sindacati e Aran, è atteso in tempi brevi ha già fatto capire la sua intenzione a non modificare gli accordi di febbraio. Il governo ribadisce il no alla richiesta dei sindacati di rivedere l'inflazione programmata all'1,4% per il 2003. La posizione negativa del governo, ha spiegato in una nota il sottosegretario alla funzione pubblica, Learco Saporito, "è in linea con l'accordo di luglio '93 e con la politica dei redditi". È dunque "intenzione del governo di mantenere gli impegni sottoscritti nell'accordo del 4 febbraio".


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